buone notizie

Omicidio al Museo ( ottavo capitolo)


            “ Brustia….Brustia…mi deludi sai? Pensavo che stavolta avresti rigato dritto e invece…”. “ Mi creda io rigo dritto, se sono qui è perché…volevo godermi l’aria notturna, i medici dicono che fa bene al corpo”. “ Non vado certo contro i medici, ma sinceramente credo che tu sia qui perché sei in  attesa di una signora con una  borsa piena di soldi”. Il volto del delinquente  divenne rosso di collera, una mano corse nella tasca del cappotto. Tirdi tirò fuori la pistola, era pronto a sparare. Brustia ci pensò un attimo e la mano ricomparve alla nostra vista. “ Vedo che non sei stupido del tutto, ora stammi bene a sentire, dimenticati della donna e dei soldi. So che la stai ricattando, non cercare di negarlo. “Se ti comporti bene da vero gentiluomo non  farò nessuna soffiata. Le persone che dico io, odiano le spie”. “ Io non lo sono commissario, non ho nulla da temere” era sprezzante nel dire queste parole. “ Credi? Si dà il caso che ho in tasca il tuo foglio di appartenenza al partito fascista…tieni, questa è una fotocopia ma l’originale è in questura” dicendo questo le diedi il foglio. “ Non può farmi questo…è falso, io non sono iscritto a nessun partito,  non daranno retta a lei, crederanno a me”. “ Qui ti sbagli, basta spargere la voce, se poi dico che facevi parte del commando nella strage del 22’ e questa giunge in certi ambienti…non scommetterei un centesimo sulla tua salvezza”. Brustia alzò le spalle come se la cosa non gli interessasse, ma mentiva, e lo sapevamo entrambi. Ora la scelta dipendeva solo da lui. “ Chi mi garantisce che lei mantenga la parola?”. “ Nessuno, a patto che tu non righi dritto per tutta la tua squallida vita…diciamo che sarò il tuo angelo custode finche campi!”. Stava per rispondermi con una parolaccia, ma desistette. “ Va bene, commissario…ho dimenticato la donna…non è mai venuta nel mio negozio…lei ricordi la sua promessa”. Un attimo dopo stava salendo la scalinata per sparire nelle vie silenziose della città.                “ Si fida di quel delinquente commissario?” mi chiede Tirdi “ L’alternativa era ucciderlo, e tu sai che non possiamo”. “ Speriamo bene, io consiglierei di mettergli un agente alle costole per sicurezza”. “ Non hai tutti i torti, appena ritorniamo in ufficio manda uno dei nostri a sorvegliarlo con discrezione, se sgarra deve arrestarlo immediatamente”. L’alba stava sorgendo, un’altra giornata stava iniziando,  le vie piano piano si sarebbero riempite di gente, i negozi aperti e Torino avrebbe ripreso la solita routine. Verso le otto andammo a casa di Desio, la signora ci accolse cordialmente. Quando ebbi finito di porle altre domande sul marito e sul rumore dell’auto, non ebbi dubbi nel credere che avesse detto la verità: aveva realmente sentito l’auto arrivare. Qualcuno aveva parcheggiato l’auto nella rimessa, acceso la luce e poi spenta appena si è reso conto che poteva essere stato visto, un errore non da poco.  Avevo chiesto anche di  consegnarmi una fotografia del marito, ma la cosa strana è che in casa le fotografie erano state quasi tutte trafugate, rimanevano solo quelle della signora. “ Non so spiegarmi questa cosa commissario, mi creda, fino a poche settimane fa, l’album delle foto era qui nel cassetto. E le foto più recenti fatte assieme a mio marito erano nella sala…chiederò alla servitù se sanno qualcosa…da quando mio marito è in Sudan per me è dura mandare avanti la casa, i conti del negozio, i fornitori…”. “ Tirdi, secondo te come mai le foto sono sparite?”. “ Forse il signor Desio non è fotogenico,  sinceramente credo invece che non voglia farsi riconoscere, da chi non ho idea”.               