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Omicidi con ballo ( 8 capitolo)

Post n°3145 pubblicato il 24 Gennaio 2024 da paperino61to

 

Riassunto: Dopo Castello (ritrovato in una macchina intestata a Luigi Cialli) e a Claudia Gisolo, dipendente del Royal si aggiunge un altro omicidio viene compiuto, un certo Buso pregiudicato noto alle forze di polizia. Accanto al corpo un rotolo di soldi. Perino scopre che giorni prima aveva avuto un diverbio con un’altra persona minacciandola di parlare. Un testimone racconta che questa persona era alta con gli occhiali scuri, l’altezza è la costante di questo personaggio misterioso, anche la coppia che ha trovato il corpo di Buso ha visto un uomo alto allontanarsi in gran fretta. Cialli convocato in questura e messo di fronte a una fotografia ammette di aver conosciuto il Castello, ma non di averlo ucciso, queste foto mostrano anche un uomo seminascosto di cui non si riesce a vedere il volto. Il commissario va a parlare con Bersezio, titolare del Royal. Viene a sapere il nome della misteriosa ragazza che ossessionava Cialli: Iside Pavan. Berardi nota che l’indirizzo dato dalla ragazza è falso, lei abitava con Paola e Adele, due ragazze che lavorano al Royal e che confessano che la sala da ballo è solo una facciata. Bersezio spaccia droga e alcune delle lavoranti vendono il loro corpo ai clienti. Il commissario accetta di nuovo un invito della Valenti, donna spregiudicata e affascinante che attrae Berardi, inoltre la donna potrebbe sapere molte più cose di quello che sa sul Royal. Il commissario accetta l’invito della Valenti e con lei vanno al Royal. Nota che un uomo lo sta fissando e quando costui viene notato si dilegua, Berardi lo segue ma inutilmente, l’uomo si è dileguato dal retro del locale. Un barbone afferma di averlo visto uscire e la descrizione collima con le altre: alto, occhiali scuri. Pietro è il nome del barbone confessa di essere stato minacciato dagli uomini di Bersezio, in particolare da Buso. Adele la ragazza che lavora al Royal interviene per sapere cosa sia successo. E’ un amica del barbone come lo è Paola. Berardi convoca Pietro in questura per il giorno dopo. Dal colloquio viene a sapere che Iside Pavan, la ragazza che ossessionava Cialli non era affatto sparita, l’ha vista entrare nel portone a fianco dove abitano Adele e Paola, inoltre viene confermato che la sala da ballo è una copertura per gli affari illeciti di Bersezio. Berardi decide di andare dalle ragazze ha conferma di ciò che ha detto Pietro.

 

 

Saliamo all’alloggio delle ragazze, sicuramente a quest’ora sono in casa.

Una voce domanda chi è.

“Polizia, sono Berardi, avrei bisogno di parlarvi”.

Sento un leggero trambusto e per parecchi minuti solo più silenzio, poi la porta si apre.

“Ci perdoni commissario, ma non eravamo presentabili, entrate pure”.

Adele ci accompagna nella cucina e ci fa accomodare, seduta c’è Paola che ci saluta.

Noto un certo imbarazzo tra di loro.

“Possiamo offrirvi un caffè?”.

“Volentieri, grazie, lo vuoi anche tu Perino?”.

“Si grazie, però non disturbatevi ad usare la caffettiera grande, basta quella piccola”.

Mi volto verso di lui e domando il perché di questa affermazione.

“Venga a vedere commissario. La caffettiera è quella per quattro persone e loro sono in due tra l’altro è ancora calda, quindi a meno che le signorine non abbiamo l’abitudine di prendere due tazze a testa…poi se nota vedrà tre tazze e non due e sono ancora tutte sporche”.

Le ragazze nel cercare di dare una spiegazione si accavallano tra di loro, creando una confusione non da poco.

“Avete finito?”.

“Ci scusi commissario”.

“Bene, ora vi domando una cosa, ma dovete essere sincere con me, sono stato chiaro sul concetto sincere?”.

Non dicono nulla ma fanno un cenno di assenso con il capo.

“Dove nascondete la vostra amica Iside?”.

“Ma…ma commissario non sappiamo dove sia andata…glielo giuriamo…”.

“Forse non ci siamo capite, ho detto sincere e voi state mentendo signorine. Volete che mandi il mio collega a perquisire l’alloggio? So per certo che Iside Pavan è nascosta qui, non mentite!”.

“Non so chi glielo lo ha detto ma ha detto una bugia!”.

“D’accordo, iniziamo la ricerca, tu vai nell’altra stanza ed io incomincio da qua”.

“Ma lei non può non ha un mandato”.

“Me ne frego del mandato, ci sono stati tre omicidi e una vostra amica è scomparsa, diciamo ha fatto finta di scomparire, e vorrei capirne il perché di questa sceneggiata”.

Sento dei passi dietro di noi e una voce femminile: “Ha ragione il commissario ragazze, inutile continuare con la commedia”.

E’ la Pavan, e le voci sulla sua bellezza non erano campate in aria.

