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Il Mistero dei pensionati ( capitolo diciannovesimo )


                       
 Manetta usci dalla stanza degli interrogatori stravolto, tenendo  addiruttura il giornale al contrario. Tre ore di monologo ( il suo ) con il Conte. Quest’ultimo non spiaccicava una parola,  solo ogni tanto qualche imprecazione nella sua lingua. “ Duck , non so cosa fare . Questo scarto di vampiro non confessa , parla a monosillabi ogni tanto e manco lo capisco “. Il mio amico era veramente disperato, avrei voluto dirgli di attuare il “ braccio violento della legge “ ma me lo sono tenuto per me, il commissario è contrario alla violenza.                             
“ Ci vorrebbe un inganno. Fammi pensare un attimo “ dicendo così andai alla macchinetta del caffè per  prendere l’ennesimo intruglio che offre la polizia . “ Forse ci sono, conosci qualcuno che sappia un pochino recitare ? “ domandai a Manetta. Il commissario ci pensò su un attimo e disse : “ Si , c’è l’agente Gable , è convinto se lasciasse la polizia diventerebbe un ottimo attore . A che ti serve ? “. “ Dovrebbe recitare la parte dell’avvocato del tizio che  passava le liste dei nomi e ,  in modo convincente  fargli credere che il suddetto tizio lo scarichi addossando a lui tutta la colpa degli omicidi “. Manetta ci pensò su e poi rispose : “ Si può tentare , tanto non abbiamo nulla da perdere. Lo faccio chiamare subito “.                            
Dopo dieci minuti  l’agente entrò nell’ufficio. A vederlo non avrei scommesso un centesimo sulla sua ipotetica carriera di attore, aveva due orecchie a sventola che poteva fare concorrenza a Dumbo ;  non parliamo poi di quei baffetti da sparviero, in ogni caso problemi suoi se mamma natura è stata avara con lui. “ Buongiorno capo, mi dica tutto  “ domandò l’agente mentre con il petto in fuori aspettava la direttiva su cosa dovesse fare. “ Riposo Gable, lei dovrebbe impersonare un avvocato…” quando Manetta  finì il discorso, l’agente lo guardò ed esclamò : “ Va bene capo , nessun problema, mi dia solo il tempo di cambiarmi d’abito e sono subito da  lei “ dicendo così usci dall’ufficio per farci ritorno dopo dieci minuti.                            
Ammetto che  vederlo vestito da civile poteva avere un certo  fascino, sempre ammesso che le donne siano di bocca buona. “ Bene , andiamo dal Conte, e mi raccomando agente  , sia convincente, siamo nelle sue mani “ dissi mentre ci dirigevamo nella stanza degli interrogatori. “ Stia tranquillo, vedrà che riesco a fregarlo. Domani sarà un altro giorno e sarà meraviglioso “. ( Continua )