Area personale- Login
TagCerca in questo BlogMenuI miei Blog AmiciCitazioni nei Blog Amici: 88 Ultimi commentiChi può scrivere sul blog
Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
|
Post n°3305 pubblicato il 25 Marzo 2025 da paperino61to
Riassunto: Il commissario Berardi sventa il tentato omicidio nei confronti dell’ultima superstite del gruppo le “streghe”, un gruppo che durante il liceo dominavano la loro classe e non solo con la loro brutalità.. Coinvolto come complice anche l’ex preside Perletto, ucciso dalla stessa mano delle altre tre donne. La Vicolungo finalmente confessa cosa era successo in quel periodo compreso il suicidio di Adele Liverani, indotta dalla loro condotta vergognosa. Berardi consiglia al marito della donna di andare via dalla città e di sostituirsi a loro vivendo nella villa in attesa che l’assassino ci riprovi. Purtroppo, il misterioso assassino viene a sapere del piano del commissario e gli invia un biglietto dove dice che la donna pagherà per il suo crimine. Nel frattempo riesce a scoprire che un amico della Liverani è un militare nel reparto di Savigliano, il profilo dell’assassino secondo Stresi è compatibile con questa categoria.
“Commissario, del cappello da postino cosa può suggerirci?”. “I casi sono due: o il nostro assassino lavora alla posta oppure…”. “Ci ha lavorato...dubito che lo abbia rubato a un postino”. “Può essere, anche se non si sa mai, magari il postino lo ha posato un attimo al bancone di una piola, o sulla sua bicicletta, chi lo sa…”. Rifletto un attimo su questa cosa, in mano abbiamo il cappello che usa l’uomo per mascherarsi da postino ed è già una buona prova, ma rimane il problema di come lo abbia avuto e soprattutto chi sia il misterioso assassino. “Tirdi, vai dal direttore della posta centrale e chiedi una lista dei nomi dei postini in servizio...chiedi anche una lista di chi ha prestato servizio e poi si è dimesso o licenziato”: Indubbiamente il misterioso assassino non si farà fermare dalla fuga della Vicolungo ma aspetterà il suo ritorno, sempre sperando che non scopra dove sia andata con il marito. Telefono in ditta e domando alla segretaria se il signor Caroli ha lasciato detto dove si sarebbe recato con la moglie, la risposta è negativa:”Mi spiace non ha lasciato detto nulla, mi ha dato l’impressione che era molto preoccupato”. Ringrazio la donna, per fortuna l’uomo è stato vago altrimenti c’era il rischio concreto che l’assassino avrebbe potuto scoprirlo. Il giorno dopo Cresi si presenta in questura. “Buongiorno commissario sono Amilcare Cresi, il mio capitano mi ha riferito della sua convocazione. Sono a sua disposizione”. Se devo essere sincero e dagli anni di servizio che ho, la mia prima impressione è che questo ragazzo non c’entri nulla con gli omicidi, ma a volte anche l’acqua cheta... “Grazie per essere venuto signor Cresi, come sa stiamo indagando su una sua vecchia amica. Sappiamo che il suo suicidio è stato causato da atti sconsiderati da parte di alcune persone quando frequentava il liceo. Purtroppo alcune di queste persone sono state uccise…”: “E io cosa c’entro commissario? Non capisco…”. “Sappiamo che l’assassino conosceva i nomi di queste persone, sono state uccise da una persona esperta e siamo certi che sia un militare”. Il ragazzo diventa pallido come un cencio. “Ora capisce che lei è un vecchio amico della povera Liverani, è militare ed è stato molto reticente sui giorni di permesso che ha preso che guarda caso, coincidono con gli omicidi”. “Mio dio, non crederà mica che sia l’assassino?”. “Signor Cresi io cerco solo di capire, se lei ha nulla da nascondere non ha da temere”. “Le giuro che quei giorni sono casuali, io non sapevo nulla di queste persone uccise. Ammetto che ho saputo della morte della mia amica per caso come ho detto al suo collega qui presente”. “Dove si trovava in quei giorni?”.
