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Caino e Abele(6 capitolo)


Riassunto: I coniugi Crespi vengono ritrovati morti nel loro alloggio, si ipotizza un suicidio, ma sono troppe le incongruenze che qualcosa non vada per il verso giusto. A partire dal fatto che i coniugi secondo il figlio erano astemi, che non sapesse di avere un misterioso zio. Anche l'amica della moglie di Crespi non sapeva del fratello, ma Berardi nota che a questa domanda la donna ha tentennato nel rispondere. Con Tirdi decidono di andare a Coazze, paese natale dei coniugi e della Vicario(l'amica), inoltre anche il fratello gemello Franco era nato lì. Dal parroco viene a sapere che qyest'ultimo era la pecora nera della famiglia e che per sfuggire all'arresto della polizia era scappato senza far mai ritorno a casa. Inoltre viene a sapere che la Vicario aveva una cotta per Livio, ma questo era timido e quando il fratello è scomparso si è chiuso ancor di più in se stesso.  Infatti la mia intuizione su quella persona defilata è giusta. Ci sentiamo chiamare, l’uomo è nascosto dietro una piglia del porticato.“Buondì commissario mi chiamo Antonio Pernasso, ho sentito le vostre domande e vorrei dire anche io ciò che so”.“Perché non lo ha detto nel locale?”.“Mi avrebbero preso di nuovo in giro, sa qui mi hanno soprannominato el mat, il matto. E sa perché? Glielo dico io, perché un giorno mi son permesso di dire che avevo visto Franco Crespi…proprio laggiù, su quella stradina che porta al bosco”.“Scusi, ma perché matto, mi sembra ovvio che lo vedesse non abitava qui?”.“Si, ma vede io l’ho visto dopo un paio di anni che era scomparso, ma nessuno mi ha creduto tanto meno i genitori e il fratello…manco la polizia”.“Lei è sicuro che era lui? Da quello che so è che erano gemelli”. “Più che sicuro, ero a poco a distanza da lui non potevo sbagliarmi, poi era estate”.“E allora?”. “Franco era in canottiera, e sul braccio sinistro aveva una voglia strana a forma di fragola”.“Ne è sicuro?”.“Certo, vada a domandarlo in giro e vedrà che le diranno quello che ho detto io, aveva una voglia sul braccio sinistro mentre il fratello no!”.Torniamo indietro dal parroco il quale conferma ciò che ha detto l’uomo, tranne il forte dubbio che l’abbia visto.“Che senso avrebbe sparire di nuovo senza passare a trovare la famiglia? Su questo punto ho seri dubbi in merito a quello che gli ha detto Pernasso”. Torniamo a Torino con una sola conferma: il fratello della vittima esiste. Le domande sono tante a partire dal fatto che il figlio dei Crespi non sa assolutamente nulla di questo zio, perché gli è stato nascosto? Una strana teoria mi sta frullando in testa ma sembra impossibile, come che diceva Holmes?: Nulla è più ingannevole di un fatto ovvio. In ufficio telefono a Stresi domandandogli se Crespi aveva una voglia sul braccio sinistro. “Al momento non ricordo caro Berardi, sa io sarei anche avanti con l’età e andrei anche in pensione se lei, e sottolineo lei caro commissario, non mi riempisse di cadaveri la medicina legale e come non bastasse ora ci si mettono anche i suicidi…comunque mi attenda un attimo, vado a controllare”.“Berardi c’è ancora? Peccato speravo l’avessero mandato in Manciuria. A parte la mia speranza andata persa, si Crespi aveva una voglia sul braccio sinistro, non domando il perché me lo abbia chiesto e sinceramente non mi importa granché saperlo, arrivederci!”.Sempre simpatico il dottor Stresi, sorrido al pensiero che mi veda trasferito in Manciuria, poteva andarmi peggio, tipo andare al polo nord attorniato da foche e trichechi.In ogni caso ciò che avevo teorizzato si è concretizzato, il morto non si chiamava Livio ma suo fratello gemello Franco. Un ulteriore domanda si pone a questa indagine: perché prendere il nome del fratello? La moglie ne era a conoscenza? Credo di sì, se conosceva bene i fratelli sicuramente sapeva di questa voglia sul braccio. Allora perché accettare che il fratello prendesse il posto di Livio che era suo marito? E che fine ha fatto Livio?“Tirdi, fammi un favore, prendi l’indirizzo di dove lavorava Crespi”.“Qualche novità commissario?”.“Si! E non di poco conto, la vittima non si chiamava Livio ma Franco”.Tirdi rimane a bocca aperta e non proferisce parola, ma intuisco ciò che le sta passando per la mente.“Non so darti una risposta certa, ma quel Pernasso ci ha detto la verità, Franco Crespi era tornato al paese”. La vittima lavorava come impiegato alla dogana di via Zini nel comprensorio tra via Giordano Bruno e Corso Sebastopoli. “Si, Livio Crespi ha lavorato da noi, si è dimesso otto anni fa”.“Non è andato in pensione?”.“Diciamo che è stato incentivato ad andarsene non so se mi spiego”.“Come mai è stato costretto?”.“Ci sono state parecchie voci sul suo operato, purtroppo non abbiamo mai avuto prove certe, ma solo tanti indizi che portavano a lui”.“Si spieghi meglio per favore”.“Quando arriva la mercanzia, certa mercanzia come bottiglie di liquori, scatole di sigarette, sigari, abbigliamento, qualcuno apriva le casse e ne rubava il contenuto; non tutto sia chiaro, erano furbi i ladri. Le casse venivano aperte solo dopo che si pesavano, quindi non si poteva sospettare di nulla”.“Quindi avete supposto che c’entrasse Crespi?”.“Sì! Quando ha iniziato a lavorare era ligio al dovere, mai uno screzio con i colleghi, puntuale, ma poi nel corso degli anni è cambiato, sembrava diverso…ecco la parola esatta: diverso. Ha avuto parecchi battibecchi, continuava a domandare di essere messo al turno di notte e la direzione alla fine ha acconsentito”.“Immagino che non lavorasse da solo in quel turno”.“No, c’erano altri due addetti allo scarico merci”.“Potrebbe fornirci il nome di queste persone?”.“Certamente, chiamo la segretaria”.“Mi dica, Crespi quando ha dato le dimissioni ha fatto storie?”.“Era seccato, ha inveito dando del bugiardo al responsabile di allora”.“Posso parlarle?”.“Se ha voglia di farsi un giretto fino a Parigi...si è trasferito con la moglie”.“Avete messo qualcuno a spiare Crespi?”. (Continua)