Palazzo Madama e Casaforte degli Acaja è un complesso architettonico e storico situato nella centrale
piazza Castello a
Torino. È
patrimonio mondiale dell'umanità UNESCO come parte del sito seriale
Residenze Sabaude. Nel palazzo ha sede il
Museo Civico d'Arte Antica di Torino. Si tratta di un connubio di duemila anni di
storia del Piemonte: eretto dai romani in qualità di porta cittadina, Porta Decumana, per il lato esposto verso il
fiume Po, l'edificio divenne prima sistema difensivo, quindi palazzo vero e proprio, simbolo del potere che tenne Torino fino al
XVI secolo, quando venne preferito l'attuale
Palazzo Reale come sede dei duca di Savoia. Abbellito notevolmente sotto la reggenza, nel secolo successivo, delle due Madame Reali (da qui il nome), il vecchio castello medioevale venne riqualificato grazie all'opera del primo architetto di
Casa Savoia,
Filippo Juvarra: sua è la grande facciata, che domina la piazza che proprio dal Palazzo Madama prende il nome. Da porta romana a casa-forte Sito nel cuore di Torino, in quello che doveva essere il castrum romano (ovvero il centro geografico della città), Palazzo Madama sorge su quella che, al tempo dell'
antica Roma, era chiamata Porta Decumana. L'unica porta romana di Torino attualmente visibile si trova in Piazza Cesare Augusto, dove s'ergono le
Porte Palatine; ma, se la Porta Marmorea venne smontata nel
1660 e la Porta Pretoria andò incontro ad un lento degrado fino all'epoca napoleonica, la Porta Decumana ebbe vita diversa, venendo inglobata via via nel castello che vi stava sorgendo. Agli inizi del
I secolo, qui si aveva la via d'accesso alla città dal lato del Po, che andava, per la sua strategica posizione, difeso accuratamente: dopo la caduta dell'
Impero Romano, la porta venne trasformata in un fortilizio, atto alla difesa cittadina, vista l'ovvia importanza di tale via di comunicazione, anche se mantenne l'originaria funzione di varco con l'apertura nell'antico muro romano della porta Fibellona. Questa primitiva fortificazione passò ai
marchesi di Monferrato nel
XIII secolo, e questo fu il luogo dove, con buona probabilità, venne siglato il trattato tra
Guglielmo VII del Monferrato e
Tommaso III di Savoia che prevedeva la liberazione del primo e la cessione di Torino dagli
Aleramici ai Savoia. Era il
1280. Passano i secoli e la fortificazione di Porta Decumana passò in proprietà dei
Savoia-Acaja (ramo cadetto dei
Savoia) che nella prima metà del XIV secolo lo ingrandiscono a
castello: ciò avvenne per naturale discendenza dinastica, da Tommaso III a
Filippo I, principe di Savoia e signore di Acaja, che da allora esercitò su Torino potere effettivo, facendo di questa casa-forte il suo centro del potere. Un secolo dopo è sempre un
Acaja,
Lodovico, a rimaneggiare il castello, facendogli assumere la forma
quadrata con
corte e
portico, quattro torri
cilindriche angolari, ancora oggi in parte riconoscibile su tre lati. L'estinzione del ramo d'
Acaja vide il castello diventare una residenza per gli ospiti dei Savoia.
Residenza secondaria Sia per la lontananza dalla vera capitale della contea e del ducato,
Chambéry, sia per la sua posizione marginale anche nei dominî piemontesi, il Castello degli Acaja ebbe un ruolo di secondaria importanza nel succedersi degli anni tra il
XV e il
XVI secolo. Designato quale residenza temporanea del duca, nel corso dei suoi viaggi a Torino, fu alloggiato prevalentemente dagli ospiti di Casa Savoia: tra di essi, spicca la figura di
Carlo VIII di Francia, che qui ebbe dimora il 4 settembre
1494, in occasione della sua discesa verso il
Regno di Napoli. Vi scelse poi dimora stabile la reggente
Bianca di Monferrato, moglie di
Carlo I di Savoia, durante il periodo di residenza torinese in occasione della minore età dell'unico figlio avuto dal marito,
Carlo Giovanni Amedeo, morto poi prematuramente. Quando Carlo VIII giunse a Torino, Bianca, che allora abitava le stanze del palazzo, cedette i suoi appartamenti al re di Francia, ritirandosi nelle sale del palazzo vescovile (era allora vescovo
Domenico della Rovere ): nel
1497, al fine di rendere più agevoli gli spostamenti con il futuro Palazzo reale, venne creato un collegamento tra i due edificî, tramite una galleria, oggi scomparsa.