Il ragazzo esita a rispondere, sembra trincerarsi nel silenzio. Accusa il colpo e scuote la testa. “Perino, siamo a posto abbiamo un’altra Vicolungo con i pantaloni stavolta...non capisco, me lo spieghi lei...è un ragazzo intelligente e credo di non sbagliare”. “Io...mio dio, non posso...potrei fare...non posso...non posso…”. “Commissario, sono solo due i casi perché una persona non risponde: o è un complice ed ha paura della vendetta oppure c’entra una donna”. “C’entra una donna Cresi? Guardi che quello che ci dirà non uscirà dalla stanza”. “Però immagino che verrà controllato il mio alibi vero? Ovvio che verrà controllato! Non posso...”. “Lei sa che oltre che avere un’accusa di triplice omicidio non solo rischia il carcere ma anche la pena di morte? E’ da stupidi morire da innocenti, perché lei è innocente, basta solo che ci dica dove si trovava in quei giorni in cui avvenivano gli omicidi”. Il ragazzo inizia a piangere, poi flebilmente fa un nome, lo prego di alzare la voce perché possa sentire. “Sandro Giuffrida...ero con Sandro Giuffrida, lui è...sposato”. “E’ il suo amante quindi?”. “Si! Ma se la cosa si venisse a sapere può immaginare che scandalo”. “Dove lavora questo Giuffrida?”. “In uno studio di avvocati, lui è uno dei soci...mio dio...dovevo stare zitto!”. “Ha fatto bene a parlare, mi creda con discrezione verificheremo il suo alibi”. Il ragazzo esce dall’ufficio a testa china, domando a Perino di andare a parlare con questo Giuffrida:”L’indirizzo lo sappiamo, mi raccomando di essere discreto”. “Stia tranquillo commissario, vado subito”. Perino conferma ciò che il ragazzo ci aveva detto, era con Giuffrida. “Dapprima ha negato, poi quando ha capito cosa rischiava Cresi ha ammesso che erano insieme nei giorni degli omicidi delle ragazze”. “Quindi lo escludiamo dalle indagini, nel rapporto dirò che l’alibi del ragazzo è stato verificato senza specificare con chi era”. “Torniamo sempre allo stesso punto di partenza, chi è l’assassino?”. Non faccio in tempo a rispondere che squilla il telefono, è la Visentin, la domestica della signora Vicolungo. Ha la voce spaventata e singhiozza tra una parola e l’altra. “Si calmi signora, cosa è successo?”. “La villa...la villa...dio mio...un incendio...stanotte...” “Arriviamo subito!”. “Che succede commissario?”. “Andiamo alla villa, c’è stato un incendio e credo di sapere chi lo appiccato”. Vediamo il camion dei pompieri e dei nostri colleghi che tengono a bada i curiosi. La domestica ci viene incontro, è spaventata a morte.
“Io sono arrivata stamattina presto, dormo a casa visto che i signori non ci sono, se fossi stata presente…”. “No signora, non avrebbe potuto fare nulla mi creda ed è meglio così, avrebbe rischiato la vita per nulla”. Vedo il capo squadra dei pompieri e mi avvicino domandando come possa essere scoppiato l’incendio. “Posso dirle commissario che l’incendio è doloso, abbiamo trovato un paio di taniche di benzina vuote nel giardino”. “Possiamo fare un sopralluogo?”. “Aspetti ancora un attimo, stiamo spegnendo gli ultimi focolai”. Accompagniamo la domestica al bar in fondo alla strada e mi domanda chi avviserà i coniugi. “Ci pensiamo noi, se vuole chiamo un collega e la faccio accompagnare a casa”. La villa è distrutta, tutto l’arredamento è andato in fumo, l’odore acre riempie l’aria circostante. La fuliggine abbonda in giardino e sui rami degli alberi. “Crede che sia stato il nostro uomo?” mi domanda Perino. “Puoi scommetterci, in questo modo la Vicolungo e suo marito tornano di corsa in città”. “Se non lo fermiamo corriamo il rischio di avere un altro omicidio!”. “Concordo con te, andiamo non abbiamo nulla da fare”. Non abbiamo trovato indizi, le due taniche sicuramente non hanno impronte, anche se ho chiesto alla scientifica di esaminarle. Troppe persone hanno camminato sul prato del giardino e vicino alla porta di ingresso, inutile sperare di trovare qualcosa di interessante. In ufficio chiamo Caroli e comunico cosa è successo. L’uomo rimane parecchi minuti in silenzio poi esclama che sarebbero tornati a Torino. “Fa un errore nel tornare, chi ha appiccato l’incendio è lo stesso che vuole uccidere sua moglie, ne siamo sicuri”. “Cosa mi consiglia allora?”. “Sua moglie è accanto a lei?”. “No, è uscita con una sua amica”. “Non le dica nulla anche se capisco sia difficile, rimanga dove si trova, le prometto che prenderemo quell’uomo e quando sarà arrestato vi chiamerò, ma vi scongiuro non tornate”. Caroli risponde che rimarranno in Alta Savoia e che non dirà dell’incendio della villa, capisce che la vita di sua moglie è in pericolo. “Tirdi è arrivato?”. “Non ancora”. “Andiamo a mangiare, inutile stare in ufficio, faccio una chiamata a Maria poi possiamo andare”. Mamma Gina è sempre contenta quando mi vede e prepara subito il pranzo, poi mi domanda di Maria, le dico che sta bene e che la saluta tanto. “E’ una brava ragazza non se la faccia scappare...capisce cosa intendo”. Capisco bene cosa voglia dire e sorrido.
(Continua)
https://blog.libero.it/scontro/trackback.php?msg=16800376 I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio: Nessun Trackback Commenti al Post:
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero. |
Inviato da: paperino61to
il 22/04/2025 alle 07:50
Inviato da: nomadi50
il 21/04/2025 alle 21:22
Inviato da: paperino61to
il 20/04/2025 alle 07:54
Inviato da: g1b9
il 19/04/2025 alle 17:16
Inviato da: paperino61to
il 18/04/2025 alle 11:54