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Caino e Abele(3 capitolo)


 Riassunto: Un suicidio di una coppia non convince del tutto il commissario Berardi, che ha iniziato la sua indagine, cercando di farsi un'idea sul perchè la coppia abbia compiuto questo gesto. Ha sentito come testimoni il datore del figlio, lavora alla Gazzetta del Popolo come cronista. Amicucci, direttore del giornale dipinge la coppia come idiliaca. Dal portinaio prendo i nomi dei condomini ed iniziamo ad ascoltarli. Solo la signora Capurso dice di aver sentito dei passi scendere velocemente le scale: “Saranno state le undici, undici e mezza massimo”.“Ha visto qualcuno?”.“No, solo sentito commissario”.“La musica che proveniva dai Crespi era forte?”.“Non so dirle, a questo piano non arriva nessuna musica per questo mi è sembrato di aver sentito dei passi per le scale”.Nessuno dei condomini sa dire qualcosa di più, manco Giacomo Monchero che abita all’ultimo piano e ammette di essere rientrato verso le undici ma non ha incrociato nessuno per le scale. “Commissario posso offrirle qualcosa di caldo? Fa un freddo…”.“D’accordo Tirdi, però offro io, su questo non transigo”.Andiamo nel bar in Piazza Solferino, conosco il proprietario è lì che offrono la miglior cioccolata della città. Mentre aspettiamo di essere serviti chiamo Perino per sentire come sta.“Mi spiace non essere con voi commissario, ma non sarei di nessuna utilità”.“Pensa a guarire con calma e stai al caldo, se hai bisogno di qualcosa dimmelo tranquillamente…hai da mangiare? Le medicine?”.“Si ho tutto, viene Amelia, è una ragazza che abita sullo stesso mio piano”.“Perfetto, aspetto tue notizie ciao”.Con Tirdi concordiamo nel fare delle ricerche sui parenti di Crespi e della moglie, chissà che non possano dirci qualcosa di utile per l’inchiesta; anche se nella situazione attuale si sta indirizzando verso l’archiviazione per suicidio. Usciamo dal bar e il freddo è veramente pungente, poca gente per strada. Decidiamo di salire sul tram che porta verso Porta Susa per fare più in fretta, sperando che in ufficio il termosifone funzioni. Arturo Crespi viene nel pomeriggio in ufficio, è stravolto oltre che incredulo per quello che è capitato ai genitori.“Grazie per essere venuto, ma lei capirà che devo porle alcune domande”.“E’ il suo lavoro commissario, ma come si sono…”.“Arsenico, era nella bottiglia di vino che abbiamo trovato”.Il ragazzo strabuzza gli occhi ed esclama: “Vino?” Si sta sbagliando, i miei erano astemi, al massimo un digestivo ma proprio ogni morte di papa come si suole dire”.“Lei mi sta dicendo che i suoi genitori non bevevano manco al ristorante?”.“Si, anche quando erano invitati o invitavano qualcuno rifiutavano vino o liquori, solo acqua o the”.“Scusi signor Crespi, ma allora la bottiglia di vino chi glielo ha portata?” era Tirdi ad intervenire.“Non ne ho idea, chi li conosce sa bene che erano astemi!”.“I suoi genitori avevano parenti, fratelli o sorelle?”.“Mia madre era figlia unica, aveva solo una zia che abita a Torre Pellice, stessa cosa mio padre, l’unico parente è morto da una decina di anni”. “Suo padre era impiegato alla dogana vero? Quando è andato in pensione?”.“Si lavorava alla dogana, da sette anni era in pensione".“Delle amiche di sua madre sa dirci qualcosa?”.“Aveva poche amiche, una sola veniva sovente a trovarla, la signora Rosa Vicario”.“Sa dove abita?”.“No mi spiace, so che una volta disse che il tram non arrivava più e che ha dovuto aspettarlo parecchio”. Le indagini fatte all’anagrafe da Tirdi confermano in parte quello detto dal figlio di Crespi tranne un piccolo particolare: Livio Crespi aveva un fratello.“Da quello che si evince da questo documento, il padre aveva un fratello, è strano che il figlio non ne sappia nulla”.“In effetti molto strano, secondo te ha mentito apposta?”.“Bella domanda commissario, bisognerebbe chiederlo a lui”.“ Ora lo chiamo”.Compongo il numero della Gazzetta e domando se il figlio di Crespi è al lavoro, la risposta è affermativa e chiedo di passarmelo un attimo.“Buongiorno commissario mi dica”.“Volevo chiederle, sa se suo padre aveva un fratello?”.“No! Assolutamente, era figlio unico, ma perché me lo domanda’”.“Un dubbio che avevo, la ringrazio”.Non capisco se il ragazzo ha mentito o no, e perché se così fosse lo ha fatto?“Tirdi, fai una ricerca sul fratello di Livio Crespi”.“D’accordo commissario, vado dal nostro amico all’anagrafe”.“Io intanto vado a sentire Repetto, il tipografo che è amico di Arturo Crespi”.Via San Francesco d'Assisi è deserta nonostante l’ora, evidentemente la gente preferisce starsene al caldo. Sarà l’età che avanza ma anche io sento molto di più il freddo, potessi emigrare al caldo ma non credo che Maria sia disposta a fare questa scelta, oramai si è integrata bene in città e con la titolare del negozio ha un rapporto splendido. “Buongiorno sono il commissario Berardi, avrei bisogno di parlare con Gianni Repetto”. L’impiegata mi soppesa, prende il telefono e chiede del signor Repetto:” Prego si accomodi in sala, Repetto arriva subito”. (Continua)