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Ai Confini della paura : Sempre ascoltare i proverbi


“ Charlie..Charlie…io vado, ci vediamo stasera “ A parlare era Emma, la moglie di Charlie Turstall che come ogni settimana , andava a fare visita alla mamma  a Seattle. Normalmente andava anche il suo caro marito, ma questa volta alla televisione trasmettevano la finale di pallacanestro a cui  teneva molto vederla. “ Ricordati  anche di tappare quel dannato buco in cantina, solo ieri ho visto una decina di formiche  sulla dispensa ..ciaooo “ Charlie rispose che lo avrebbe fatto, ma sapeva in cuor suo che formiche tra un’ora si sarebbe piazzato davanti al televisore con un paio di birre fresche . “ A proposito di birra, meglio andare a vedere se ci sono in frigo“. Aprì il frigo ed  era vuoto. Scosse la testa, sapeva di dover  scendere in cantina, si avviò a passo lento e la  mente proiettata alla vittoria  della sua squadra. La luce della scala che porta alla cantina  era debole e ad intermittenza , pensò che forse era ora di cambiarla..dopo la partita però sorrise,  e incominciò a scendere le scale. La luce si spense di colpo , solo un tonfo sordo fece capire che Charlie era caduto. Non seppeq uanto tempo  rimase svenuto, ma quando aprì gli occhi  fissò lo strano zampettare sui suoi pantaloni. Alcune formiche , di quelle più ardite ,gli erano arrivate persino all’altezza del collo. Cercò di alzarsi ma emise un grido di dolore. “ Cazzoooo…la gamba “ ! Immaginò subito che fosse rotta, cercò quel dannato cellulare ma si accorse di averlo lasciato in casa . “ Vaffanculo…vaffanculo anche a te cara moglie..quando  ho bisogno tu non ci sei mai “. Gocce di sudore imperlavano la sua fronte, tentò di alzarsi ma inutilmente , le gambe non rispondevano  neanche quella che pensava fosse sana. “ Cristo santo, me le sono rotte tutte e due “ , la voce tremava nel dare adito a questo pensiero. Più volte tentò di alzarsi facendo leva sulle braccia, ma non c’era nulla da fare, ripiombava a terra pesantemente, come un sacco vuoto. La luce tenue della cantina illuminava un piccolo buco situato di fronte a lui,  con lo sguardo osservava quelle minuscole creature e  la paura gli attanagliò lo stomaco . Un pizzico lo fece trasalire, una di quelle dannate bestie l’aveva morso..un’altro ancora e un altro ancora, ora sulle gamba destra salivano a centinaia. I suoi occhi andarono alla gamba sinistra e rimase stupefatto : era sommersa letteralmente dalle formiche. Urlò con quanto fiato avesse in gola, chiamò aiuto , ma era da solo : le formiche stavano banchettando con la sua carne. “ Bastarde..andate via…viaaaaaaaa “ e con le mani cercò di scacciarle, ma era inutile , era come cercare di fermare un ‘onda, non aveva speranza. Le formiche salivano..salivano..le sentiva sul petto , sulle braccia, nei capelli. La luce andava e veniva e quando riappariva,  da quel dannato buco vedeva frotte di formiche. Rise così  forte che per un attimo gli sembrò che avessero smesso di divorarlo vivo. “ Formiche..io ho sempre odiato le formiche “ disse piangendo. Già il caro Charlie odiava le formiche, ma queste erano speciali : erano formiche rosse, e se lui avesse dato retta alla cara mogliettina, non avrebbe avuto questo piccolo ..diciamo..inconveniente :  quello di venire spolpato. Come dice il proverbio : non rimandare a domani quello che puoi fare oggi , peccato che il nostro caro amico l’abbia scoperto tardi.