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La Piola ( capitolo quinto )


  Arrivammo in Piazza Sabotino e saltai fuori dall’auto in corsa , in un attimo ero nell’alloggio,  vidi un’agente e  domandai con un filo di voce se la donna era morta  . “ No , commissario è viva, piuttosto scossa ma viva . E’ di là con Orlandi e  indicò la stanza da letto “. “ Grazie a Dio “ esclamai. Entrai nella camera da letto, la donna era sdraiata sul letto, il viso pallido  aprì gli occhi e in un attimo mi abbracciò piangendo. La strinsi a me sussurrandole  di non aver paura , c’ero io a difenderla d’ora in avanti. “ Te..se la sente di dirmi cosa è accaduto ? “ domandai alla donna. Notai che aveva un foulard intorno al collo ,  mi disse che serviva  per coprire i segni dell’aggressione. Rispose che stava per uscire e andare all’appuntamento con Tirdi in via Balme. Sul pianerottolo  si accorse che aveva dimenticato le chiavi in casa , lasciò la porta aperta e tornò  per  prenderle , in quel momento sentì due mani stringerle  la gola. “ Mi son divincolata come potevo, quelle mani stringevo..stringevano ..” le lacrime stavano ritornando. “ Sstt…calma ora Rosanna, mettiti a letto e riposa. Il medico è venuto a visitarti ? “ . “ Si.. si è venuto , è stato gentile. Se non fosse stato per Tirdi …” e lasciò la frase in sospeso. Andai in cucina e trovai Tirdi. Le chiesi di ripetermi cosa fosse successo , scusandomi con lui per non averlo ascoltato più di tanto ,ma sapere  che poteva esser accaduto qualcosa alla donna mi faceva perdere il lume della ragione . “ Non si scusi commissario, la capisco bene “ rispose lui accompagnando la risposta con un sorriso. “ Piuttosto  guardi , sul tavolo ci sono un paio di tazzine di caffè, due bicchieri e una bottiglia di grappa. Non trova strano che l’unica cosa che sia caduta nella lotta per difendersi sia un vaso di fiori ? “ . Guardai i cocci per terra e poi il tavolo e concordai con lui, era molto strano. ( Continua ) Il dottore che visitò la signorina disse che a parte lo spavento non aveva nulla di grave, aveva bisogno unicamente di un calmante . “ Tirdi, fai piantonare la Lenzi  ma con discrezione , d’accordo ? “. “ Va bene commissario sarà fatto “. Perfetto , mi dicevo , mancava ancora un tentato omicidio . Chi poteva essere interessato a far fuori la donna ? Soprattutto perché ? Due domande non facili da rispondere. Sicuramente un filo legava l’omicidio di De Nardi con  il furto all’ufficio postale . Ero troppo nervoso per ritornare in ufficio, chiamai Perino e dissi se aveva notizie di Giovanni Fassio. Rispose di si, lavorava a Mirafiori , reparto verniciatura , non aveva mai dato problemi , faceva il suo lavoro. Negli ultimi mesi si era assentato un paio di giorni  ( sempre gli stessi ) per assistere la vecchia madre ad Asti . Qualcosa mi passò per il cervello e domandai a Perino di farsi dare i giorni in cui era stato assente e  compararli con quelli della rapina all’ufficio postale , non so perché ma ero convinto che potessimo trovare una sorpresa. Andai al locale da Mamma Gina, era un po’ che non  andavo . Capii che era preoccupata dal modo in cui  mi salutò, di solito mi abbracciava  ma stavolta vedevo la tristezza sul suo volto. “ Buongiorno commissario, come sta ? “ mi disse con voce sussurrata. “ Bene e te ? Cosa succede Mamma Gina ? Ti vedo pensierosa “ domandai alla donna che nel frattempo mi stava preparando il tavolo per il pranzo. Si sedette e incominciò a piangere. Quando ebbe finito mi domandò scusa e disse : “ E’ per Angelo , mio figlio. Sembra che stiamo per entrare in guerra. Lui è negli alpini..” non finì la frase che ricominciò a piangere. Preso dall’indagine non avevo più letto o sentito i giornali radio. Venti di guerra si stavano addensando sull’Europa e non solo sul nostro paese. “Su  su, vedrai che saranno solo chiacchere di caserma. Non credo che il Duce mandi i suoi ragazzi a morire lontano dal suolo italico “ risposi. “ Lei  crede commissario  a quel che dice ? “ mi domandò allontanandosi in cucina. Non risposi , non ne ebbi il coraggio .   