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Il mistero dei pensionati ( capitolo diciasettesimo )


    Arrivai in breve tempo al Cimitero Generale, ma soprattutto arrivai integro. L’autista che disse di chiamarsi Lauda correva come un dannato, facendo la gincana in mezzo alle altre vetture, e rischiando parecchie volte di andare a sbattere contro i muri degli edifici. Quando scesi dal taxi ero bianco come un lenzuolo e a malapena riuscivo a spiaccicare una parola, feci un giuramento seduta stante  : mai più in vita mia prenderò una di queste trappole mortali.                                  
Detto questo mi avviai verso l’entrata del Cimitero, una targhetta indicava dove si trovava il custode. Suonai  e dopo un po’ si presentò. Era piccolo , con un faccione ovale, due occhi enormi , disse di chiamarsi Lorre, Pietro Lorre. Gli spiegai chi ero e chi stavo cercando.                         
“ Si , conosco quel tizio, si crede un Conte di non so cosa, ma è uno squattrinato che vive in una cripta presa a insaputa del titolare, sa quest’ultimo è morto quindi non può protestare “ detta questa battuta iniziò a ridere. “ Segua quel viale alberato e vada fino in fondo , là troverà la cripta Madison , entri e troverà il tizio . Non si spaventi ma è un tantino matto, dorme in una bara “ detto questo il custode rientrò nel suo bel ufficio.   
Attraversai il viale alberato, c’era una pace che riempiva il cuore. Arrivai al fondo del viale e vidi la Cripta ,  sembrava in uno stat di abbandono  . Suonai al campanello, un suono stridulo di civetta lacerò il silenzio e la porta si aprì. Una scalinata portava al piano inferiore ,  la luce era tenue e dovetti fare attenzione a non cadere ,  i muri erano di marmo puro, vidi il nome del titolare di questa cripta e in basso sulla sinistra vidi la bara.                    
Il coperchio si stava alzando e una mano con unghie appuntite sporgeva fuori. Inconsciamente la pistola sbucò dalla tasca del cappotto. Avevo i brividi lo ammetto , non mi piaceva questa situazione, sembrava di essere su un set dell’orrore.                
“  Chi è che disturba il mio sonno ?  domandò il tizio , alzatosi dal suo “   letto “. L’accento non era americano, ma sembrava provenire da una terra lontana. “ Il signor Lugasi presumo ? domandai. Mi squadrò con aria torva e rispose : “ Conte Lugosi, prego ! Cosa vuole da me ? “. Il suo mantello copriva quasi interamente il suo volto, i capelli impomatati di color nero come la pece incorniciavano un volto dove  si vedevano solo i suoi occhi si..ed erano occhi non piacevoli da vedere . “ Mi manda chi sa lei,  devo consegnarle la solita lista “ il mio era chiaramente un bluff , volevo vedere come reagiva ma soprattutto se era veramente coinvolto negli omicidi. ( continua )