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Ai Confini della paura : Mai nel turno di notte


 Ci sono lavori e lavori , come ci sono turni e turni ed il  povero Jonas Elder darebbe l’anima pur di non lavorare nel turno di notte. “ Ciao Jonas, domani ti tocca il turno di notte, Maxwel non può , ha la moglie che sforna l’ennesimo pargolo “  A parlare era il direttore dell’obitorio dell’ospedale di Country Orange. “ Non faccio i salti di gioia per stare  di notte in mezzo ai morti, ma se Maxwell ha bisogno di stare a casa , d’accordo capo rimango io  , in fondo che mi può succedere ? Al massimo muoio di noia “ questa fu la risposta di Elder seguita da una grassa risata. La sera seguente  l’addetto all’obitorio timbrò il cartellino e lentamente si avviò verso il corridoio che portava all’obitorio. La luce fioca dell’unica lampadina illuminava il percorso. Solo il rumore delle sue suole rompeva il silenzio di quelle mura ,  aprì la porta ed entrò ; salutò il collega a cui dava il cambio e si sedette alla scrivania. Erano ben sedici anni che faceva quel lavoro,  un lavoro come un altro e pagato discretamente  bene  , però negli ultimi tempi si sentiva a disagio . Non sapeva spiegarlo a chi lo chiedeva  ma provava un brivido quando entrava in sala mortuaria. A volte le sue mani tremavano a vestire i corpi dei poveri sventurati deceduti per tanti motivi, non parliamo poi se doveva ricomporre delle parti del corpo . La porta si aprì , il suo collega era tornato indietro dicendo che se si annoiava poteva fare un ballo con “  miss meraviglia  “ , era nella cella frigorifera 24. Come ovvio si becco un vaffanculo da parte di Elder. Il ticchettio dell’orologio era l’unica colonna sonora in quella stanza. Guardò dalla finestra e vide che la luna aveva una velatura che lentamente la stava coprendo. Provò un brivido salirgli dietro la nuca. “ Vaffanculo , sono solo stronzate . Ora mi faccio un bel caffè e mi sentirò meglio . Ne volete anche voi bei cadaveri ? “ rise sguaiatamente a questa battuta. La caffettiera emetteva il brontolio e l’aroma del caffè si sentiva nell’aria. Jonas si alzò, prese una tazzina e versò un paio di cucchiaini di zucchero. “ Ciao Jonas , non  prepari la tazzina anche a me ? “. Elder udendo quella voce emise un grido   mentre la tazzina si infrangeva per terra e il contenuto andò a versarsi sui suoi pantaloni. Balbettando domandò chi fosse la donna davanti a se. “ Il mio nome non ha importanza credimi, se ti va puoi chiamarmi Carmilla “ la voce era suadente al pari del suo corpo. Capelli neri corvini, occhi grandi e scuri come la notte. “ Da dove sei entrata ? Cosa fai qui ? “ Jonas cercava di darsi un contegno dopo lo spavento , ma le sue mani tremavano come non mai. “ Entrata ? Caro amore mio , io non sono mai entrata , ero già qui “. Lo sguardo della  donna andò alla cella 24 mentre   si avvicinava a passi lenti . “ Co…come…eri già qui ? Chi sei ? “ . Con una mano la donna fece scendere la spallina dell’abito che la rivestiva .  “ Quante domande Jonas, pensavo fossi un uomo d’azione . Non ti piaccio forse ? “ . Elder cercava rifugio dietro la scrivania  ma la donna con un agile salto fu davanti a lui. Allora l’uomo  lentamente indietreggiò fino a ritrovarsi nell’angolo della finestra. “ Non scappare Jonas, non ci riusciresti . Vedrai ti piacerà , mai nessun uomo si è lamentato di me “ la donna era vicinissima , le sue labbra cercarono le sue . L’abito di lei scivolò sul pavimento mentre Jonas con le sue mani tremanti sfiorava la sua pelle. Il volto di lui era interdetto , era come toccare ghiaccio freddo. “ Caro Jonas perché esiti  ? Scommetto che ti stai domandando come mai son così fredda ! Vuoi sapere veramente la risposta ? “ sul volto della donna era comparso un sorriso maliziosamente inquietante. Elder non sapeva cosa rispondere , non riusciva a  capire cosa stesse succedendo e se succedesse veramente. Lei sembrò leggergli nella mente e rispose di si , che stava succedendo. Le sue labbra scivolarono sul collo di lui e Jonas guardando la luna vide che l’alone che la circondava si era colorato di rosso. Quando capì chi era la donna urlò ma oramai era troppo tardi. “ Ciao Jonas , tutto bene stanotte ? “ a domandarglielo era il suo capo. L’addetto Jonas Elder lo guardò e rispose di no e dicendo così ,  lentamente si avvicinò al capo mentre due canini spuntavano dalla sua bocca dicendo : “ Non dovevi mettermi al turno di notte , non dovevi “.