La serata su Torino era fresca , i lampioni delle vie illuminavano le piazze e le poche strade intorno al centro. In lontananza la Basilica di Superga sembrava pregare per un futuro non certo roseo. Presi il telefono e chiamai Tirdi. “ Ciao sono Berardi, scusa la chiamata , volevo sapere se eri a conoscenza sul  nome del medico che ha prestato le cure alla Lenzi , non mi sembra che si sia presentato ,  o sbaglio ? “ . Tirdi  rifletté  un attimo e poi rispose che manco a lui aveva detto come si chiamava, ma  era rimasto stupito nel  trovarlo  già nell’appartamento . “ Quindi non è stato chiamato da  te ? “. Rispose di no .    Riattaccai il telefono e mentre sorseggiavo il mio caffè incominciai a riflettere su questo fatto.  Qualcuno può aver visto uscire Tirdi di corsa dal palazzo ed averlo riconosciuto come agente di polizia ed esser salito all’appartamento della donna e dopo aver chiamato il medico. Può anche essere che il medico abiti nel condominio, questo sarebbe plausibile ,  vede qualcuno  che esce di corsa da un appartamento, capisce che è successo qualcosa o che  Tirdi gli  dice cosa è capitato (  magari non si ricorda di quel frangente )   e il medico entra dalla Lenzi. “ Ora andiamo a nanna, domani vedremo il da farsi “ dicendo così spensi la luce e andai a letto, anche se il sonno tardò ad arrivare , e non solo per quello che era successo a Rosanna ma anche per le parole di Mamma Gina . L’indomani mattina Tirdi entrò in ufficio dicendo che era ritornato nel   palazzo dove abita la signorina  :   “ Commissario nessun medico abita in quel palazzo , la portinaia me lo ha confermato “. Rimasi di stucco, il buon caro Tirdi mi aveva preceduto . “ Tirdi , tu farai strada in polizia credimi , hai anticipato ciò che volevo fare , controllare se qualcuno nella palazzina era medico . Bravo , ti devo un altro pranzo “ risposi. “ Quindi qualcosa non quadra vero ? Questo tizio chi è e da dove arrivava ? “ mi domandò l’agente mentre apriva dei fascicoli che erano sulla sua scrivania. “ Infatti non quadra per nulla “ risposi mentre sapevo già la mia prossima mossa .   Lasciai passare la mattina e nel pomeriggio decisi di recarmi all’ufficio postale dove lavorava la vittima e la Lenzi. Trovai il direttore che stava chiudendo . “ Buongiorno direttore si ricorda di me ? “ . “ Oh..certamente ,  lei è il commissario venuto per scoprire l’assassino del povero De Nardi “ rispose mentre dava l’ultimo giro di chiave alla porta dell’ufficio. “ Dica , posso esserle utile ? Ci sono novità ? “ mi domandò. “ Posso accompagnarla alla macchina direttore, devo rivolgerle  qualche domanda. “. “ Certamente mi accompagni pure ma alla fermata del tram. Sa , non è che un direttore di posta prenda uno stipendio favoloso e con due figli da mantenere non posso  permettermi un’auto , è roba da ricchi “ .  Sorrisi e domandai se la Lenzi era da molto che lavorava in quell’ufficio. “ Mi faccia pensare un attimo..saranno , anzi sono esattamente otto mesi ad oggi. Tanto vero che la signorina stamattina  ha festeggiato portando dei pasticcini “ . Rimasi di stucco a questa sua risposta . “ Non ha fatto cenno all’aggressione subita  ieri ? “ domandai. “ No affatto , nessun cenno, era allegra , gioviale..se mi permette pensavo c’entrasse lei..sa in ufficio si mormora che ci sia del tenero tra voi “ . Non risposi in merito a questa affermazione e replicai con un'altra domanda : “ Quindi non era affatto spaventata ? “. “ Commissario la prego non faccia il misterioso, cosa le è successo alla ragazza ? “. “ E’ stata aggredita in casa , hanno tentato di strangolarla “. “ Madonna santa..” la voce era tremante di paura. “ Quindi lei conferma che oggi era scherzosa e gioviale come sempre ? Senta , al collo aveva un foulard  per caso ? “ buttai lì per caso quest’ultima domanda. “ Si come le ho detto era la solita signorina, nessuna paura o timore di qualcuno. Foulard ? …Non mi sembra di averlo visto , ma posso anche sbagliarmi sa, se vuole domani chiedo agli altri impiegati “. ( Continua )