Via Po è una delle
vie principali di
Torino. Collega la centralissima
piazza Castello a
piazza Vittorio Veneto.
È caratterizzata dai caratteristici edifici con i
portici tipici della città, sotto i quali si dispongono numerosi negozi, librerie e alcune bancarelle di libri usati. La via ospita anche la sede storica dell'
Università di Torino, fondata nel
1404. Degno di nota è anche lo storico
Caffè Fiorio, meta di intellettuali e politici per tutto l'
Ottocento. Nella seconda metà del Seicento, a seguito anche di periodiche epidemie di
peste, si rese necessario una radicale opera di risanamento della Contrada di Po, considerata malsana e insalubre.
Frutto del secondo ampliamento urbanistico di
Torino, promosso nel
1663 dal duca
Carlo Emanuele II di Savoia e continuato per volere dalla reggente
Maria Giovanna Battista di Savoia, la nuova Contrada di Po fu progettata dall'architetto
Amedeo di Castellamonte e inaugurata nel
1674. Il suo percorso obliquo divenne l'arteria principale del quartiere Borgo Nuovo in cui si erano concentrati, sin dal tardo medioevo, edifici istituzionali come lo Studium (l'attuale
Università di Torino) inaugurato nel
1404, un'accademia militare, studi professionali e, in seguito anche l'
Accademia Albertina di Belle Arti. Il suo compito era congiungere piazza castello, cuore del potere sabaudo, con quella che fino alla fine del
XVIII secolo era la
Piazza d'Armi della città, ovvero l'attuale
piazza Vittorio Veneto.
Inoltre, la via segnava la strada per
Chieri e il
Monferrato, che partiva dal vecchio ponte sul Po che sorgeva nei pressi dell'
attuale e che era l'unico varco che consentiva di superare il fiume.
Nel
1720, sotto il regno di
Vittorio Amedeo II di Savoia, vi furono dei rimaneggiamenti agli edifici che portarono all'aggiunta dei portici che la caratterizzano e fu nominata via Po. Nella seconda metà dell'Ottocento, su volere di re
Vittorio Emanuele I di Savoia, furono aggiunti i terrazzi a copertura dei passaggi pedonali in modo da consentire al sovrano e al suo seguito di raggiungere la chiesa della
Gran Madre situata oltre il ponte, percorrendo indisturbato il tragitto da
Palazzo Reale anche in caso di pioggia. Durante la
seconda guerra mondiale il quartiere subì gravi danni a seguito dei bombardamenti del
1944 e ad essere più colpito fu prevalentemente il lato destro della via. Il 1° Ottobre
1977 la via fu attraversata da una manifestazione di protesta studentesca che degenerò nell'attentato incendiario all'"Angelo Azzurro", un locale che esisteva nell'ultimo tratto sul lato destro della via e che portò alla morte di
Roberto Crescenzio, studente lavoratore
.
La via, larga 30 metri (compresi i portici) e lunga 704, venne realizzata in modo non parallelo a causa della necessità di collegare il centro della città con il ponte sul Po. I portici che la caratterizzano, congiunti a quelli di
piazza Castello,
via Roma e
via Pietro Micca, creano il più lungo sistema di portici presente in città. Il lato sinistro della via si contraddistingue per i terrazzi di copertura che ricoprono tutti gli attraversamenti pedonali, viceversa assenti sul lato destro. In questo modo il lato sinistro garantisce la continuità dei portici fino al termine di piazza Vittorio Veneto. Il selciato è caratterizzato dal rivestimento lapideo tipico delle maggiori vie del centro di Torino. La via rappresenta da tempo un'importante arteria di comunicazione; è percorsa da numerose linee di tram e autobus ed è spesso utilizzata per cortei di sfilate o manifestazioni pubbliche : classica è quella dei lavoratori ogni
Primo Maggio .