“Ora le racconto perché sono andata via anzi scappata dal Royal”.

“Benissimo, immagino c’entri Bersezio o  Cialli…”.

“Affatto, se fosse stato per le loro avances non avrei avuto problemi a mantenerli a distanza. Da quando sono stata assunta i due hanno provato a farmi la corte e cercato di portarmi a letto ma inutilmente”.

“Quindi escludendo questa ipotesi ne rimane una sola, lei ha visto qualcosa che non doveva vedere!”.

“Esatto! E non solo, ho anche sentito. Purtroppo uno degli uomini del titolare del Royal, un certo Buso mi ha visto, e non mi ci è voluto molto a capire che sarei stata in pericolo”.

“Vada avanti, c’entra Bersezio con l’omicidio di Castello e la Gisolo?”.

“Non direttamente è chiaro, l’ordine di ucciderli è partito da un’altra persona, non so dirle il nome”.

“Potrebbe descriverlo?”.

“E’ alto, circa un metro e ottanta, i capelli neri, portava sempre un paio di occhiali e aveva un anello al dito mignolo della mano destra, quel particolare mi è rimasto impresso non so dirle il perché”.

“Aveva qualche inflessione nel parlare?”.

“Accento torinese”.

“L’ha rivisto nel locale?”.

“Si, la sera dopo aver visto Bersezio e i suoi uomini scaricare delle casse, in quel momento ho realizzato che era lì per me. Sono scappata senza dire nulla alle mie amiche e mi sono rifugiata nella chiesa di via Nizza, è sempre aperta anche di notte. Alla mattina sono tornata a casa e ho messo al corrente Paola e Adele che ero scappata, ma mentendogli sul reale motivo della mia fuga dal Royal”.

“Ha visto cosa contenevano le casse scaricate?”.

“Droga, ne sono sicura, ho visto che hanno aperto un sacchetto per vedere se la roba era buona sapevo che nel locale girava quella roba ma non immaginavo che Bersezio fosse lo spacciatore, credevo fosse qualche cliente a portarla”.

“Cialli c’entra qualcosa?”.

“Si! Voleva entrare nel giro ma quella persona di cui vi ho accennato non voleva, era contraria, ha avuto una discussione con Bersezio piuttosto forte, minacciando che se Cialli avesse insistito l’avrebbe rovinato mandandolo in galera”.

“Le due vittime cosa c’entrano in tutto questo?”.

“Castello era innamorato della Gisolo e non voleva che lavorasse in quel posto, aveva capito che non era solo una sala da ballo. Credo che anche lei abbia visto qualcosa che non doveva vedere e se ne sia confidato con il suo ragazzo”.

“Quindi possiamo immaginare che lui sia andato dal Bersezio, e che questo ne abbia parlato con il nostro amico misterioso decretando la sua condanna”.

“Credo che lei abbia ragione commissario, anche la povera Claudia ha capito subito chi c’era dietro l’omicidio del suo ragazzo e quando ha deciso di parlare con lei, l’hanno uccisa”.

“Bersezio e soci non sanno dove abita, non ne hanno idea questo lo so per certo, ma se mi dà retta non le conviene stare qui. Se vuole la faccio accompagnare dai miei amici che abitano a Viù, sarebbe al sicuro”.

“Ha ragione Iside, è meglio se ti nascondi lontano da qui, noi facciamo attenzione se qualcuno ci segue ma esiste sempre un ma…”.

“D’accordo commissario preparo la mia roba”.

“Perfetto, possiamo fare una telefonata?”.

“Certamente, venga con me”.

Dopo la telefonata chiedo a Perino di accompagnare la Pavan a Viù con il taxi: “Poi torna indietro con l’autista”.

“Inutile signorine dire che se vedete quella persona descritta dalla vostra amica dovete avvertirci immediatamente”.

 “Commissario, non c’è dubbio che tutte le testimonianze concordano con la descrizione che ci hanno fatto del nostro misterioso amico”.

 

“Hai perfettamente ragione Tirdi…sento che c’è qualcosa che mi sfugge, un particolare che non riesco a mettere a fuoco…sono sicuro che se ci riuscissi darei un nome all’assassino”.

“Per Bersezio che intende fare? Lo arrestiamo?”.

“No! Vorrei pescarlo con le mani in pasta, non abbiamo prove certe. Piuttosto sarà meglio tenerlo d’occhio, scegli tu i colleghi, ma mi raccomando che non si facciano beccare altrimenti salta tutto quanto”.

Perino arriva nel pomeriggio dicendo tutto bene, vorrei fare una telefonata ai miei amici di Viù ma preferisco che il mio collega non senta.

“Esco un attimo”.

Mi reco al bar di fronte e domando di poter fare una chiamata.

“Ciao sono Marco, c’è mica la signorina Pavan?”.

“Si, te la passo subito…signorina per lei...”.

“Buongiorno Pavan mi scusi se la disturbo, ma c’è una domanda che vorrei farle…”.

“Prego commissario dica pure”.

“Riguarda la signora Valenti, cosa sa dirmi di lei”.

