Area personale- Login
TagCerca in questo BlogMenuI miei Blog AmiciCitazioni nei Blog Amici: 88 Ultimi commentiChi può scrivere sul blog
Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
|
Post n°3304 pubblicato il 24 Marzo 2025 da paperino61to
Riassunto: Il commissario Berardi decide insieme a Tirdi e Perino di mettere sotto sorveglianza la signora Vicolungo, unica superstite delle ex compagne del liceo e del gruppo allora soprannominato “streghe”. La donna si rifiuta di parlare di cosa successe in quel periodo e del perché Adele Liverani, studentessa che frequentava quel liceo si sia uccisa. Berardi nota un postino suonare alla villa, ma all’intimidazione di fermarsi l’uomo scappa, il commissario ritornando alla villa trova un cappello da postino in mezzo all’erbaccia della collina che va verso il corso, ma dell’uomo non vi è traccia. Dopo aver saputo cosa ha rischiato la donna si decide a parlare di cosa fosse successo in quel periodo e di come anche l’ex preside era coinvolto.
La scientifica non trova nessuna impronta sul cappello. Vado dal questore per aggiornarlo sugli ultimi avvenimenti e vedo il suo disagio per aver impartito un ordine che non ho rispettato. “Gli devo delle scuse commissario, se lei avesse obbedito quella donna sarebbe morta e non me lo sarei mai perdonato. Purtroppo l’età avanza anche per me, forse sarebbe ora di andarmene in pensione”. “Signor questore non sempre è facile fare delle scelte, siamo esseri umani, inclini allo sbaglio, l’importante è che abbiamo mandato a monte il piano dell’assassino”. “Lei ha un idea di chi potrebbe essere?”. “No! L’unica ipotesi che avevo fatto dopo il colloquio con la Vicolungo era sul fratello della Liverani, ma essendo infermo è da scartare”. “Scandagli nella parentela della ragazza, amici, conoscenti. E’ lampante che l’assassino si stia vendicando, e di conseguenza sia qualcuno che conosceva bene la povera Liverani”. Domando a Perino di fare una ricerca meticolosa sulla richiesta del questore:”So che non sarà facile, sono passati tanti anni ma è l’unico appiglio a cui possiamo aggrapparci”. Tirdi nel frattempo è rientrato in ufficio, mi riferisce dell’incontro con il marito della donna; è rimasto sconvolto dall’accaduto e non smetteva più di ringraziarci per aver salvato la moglie dall’assassino. “Cosa hanno deciso, lasciano la villa?”. “Si! Però non prima di un paio di giorni, deve sistemare delle cose in azienda, partono per l’Alta Savoia, hanno uno chalet”. “Ottimo, sai a cosa stavo pensando?”. “Di tendere una trappola al nostro misterioso uomo”. “Esatto, andiamo io e te a stare alla villa, ora chiamo la Vicolungo e domando di lasciarci la domestica, dobbiamo far credere che lei è ancora presente in casa”. La donna non ha problemi a lasciare la domestica, si raccomanda solo di non farle correre dei rischi. “Signora stia tranquilla non è nel nostro interesse mettere a repentaglio la sua vita. Lei dovrà fare le cose che svolgeva tutti i giorni”. Spiego a Maria dove mi trasferirò per un po' di giorni. “E se quell’uomo non si fa vivo?”. “C’è il rischio che lo faccia, ma conto sulla sua forte voglia di vendetta”. “Stai attento Marco, da quello che mi dici è un uomo molto pericoloso e iddio non voglia che…”. “Vieni qui”. L’abbraccio forte e le sussurro di non preoccuparsi e di incominciare a cercare l’abito da sposa:”Se vuoi domando alla moglie di Perino di accompagnarti”. Lei non dice nulla ma mi bacia. “Hai bisogno che ti prepari qualcosa per domani mattina da portare alla villa?”.