Corte dei Savoia Fu abitato per breve periodo da
Emanuele Filiberto di Savoia, che ne voleva fare la residenza dei duchi dopo aver spostato la capitale da Chambéry a Torino. Ritenendo però il futuro
Palazzo Reale più idoneo alla sua figura, riportò il Palazzo Madama alla sua vecchia funzione di edificio per gli ospiti. Dal
1578, comunque, (in occasione di matrimoni importanti o di festività solenni) i Savoia esposero da Palazzo Madama il
Sacro Linteo. Sede di membri della famiglia reale, non del diretto ramo dinastico, fu anche sede di spettacoli e di rappresentazioni, atti a celebrare grandi eventi quali, ad esempio, matrimonî: è il caso delle feste per le nozze di
Carlo Emanuele I di Savoia, nel
1585, quando venne messo in scena
Il pastor fido di
Giovanni Battista Guarini. L'anno
1637 è una pietra miliare nella storia di Palazzo Madama: la reggente del duca
Carlo Emanuele II di Savoia,
Maria Cristina di Borbone-Francia, volendo sottrarsi all'aria pesante della corte, lo elegge come sua residenza. Non appena insediata, commissiona importanti lavori ristrutturali, come la copertura della corte (che ancora oggi si eleva un piano al di sopra del resto della costruzione) e l'ammodernamento degli appartamenti interni. Sessant'anni più tardi, un'altra donna forte di casa Savoia,
Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours (reggente di
Vittorio Amedeo II di Savoia) abiterà questo palazzo e a lei si deve l'aspetto attuale e parte del nome del palazzo stesso, sede delle reggenze di due "Madame Reali". Le tracce dell'antico castello medioevale dovevano venir cancellate o, almeno, nascoste: così, per esempio, viene rimosso l'antico ponte levatoio, ancora presente fino al
1686, dal lato ovest. Vennero chiamati ai lavori di restauro
Carlo ed
Amedeo di Castellamonte, assieme al pittore
Guglielmo Caccia.
Filippo Juvarra progetta per la reggente un magnifico palazzo
barocco in pietra bianca. Il progetto però non fu mai concluso - come capitò spesso nella storia dei palazzi dei Savoia - e dopo il completamento dell'
avancorpo nel
1721 non si fece altro. L'interno contrappone invece una leggerezza quasi
arcadica data soprattutto dalla luce che penetra dai tre lati finestrati e presenta quattro colonne centrali che sorreggono la volta della scala monumentale che porta al piano superiore. I finestroni, oltre a dare grande luminosità allo scalone d'ingresso, permettevano al popolo antistante al palazzo di partecipare visivamente alle grandi feste barocche. La maschera barocca che non nasconde l'antico castello medioevale ma gli dona importanza e ufficialità, quale simbolo di potere. Il ritorno dei Savoia, a Torino e nel Piemonte, permise una nuova vita al palazzo: sede dei Comandi Militari, il luogo venne adibito ad osservatorio astronomico dal
1822, e ancora per gran parte del secolo si poté osservare, sulla sommità dell'edificio, una curiosa cupoletta per le osservazioni scientifiche: essa venne poi spostata in collina successivamente.
Carlo Alberto riconsiderò l'edificio, facendolo sede della Pinacoteca Regia (poi Museo Civico) e successivamente del
Senato Subalpino e quindi della
Corte di Cassazione: il senato, venne inaugurato l'8 maggio
1848, mentre il re era in guerra contro l'Austria; l'ultima seduta è datata 9 dicembre
1864. L'aula, fino al
1927 ancora integra, venne poi demolita a seguito di lavori interni all'edificio.
Verso la fine di quel secolo inizia l'interesse per la storia del Palazzo, scavando le fondamenta e ritrovando tracce nelle architetture di costruzioni e versioni precedenti. Diventato sede del
Museo Civico d'Arte Antica nel
1934, il castello ha visto nel corso del
Novecento lo svolgersi di numerosi restauri e ripristini, che si sono conclusi alla fine del
2006 restituendo alla città un importante documento dei duemila anni della sua storia. Dal 2007 il museo ospita importanti opere d'arte (sculture antiche, una pinacoteca ed una vasta raccolta di porcellane). Nel 2010 la facciata è stata oggetto di un impegnativo restauro della facciata juvarriana, mentre i giardini attorno alla casaforte sono stati riorganizzati ospitando specie botaniche risalenti al periodo medievale. Inoltre, grazie ad un finanziamento della
Fondazione CRT, si è provveduto al recupero della
Sala del Senato Subalpino,.