A metà mattinata venne Farina a farmi visita, mi voleva ringraziare per la visita fatta alla moglie. Da alcune parole dette da lui avevo capito che sapeva del vecchio mestiere della moglie, ma l’amava troppo per porsi dei pregiudizi. “ Caro Giulio, non dico che abbiamo fatto passi da gigante, ma alcune tessere del puzzle incominciano ad incastrarsi…stavo pensando che potrei tentare un bluff con il tuo aiuto”. Dopo avergli esposto il mio piano acconsentì, la scadenza del suo ultimatum era vicina e domenica sarebbe arrivata tra due giorni; non potevo più tergiversare. Decisi anche di andare dal questore per informarlo del mio piano, che lo appoggiò convinto che l’assassino sarebbe stato tra le persone che avrei convocato. Uscito dal l’ufficio del questore, vedevo un raggio di sole filtrare la cortina nera di questa indagine, diramai le convocazioni per il sabato entrante. Anche Tirdi e Perino notarono il mio ottimismo e se ne congratulavano: inoltre Perino mi diede un’ottima  notizia che avrei svelato al momento opportuno. Convocai anche la signora Desio senza spiegarle il motivo vero; l’avrebbe scoperto al momento opportuno. Il sabato mattino la giornata lavorativa iniziò prestissimo. Tutto era pronto nel fare scattare la trappola, un paio di agenti sostavano nel corridoio. Per primi arrivarono Colombo e il finto Musso, seguiti da Gastaldo e Panero. Nel frattempo che si stavano accomodando sulle sedie arriva anche Farina, in mano teneva il foglio  delle sue dimissioni. I presenti rimangono stupiti da questa decisione, sono tutti concordi nel dire che stava sbagliando, ma alla fine avrebbero rispettato la sua decisione. Colombo domanda chi fosse il nuovo direttore del museo.      “ Ho chiamato il ministero e il commissario Berardi ha la notifica di colui che sarà il nuovo direttore” è la risposta di Farina. “ Si, signori, è arrivato nella serata di ieri il nome del nuovo direttore, ecco la busta”. Osservo i volti di queste persone, sembrano serpenti a sonagli. “ Il ministero fa il nome di ….Maurizio Musso!”. Colombo è il primo a congratularsi con l’interessato, mentre gli altri due signori fanno buon viso a cattivo gioco, Musso ringrazia e stringe la mano anche a Giulio. “ Lor signori se vogliono avere un attimo di pazienza, avrei, alcune cose da riferirvi”. Musso rimase interdetto ma si sedette senza dire nulla…una perla di sudore si intravedeva sulla sua fronte. “ Sapete che vi sono stati due omicidi, sapete anche che tutti voi eravate sospettabili, il movente era il posto da direttore del museo. So benissimo che questa carica genera invidia, potere e soldi”. Gastaldo stava per protestare ma gli feci segno di aspettare a parlare. “ Ho usato questi termini, perché sapete che è la verità. Farina mi ha consegnato la lista di oggetti rubati nel museo, purtroppo è una lista incompleta”. Poi guardai il mio amico e continuai:” Devi sapere Giulio, che i furti sono mesi e mesi che si susseguivano. Per fare ciò, ci volevano dei complici nel museo, ed ecco che entrare in gioco Pratici con una tua segretaria, entrambi dipendenti del museo e anche Audisio, persona esterna che conosceva bene alcuni ricettatori”. “ Commissario, non so a che gioco sta giocando…” esclama Panero. “ Nessun gioco, si tranquillizzi. L’ultimo furto era un papiro, prezzo pregiato, sarebbe stato il grimaldello per chiedere a viva voce le dimissioni del qui presente Farina, uno scandalo in piena regola lo avrebbe travolto. Il furto, sarebbe stato denunciato ai giornali da uno di voi”. Si alzarono tutti in piedi protestando e sovrapponendo le voci . “ Signori vi prego contegno! Il furto fu eseguito da Audisio con la complicità del Pratici. Però l’ingordigia del primo portò a un cambiamento di programma, il reperto in qualche modo (che non sto a spiegarvi) ritornò nella teca del museo. I mandanti del furto pensarono a un tradimento, a un volgare voltagabbana dei due uomini”. ( Continua)