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La villa del mistero ( capitolo quinto)


Riassunto: Il commissario Berardi e il suo collega Perino, vengono ospitati nella villa Gedina in attesa che la tormenta di neve che gli ha sorpresi sulla strada di Mondovì smetta. In quella villa si piange la morte della figlia suicida del proprietario e la scomparsa della domestica Betty, la quale era legata alla ragazza morta. Un biglietto anonimo giunto a Berardi da l'ìinizio delle indagini. Indagini che fin dall'inizio hanno dei punti non chiari e solamente un sospetto certo: il medico di famiglia, il dottor Fasotti. Berardi e Perino decidono di dare un'occhiata al capanno dove sicuramente la domestica ha incontrato una persona. Inoltre Berardi tiene d'occhio Umberto ( il domestico della villa) perchè sospetta che stia aiutando una persona misteriosa nascosta in qualche stanza segreta. Notiamo che il capanno è pulito  non c’è traccia di polvere, strano perché di solito un posto come questo non si pulisce sovente, quindi  è come se qualcuno venisse sovente.“ Un’ alcova commissario?”, domanda Perino anticipando di fatto la mia convinzione.“Credo di si, non so dirti chi siano le persone che venivano qui, una sicuramente è la domestica scomparsa”.Quando apro  la porta del capanno per uscire sento Perino spingermi tra la neve e buttarsi lui stesso, contemporaneamente sentiamo un paio di colpi sparati al nostro indirizzo.Strisciando ritorniamo dentro al capanno. “Chi è quel dannato che ci spara?”.“Di sicuro uno che va a caccia di ficcanasi come noi due”.“Lei crede commissario?”.“Ne sono convinto! Ora provo a mettere fuori il cappello e vediamo che succede…prendi la rastrelliera…ecco ci metto il mio cappello”.Apro la porta lentamente  e appena spunta la visiera del cappello si sente un colpo che scheggia la porta e fa saltare in aria il cappello.“Sembra stia sparando con una doppietta”. “Probabile Perino, molto probabile”.“Che si fa? Rispondiamo al fuoco oppure aspettiamo?”. “Vediamo il nostro amico quali intenzioni ha, se continua l’assedio oppure no”.Passano una decina di minuti quando sentiamo un vociare provenire dal sentiero; e’ l’avvocato con il domestico.Usciamo dal nostro riparo e andiamo loro incontro, sapendo bene che il nostro assalitore è scomparso. “Commissario ma cosa succede? Abbiamo sentito degli spari, subito non  abbiamo fatto caso, ma quando Umberto mi ha riferito che vi ha visti venire verso il capanno ho temuto che un cacciatore  scambiandovi per un’animale vi avesse ferito”.“Diciamo avvocato che il cacciatore non ha sparato per sbaglio, sapeva bene a quale selvaggina stava sparando”.I due uomini si guardano stupiti da questa frase :”Cosa vuole dire ?”.“Che qualcuno voleva ucciderci, evidentemente ha paura che scopriamo qualcosa”.“Pensa alla domestica scomparsa?”.“Esatto!” e sottovoce aggiungo, e non solo.“Torniamo alla villa, vi farò preparare un bagno caldo”.“Grazie Gedina, ma non è il caso che si disturbi, ma mi dica, in casa avete dei fucili da caccia?”.“Si certamente. Vede commissario, una volta mi piaceva andare a caccia, ma poi la mia salute non me lo ha più permesso. Se vuole andiamo a vedere dove tengo le armi”.La stanza si  trova nell’ala est della villa; la porta è aperta.Il domestico rimase interdetto quando l’avvocato domanda come mai non era chiusa.“Signore è sempre stata chiusa, i suoi ordini sono sempre stati eseguiti”.“Evidentemente qualcuno l’ha aperta“ aggiunge Perino.Entriamo, una rastrelliera fa bella mostra di se con le armi.C’è anche un fucile di precisione, l’avvocato mi spiega che l’aveva avuto in regalo da un suo cliente, che era dedito alla caccia in Africa nel tempo libero.“Commissario, ecco un paio di doppiette” Perino me le indica.Le tolgo dalla loro sede e ne annuso le canne, una di essa ha ancora l’odore acre della polvere. La passo a Perino che conferma la mia tesi.“Avvocato, questa è l’arma con cui ci hanno sparato”.Anche lui annusa la canna, mi domanda se ho dei sospetti su chi possa averla usata contro di noi.“Purtroppo no…ma  è certo che a questa persona non manca il coraggio e la freddezza poiché  uccidere due poliziotti non è una cosa da poco”.Perino chiede chi potrebbe fare uso di queste armi, l’avvocato risponde che  oltre lui c’è solo il giardiniere che sa usarle.Lo faccio chiamare ma risponde che in quel momento lui era nella serra, e che quando va a caccia non usa i fucili dell’avvocato : “Non ho una doppietta, se vuole saperlo”.L’unica persona che rimane è il dottore, ma mi viene detto che non è un amante delle armi, anzi ha paura perfino a tenerla in mano.“Va bene signori, voglio solo chiedervi una cortesia, nessuno tranne voi, deve sapere di cosa è accaduto”.La sera a cena ne l’avvocato ne noi proferiamo parola in merito a quanto successo al capanno. La moglie di Gedina parla poco e il dottore sembra starsene sulle sue. “Dopo domani faremo il funerale di Adele, la seppelliamo nel cimitero di famiglia vicino al bosco. Inutile aspettare che il tempo smetta, questa maledetta neve continua a scendere!”.Infatti la neve riprende a cadere con ancor più forza. Il medico mi domanda se sono riuscito a contattare i miei colleghi a Mondovì, rispondo di no :”Purtroppo se non rimettono in sesto la linea telefonica è un guaio, anche perché volevo denunciare la scomparsa della vostra domestica e il ritardo in merito a questa denuncia è notevole”.“Ha ragione avrei dovuto andare io, ma poi  con la morte della povera Adele e la comparsa delle neve non ho potuto”.Stiamo per metterci a letto quando sento dei passi nel corridoio, apro lentamente la porta, e vedo Umberto che  tiene in mano qualcosa che non riesco a vedere. Decido di seguirlo, lo vedo entrare nella stanza dov’era scomparso e lo seguo a ruota.  “ Buonasera Umberto, che dice andiamo insieme dal suo ospite segreto?”.L’uomo rimane di sasso, balbetta qualche cosa che non comprendo, poi mi fa segno di stare in silenzio e di seguirlo. Si avvicina al camino e tocca una pietra a lato di un pendolo posto sulla mensola in alto.Si apre uno spiraglio ed entriamo. ( Continua)