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Vacanza con delitto( 4 capitolo)

Riassunto: Il commissario Berardi in vacanza a Loano incontra un suo vecchio amico. Quest'ultimo è maresciallo dei carabinieri e domanda al commissario se può dargli una mano per riaprire un'inchiesta su un "presunto"suicidio di una ragazza. I due interrogano il personale dell'albergo e del circolo dove lavorava la vittima. Un paio di dipendenti ammettono che vi erano clienti che non gli toglievano gli occhi di dosso, e Sabrina a Virgilio ( la presunta suicida) era turbata. Il maresciallo Rimaudo convoca in caserma i due "pretendenti".

Le due persone vengono convocate in caserma, io rimango in disparte mentre il mio amico li interroga uno per volta.

“Lei è il signor Adelmo Ripa vero? “.

“Si e aggiunga che sono figlio del commendatore Ripa e che mio zio Fabio è direttore di un ufficio al Ministero dell’Industria a Roma”.

“Bene caro signor Ripa, ha altri parenti da aggiungere alle note che sto scrivendo?”.

“Maresciallo, lei non si rende conto con chi a che fare…e ora se mi spiega perché mi ha convocato, gliene sarei grato perché ho da fare, ho degli impegni in mattinata!”.

“Lei frequenta il circolo Loano vero? “.

“Si, è forse vietato?”.

“Affatto, quindi conosce o ha visto Sabrina Virgilio? Era una dipendente giovane”.

L’uomo pensa un attimo, poi aggrottando le ciglia risponde: “ Ma quella insignificante ragazza? Non mi sporco con quella gente…capisce cosa intendo?”.

Ettore si volta verso di me rosso in volto e conoscendolo, capisco che è meglio intervenire prima che compia qualche sciocchezza.

“Signor Ripa riconosciamo il suo alto lignaggio, ma purtroppo quell’insignificante ragazza è stata uccisa. Quindi il maresciallo deve porre domande in merito a questa indagine”.

Domanda al maresciallo chi sono ma il mio amico non gli risponde.

“Lei non è qui per fare domande ma per rispondere!”.

L’uomo fa per alzarsi poi cambia idea: “Si la conoscevo, ma come tutti i clienti. Nulla di più, non ho mai avuto contatti con lei, ne le ho fatto la corte se è questo che volete sapere”.

“La notte del delitto avvenuta verso le due , lei dov’era?”.

“Mi faccia ricordare, sono stato al circolo come tutte le sere, poi sono uscito verso mezzanotte e sono andato…maresciallo lei conosce la casa di appuntamenti della signora Agnese vero? Ero con una delle sue ragazze, sono uscito verso le sei del mattino, se vuole può mandare i suoi uomini a controllare. La donna con cui ero si chiama Renata”.

“Che ne pensi Marco? Ha detto la verità?”.

“Non lo so, ma se fai controllare è meglio”.

Dopo una decina di minuti entra l’altra persona. Immediatamente si capisce che anche costui è figlio dell’arroganza.

“Sono indignato con lei maresciallo, ma non si preoccupi farò rapporto a chi di dovere. Un nobile come me non può stare in una caserma dei carabinieri come se fosse un delinquente o peggio ancora”.

“Si calmi signor conte, innanzitutto lei si chiama Osvaldo Lenzini e abita al Borgo Castello in una villa al numero sette”.

“Si, avete qualche problema se uno è conte e abita in quel borgo? “.

“Affatto, l’abbiamo convocata qui…” il mio amico non riesce a finire la frase che viene subito aggredito dal conte.

“Crederà mica che abbia a che fare con il suicidio di quella sguattera vero? Non mi abbasso a tali bassezze!”.

Devo di nuovo intervenire per calmare il mio amico anche se onestamente pure io prenderei a calci questo borioso.

“Purtroppo conte Lenzini il maresciallo è obbligato a porle delle domande, si è appurato che la ragazza è stata uccisa. Come lei capirà in questi casi è la prassi interrogare le persone con cui la vittima può essere venuta in contatto”.

Lenzini mi guarda, i suoi occhi sono una fessura, non dice nulla, si accende una sigaretta. Noto solo ora che in un dito della mano destra ha un grosso anello, su questo anello un simbolo che sicuramente sarà quello della casata.

“Non so chi sia lei e poco me ne importa, io ripeto la mia domanda, credete che abbia ucciso io quella…ragazza?”.

“Non sappiamo chi sia stato, spero per lei che abbia un alibi per quella notte”.

“Come si permette? Ma chi crede di essere? Andrò dal podestà e dal prefetto…mi dia le sue generalità”.

Sorrido a questa sua pretesa :”Mi creda non perda tempo, credo che anche lei voglia la giustizia per quella povera ragazza o sbaglio?”.

L’uomo bofonchia qualcosa poi: “ Sono andato al circolo verso le undici per una partita a carte, verso l’una e mezza non mi son sentito bene e ho smesso di giocare, ma sono rimasto lo stesso al circolo e solo verso le tre sono tornato a casa. Il personale e le altre persone presenti possono confermarlo”.

“Ha visto o notato qualcuno seguire la ragazza quando è uscita?“.

“No, come le ho detto non stavo bene, mi interessava solo starmene tranquillo”.

“Un’ultima domanda se non le spiace poi la lasciamo andare, sa se qualcuno dei clienti corteggiasse la ragazza?”.

“Credo di no, non ci mescoliamo con la bassa plebe, neanche per andare a letto con loro”.

Metto una mano sulla spalla di Ettore che si sta per alzare dalla sedia e di sicuro non per stringergli la mano.

“Grazie signor conte, può andare ma si tenga a disposizione se non le spiace”.

L’uomo si alza e senza salutare esce dall’ufficio.

“Grazie Marco per avermi fermato in tempo, sicuramente l’avrei preso a sberle, ha ragione quel ragazzo a dire che sono persone cattive e arroganti”.

“Ti avrei dato una mano ben volentieri, ma purtroppo non possiamo farlo. Visto le deposizioni direi di interrogare di nuovo il personale, ma solo quello del circolo, per  appurare se il conte non abbia mentito”.

Come immaginavo il prefetto convoca il mio amico e io lo accompagno. Viene ammonito a non dare fastidio a Lenzini e a Ripa, evidentemente entrambi hanno pensato bene di protestare.

“Poi mi hanno riferito che un misterioso uomo si è permesso di interrogare questi signori. Ma si rende conto che solo lei ha il diritto di porre domande in quanto responsabile della caserma. Capirei un suo attendente, purtroppo per lei maresciallo devo prendere nota di questo increscioso incidente…mi spiace”.

(Continua)