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Il delitto va in scena al lunedì ( Nono capitolo )


  La domenica trascorse tranquilla, convocai gli agenti che con Tirdi e Perino mi avrebbero seguito a villa Genero. Li misi al corrente di cosa avremmo dovuto cercare e di come comportarsi con i miliziani.“ So che alcuni di voi non vedono di buon’occhio i fascisti, ma in questo caso abbiamo bisogno del loro aiuto, quindi, se sentite  battute o ilarità da parte loro,non cogliete e passate oltre”.Il giorno seguente alle sei del mattino eravamo già alla villa. Parlai con Oviglio di come intendevo procedere. Poi con i miei agenti andammo nel capannone degli attrezzi mentre le nostre macchine venivano spostate dalla parte opposta alla facciata.Verso le nove arrivò l’auto del marchese scortata da una pattuglia di miliziani. Il volto dell’uomo era teso, nervoso. Le due donne si guardavano, cercando di capire il motivo di questa convocazione.Appena entrati un miliziano spostò la loro macchina fin dietro al capannone dov’eravamo nascosti.“ Bene ragazzi, ci siamo. Cerchiamo queste benedette prove!”.Passammo al setaccio l’intera macchina, ma nulla, di quei maledetti soldi trafugati e della pistola non c’era ombra. Ero sempre più teso, nervoso, rispondevo a monosillabi alle domande dei colleghi.“ Nulla maledizione…nulla…abbiamo rovesciato l’auto e non c’è nulla…a parte la ruota di scorta abb…” non finii la frase che tirai fuori dal cofano posteriore la ruota.“ Tirdi, prendi un coltello e vediamo se riusciamo ad aprire il copertone”.Qualche attimo dopo il copertone squarciato rivelava al suo interno un paio di buste contenti dei soldi e assegni, assegni firmati a nome di Paolo Olivieri.Il sorriso tornò in me e non solo. Tirdi abbracciò Perino il quale a sua volta abbracciò gli altri colleghi.“ Perfetto, ora abbiamo la prova dei viaggi a Lugano, ora entriamo nella tana del lupo. Tu Perino stai fuori con gli altri, Tirdi vieni con me”.Presi fiato prima di entrare nella sala, la parola fine stava per essere scritta. I convocati erano seduti sul lato destro, il marchese fumava nervosamente mentre le due donne rimasero stupite nel vedermi.“ Commissario, ora tocca a lei spiegare i motivi per cui ho dovuto convocare i coniugi De Savio e la domestica della signora” esclamò ad alta voce Oviglio, De Bono era seduto che sorseggiava un bicchiere di grappa. “ Buongiorno signori…marchese e signora…Adele...ho qui un mandato di arresto per gli omicidi di Paolo Olivieri e Pietro Sarasso, inoltre siete coinvolti in esportazione di soldi e assegni in una banca di Lugano. Soldi che sarebbero dovuti andare al partito fascista”.Il marchese saltò sulla sedia ingiuriandomi, i suoi occhi mi  avrebbero fulminato all’istante se avessero avuto questo potere. Le due donne si misero a ridere, ma era una risata di paura.“ Berardi, ha le prove di ciò che dice?” mi domandò De Bono.“ Si, signore le ho. Iniziamo dall’uccisione del Sarasso.  Ho qui la denuncia fatta dal marchese, il quale ha detto che il suo autista ha rubato i soldi del partito e la sua auto…qui ho la fotocopia del documento. La prego di guardare la data e l’ora che in cui è stata fatta”.De Bono prese il foglio e lesse: “ In data 09/07/1932 alle ore 19,30 il marchese De Savio…..”.“ Signori, il Sarasso a quell’ora era ancora vivo e vegeto.  Alcuni testimoni che lavorano nella villa confermano che il Sarasso quel giorno si trovava lì con loro. La sua morte è avvenuta il giorno successivo, ovvero lunedì 10, l’autopsia conferma che tra il ritrovamento del cadavere e la sua morte non erano passate neanche quattro ore”.Il marchese sbiancò cercando di dire che era tutto falso compreso la fotocopia del documento.