“No grazie, c’è la domestica della Vicolungo con noi, andrà lei a fare la spesa, ti lascio il numero di telefono, se hai bisogno chiama pure”. Alle prime luci dell’alba il rumore dell’auto rompe il silenzio nei dintorni della villa, i coniugi stanno partendo e io e Tirdi entriamo nella nostra nuova dimora. La domestica ci domanda se vogliamo del caffè:”Grazie signora se non è di troppo disturbo”. “Allora commissario, ora non ci rimane che aspettare che il nostro uomo si faccia vivo”. “Non possiamo fare altro, spero che Perino trovi qualcosa che colleghi l’assassino alla cerchia dei Liverani”. Dico alla domestica di continuare a svolgere la sua attività come se in casa ci fosse la sua datrice di lavoro:”Mi raccomando solo non dica nulla che noi siamo qui nascosti, è importante che nessuno lo venga a sapere”. “Stia tranquilla commissario, sarò muta come un pesce, a chi mi domanda della signora dirò che è a letto con la febbre e che il marito è partito per lavoro”. “Perfetto, ottimo far credere che la signora sia sola e ammalata”. I giorni trascorrono lenti ma del misterioso assassino non vi è presenza, Perino è riuscito a risalire ai parenti e ad alcuni amici della Liverani. “Uno zio abita in barriera di Milano, ma è anziano, un paio di cugini invece sono nella zona di Chivasso, ma sinceramente non credo che c’entrino con gli omicidi. Degli amici posso solo dire che un certo Amilcare Cresi potrebbe rientrare nella lista dei sospetti, è nel reggimento di artiglieria a Savigliano”. “Prova a contattarlo e se hai difficoltà dimmelo, faccio una chiamata a chi di dovere”. “D’accordo commissario!”. Maria mi ha telefonato un paio di volte dicendomi che la moglie di Perino le sta facendo visitare tutti i negozi della città per l’abito da sposa. “Meno male che è simpatica altrimenti avrei rifiutato, dopo il lavoro sono bella che stanca altro che andare in giro”. “Vedrai che dopo averlo trovato la stanchezza sparirà e tu sarai ancor più bella con quell’abito”. Arriviamo al fine settimana e la speranza di ritrovarci a tu per tu con l’assassino si affievolisce sempre di più, ma mi sbagliavo. “Commissario c’è una busta per lei” dice la domestica e me la porge. La prendo e la apro, leggo il foglio all’interno della busta, poi la passo a Tirdi, entrambi rimaniamo stupefatti. “La Vicolungo pagherà il suo crimine, non gli servirà a nulla essere scappata”. “Come ha fatto ha sapere che è andata via con il marito?”. “Ci ha tenuti d’occhio, non si è mai allontanato da questa zona, e quando ha visto che lei era partita e noi siamo entrati in villa ha capito tutto”. “Dannazione e ora che facciamo?”. “Nulla, torniamo in ufficio e speriamo che Perino abbia parlato con quel militare amico della Liverani”. Il buon collega riesce a parlare con il militare, nonostante il suo superiore fosse titubante.
“Non ha nessun mandato, quindi lei non ha l’autorità ad interrogare un mio sottoposto”. “Immagino la tua replica”. “Si commissario, ho fatto un piccolo bluff, ho fatto finta di fare una telefonata al Ministero della difesa e di farmi passare il Ministro spacciandomi per lei. Dapprima il capitano sbianca poi balbetta che non è il caso, avrebbe convocato il Cresi immediatamente”. “Bravo Perino! Cosa mi racconti di questo militare?”. “Le referenze dicono che è un ottimo soldato, proposto al grado di caporale, è un amico della Liverani fin dall’infanzia, nati nello stesso ospedale e vissuti per anni nello stesso quartiere”. “Immagino sapesse del suicidio della sua amica”. “Si! Lo ha saputo dopo un paio di anni, lui con la sua famiglia si era trasferito a Ciriè. Una sua visita casuale a Torino lo ha portato a ritornare nella zona dove aveva abitato e li ha saputo cosa era successo alla ragazza”. “Passando ad oggi, ha un alibi per i giorni dei delitti?”. “Qui è stato molto vago, ha avuto un paio di contraddizioni. Ma non ho voluto insistere più di tanto, anche perché alla fine la chiacchierata era informale, ho domandato al capitano la sua tabella di presenza e eventuali permessi in quei giorni”. “Hai fatto benissimo, li hai con te?”. Perino gli tira fuori dal cappotto e li posa sulla scrivania. Scorro lentamente le date dei tre omicidi che coincidono con i permessi presi dal militare. Un indagato con nome lo abbiamo, ora dobbiamo trovare le prove e non sarà facile. L’unica prova che abbiamo è il cappello da postino. “Secondo voi potrebbe essere dell’assassino?”. La risposta di entrambi i colleghi è un si senza esitazione. “Poniamo sia così, la divisa della posta dove può averla reperita? Non ci sono negozi che vendono quel tipo di divisa”. Tirdi suggerisce di farci recapitare un elenco dei postini della città. “Dici che è un loro dipendente?”. “Potrebbe essere...oppure uno che ha lavorato per loro…”. “Ottima idea, mettiti in contatto con l’ufficio centrale di via Alfieri e prendi appuntamento con il direttore”. Decido di richiamare la caserma militare a Savigliano e chiedo espressamente di convocare in ufficio il Cresi. Dalla voce sento che il suo superiore tentenna, ma faccio riferimento a De Francisci, il nostro Ministro di Grazia e Giustizia e al Ministro della difesa. Solo dopo questi nomi accetta di mandare il Cresi da noi in questura.
(Continua)
https://blog.libero.it/scontro/trackback.php?msg=16800277 I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio: Nessun Trackback Commenti al Post:
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero. |
Inviato da: paperino61to
il 22/04/2025 alle 07:50
Inviato da: nomadi50
il 21/04/2025 alle 21:22
Inviato da: paperino61to
il 20/04/2025 alle 07:54
Inviato da: g1b9
il 19/04/2025 alle 17:16
Inviato da: paperino61to
il 18/04/2025 alle 11:54