“Mi chiede se c’entra con gli affari di Bersezio? Le rispondo di no, non mi ha dato quell’impressione, sicuramente vive alle spalle degli uomini, ma non credo affatto che sappia della vera attività del Royal, potrò sbagliarmi sia chiaro”.

“Secondo lei, può conoscere il misterioso personaggio con l’anello?”.

“Può darsi, dovrebbe domandarlo a lei. L’unica cosa che posso dirle è che con Cialli ha avuto una relazione piuttosto turbolenta”.

“Cialli so che aveva un ossessione per lei signorina”.

“Si! La Valenti era un ripiego, brutta parola ma è la verità e credo che anche lei lo sapesse, ma come le avranno già detto lei vive alle spalle degli uomini”.

Torno in ufficio con il cuore più leggero, quel tarlo sulla Valenti complice di omicidi mi assillava, dovrò rivederla e questo mi mette, da una parte a disagio, dall’altra mi fa un immenso piacere.

“Ciao Edna, come stai?”.

“Bene Marco, grazie e te? Mi fa piacere rivederti, vuoi altre lezioni di ballo?”.

“Credo sia dura per te insegnarmi. Sto bene… ho voluto incontrarti per domandarti una cosa”.

Nel suo volto si legge un velo di tristezza.

“Dimmi pure se posso essere di aiuto…immagino riguardi l’indagine che stai conducendo”.

“Si!” e riferisco la descrizione fatta della misteriosa persona.

La Valenti non dice nulla per diversi minuti: “Mi sembra di averlo visto, ma non potrei giurarci, è lui l’assassino?”.

“Crediamo possa essere lui, cosa sai dirmi del giro di droga messo in piedi da Bersezio?”.

Mi guarda stupita, capisco che aveva ragione la Pavan, Edna non sa nulla.

“Sapevo che girava della roba, ma credevo che la portassero i clienti…come un giro? Ma che posto è il Royal?”.

“Un posto da evitare Edna, e non vorrei che tu fossi in pericolo. Bersezio mi ha visto con te”.

Lei mi prende la mano e mi dice di stare tranquillo, che non c’è nulla da preoccuparsi.

“Domani sera sono invitata da un amico ad andare nel locale”.

“Devi proprio…”.

“Non sarai mica geloso commissario…è un amico, stai tranquillo…e poi chissà che non veda la persona che state cercando”.

“Stai attenta è pericoloso, se lo vedi avvertimi non fare cose avventate mi raccomando”.

“Avventate? Intendi dire così?” e mi bacia, poi ride di gusto.

“Ciao commissario ora vado ho da fare delle commissioni”.

Questa donna mi sconcerta, non so cosa pensare o forse non voglio sapere cosa penso veramente.

 

L’indomani sera decido di andare al Royal da solo cercando di non farmi notare. Ho chiesto alle ragazze di farmi entrare dal retro.

“E’ fortunato commissario, stasera il locale è pieno, sarà difficile che la notino”.

“Meglio così!”.

Il locale è una bolgia e la musica viene coperta dal vociare. Evidentemente al sabato sera mezza città viene qui a cercare il divertimento.

Cerco di farmi notare il meno possibile, vedo al solito tavolo la Valenti con il suo amico. Ascoltassi la volontà andrei da lei, ma rinuncio. Dalla mia postazione dietro il tendone che porta nei corridoi del locale ho una buona visuale della sala. Il misterioso uomo non lo vedo, in compenso vedo Bersezio e i suoi tirapiedi parlottare tra loro ed uno di essi indica il tavolo dove è seduta Edna.

Un brivido corre sulla mia schiena, decido di aspettare ad intervenire. La coppia decide di scendere di sotto per ballare, un paio di uomini gli vanno incontro e noto che l’uomo che era con la Valenti si allontana di gran passo. La donna viene invitata ad andare con loro, mi nascondo e mi passano accanto senza notarmi.

“Se fai la brava non ti succede nulla, dobbiamo solo farti qualche domanda”.

“Vi prego, non fatemi del male, cosa…cosa volete da me? A…”.

Un coltello spunta in mano a uno dei due: “Se urli sei morta!”.

La porta del retro si apre e i due escono, decido di seguirli.

“Vai a prendere la macchina, io aspetto con lei…vedrai signorina che stasera ti divertirai”.

Appena si allontana decido di intervenire, mi avvicino di soppiatto e con il calcio della pistola colpisco tramortendo l’uomo.

La Valenti mi guarda con le lacrime agli occhi, vorrebbe abbracciarmi.

“Zitta Edna, dobbiamo fare in fretta”.

Giriamo l’angolo e vedo la chiesa dove si è rifugiata la Pavan, entriamo e ci nascondiamo dietro il pulpito. Lei mi guarda spaventata, vorrebbe parlare ma non ci riesce.

“E’ tutto finito Edna, tranquilla, ci sono io adesso a proteggerti. Vieni qui, abbracciami”.

La chiesa è nel silenzio più totale, evidentemente agli uomini di Bersezio non verrà in mente di cercarci qui.

 (Continua)

 

 

 
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