“ Continuiamo con il Sarasso, quando è stato ucciso non era solo in macchina, con lui c’era la signora Adele Zurli( qui presente). Non cerchi di mentire signora, un testimone, vi ha visti uscire quella mattina verso le otto. Inoltre, qui abbiamo l’agenda del Sarasso dove una notazione fa riferimento a una certa Smorfiosa. Tutti i dipendenti della villa del marchese confermano che questo soprannome è stato  dato dal Sarasso a lei”.Adele si sedette svuotata da ogni energia. Il marchese continuava a dire che stavo mentendo mentre la sua consorte era l’unica a mantenere la calma o almeno sembrava. “ Inoltre abbiamo un foglio dove c’è la firma di Paolo Oliveri( originale) e sotto questa ve ne sono circa una decina, tutte quante nel tentativo di imitarla perfettamente. Il nostro perito calligrafico ha stabilito che è la mano di una donna ricopiare questa firma. Basta ora domandare gentilmente alle signore di…”“ Non è vero Berardi, lei mente e lo sa bene. Io non c’entro nulla”  la moglie del marchese calava la maschera. Anche lei come il marito si agitava sulla poltrona dove era seduta. “Adesso arrivo anche a lei Luisella Dalmasso in De Savio conosciuta all’albergo di Villar Perosa sotto il nome di Luisa Ferrari. La suddetta signora intratteneva una relazione con Paolo Oliveri, non per amore, come sosteneva, ma per altri due motivi: il primo è che lo distraeva dai viaggi compiuti da suo marito a Lugano, viaggi effettuati tutti di lunedì, di questo le guardie di frontiera lo possono confermare. Abbiamo mandato a loro una fotografia del marchese, ed è stato riconosciuto, anche se il qui presente de Savio usava un altro nome, idem per quanto riguarda il conto corrente in banca. Inoltre la signora,riusciva a carpire alla futura vittima notizie riguardanti non solo i soldi per il partito che venivano devoluti, ma anche eventuali sospetti sul marito, riuscì anche trafugare il foglietto con la firma originale per poi farla ricopiare esattamente”.De Bono guardò Oviglio e mi fece cenno di continuare.“ Oliveri fu invitato al Parco della Pellerina, dalla signora stessa. L’uomo  le aveva espresso perplessità e dubbi nei confronti del marito, aveva incominciato ad avere seri sospetti. Il Sarasso diede la busta con l’invito a un ragazzino che a sua volta la portò a Olivieri, facendo scattare così la trappola. A ucciderlo fu il fratello di Adele, ho qui la sua confessione firmata ”.“ Perché Sarasso fu ucciso se era anche lui della banda?” domandò Oviglio.“ Era stato riconosciuto dal ragazzino il giorno in cui De Savio venne in ufficio da me. Passando davanti alla Questura lo vide nel cortile e venne ad informarmi. Il marchese riuscì in qualche modo a sentire delle frasi e immaginò subito che si stava parlando del Sarasso”.“Altre prove Berardi ?”.  Tirai fuori dalla giacca le buste contenti i soldi e gli assegni affermando che erano stati trovati nel copertone della ruota di scorta. Aggiunsi che mancava la pistola che uccise il Sarasso. Tirdi che stava in silenzio aveva notato che Adele rovistava nella borsa, velocemente impugnò la sua pistola di ordinanza ed esclamò :” Signora, non ci pensi neanche…mi spiacerebbe rovinare quel bel  vestito che indossa”.De Bono, alzatosi dalla sedia si avvicina alla donna, prende la borsetta e la apre: dentro c’era la pistola che cercavamo da tempo.“ Bene, Berardi…i nostri complimenti. Faremo avere a lei ed ai suoi uomini un encomio direttamente dal nostro beneamato Duce. Le nostre milizie prenderanno in consegna questi traditori della patria e, per Dio, pagheranno per le loro malefatte”.Uscimmo da villa Genero con la soddisfazione di aver fatto bene il nostro dovere. Non era compito nostro emettere la sentenza. “ Bene ragazzi, direi che siamo meritati un giorno di riposo. Che facciamo, andiamo a mangiare da qualche parte? Pago io”.“ Commissario, conosco una piola dalle parti di San Mauro che si mangia da Dio”.“ D’accordo Perino, indicami la strada e mi raccomando, spero che in questa piola anche il vino sia da Dio”.                         Fine I personaggi menzionati con i cognomi di: De Bono, Oviglio e Cesare Maria De Vecchi sono realmente esistiti con le loro funzioni descritte nella città di Torino. Un grazie a tutti voi che mi avete seguito in questa nuova indagine del commissario Berardi.