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Il mistero dei pensionati ( capitolo nono )


          
 Giunsi dalle parti di Mullen drive verso sera , le luci dei viali illuminavano le strade del  quartiere. E’  zona con numerosi locali notturni, e per chi voleva spendere soldi c’erano annesse  alcune bische . Posai la macchina a un paio di isolati dal numero 93 e mi avviai a piedi. La gente veniva e andava senza badare al sottoscritto, solo una pupa niente male mi domandò se fossi libero per farle da cavaliere.                               
Una biondina di nome Veronica , per il cognome disse di guardare il lago e lo avrei capito da solo. Intelligente la donna, non voleva compromettersi più di tanto : “ Dovrei fare una visita a un mio amico, ma posso sempre rimandare . Vada per il cavaliere, a un patto però ..” “ Dimmi “ la voce era sensuale come lo era lei, pensai al mio amico commissario chiuso in quell’ufficio. “ Passiamo un attimo davanti al numero 93 , poi andiamo a divertirci “ . “ D’accordo , per me è uguale basta che dopo andiamo da Priscilla “. Ci avviammo  con il suo braccio  che appoggiava sul mio, il profumo che aveva messo aveva stecchito già due cocorite e tre colombi .          
Arrivammo al numero 93, una villa con tanto di giardino e  cancellata in ferro massiccio color oro puro, nessuna targhetta stava ad indicare il proprietario . Le mura non erano alte, facile da scalare per poi ritrovarsi all’interno del giardino . “ Tesoro  , i casi sono due, o sei uno sbirro o hai intenzione di comprarti la villa “ domandò la splendida Veronica. “ Nessuno dei due “ risposi. Avevo deciso di venire di nuovo qui dopo aver accontentato la signora. Arrivammo  dopo una passeggiata di due chilometri e mezzo. Quando servono i taxi non li trovi mai, i piedi mi facevamo male come la schiena e le braccia. La signora non se la sentiva di camminare tanto, così ho dovuto portarmela a peso fino a quel dannato locale.                  
 “ Priscilla ,  la Regina del tuo divertimento “  , recitava l’insegna. Un usciere era all’ingresso. Una fila di gente si accalcava per entrare, notai che la signora in mia compagnia era piuttosto conosciuta da quelle parti. In un attimo eravamo dentro il locale e in men che non si dica eravamo    seduti a un tavolino ,  mentre l’orchestra iniziava un jive. Dopo aver ordinato due scotch con ghiaccio e cercato di parlare in quel frastuono assordante  , decidemmo di lanciarci nella mischia di chi ballava. ( Continua )