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Messaggi di Maggio 2020

 

Cover, fortissimamente cover

Post n°2609 pubblicato il 30 Maggio 2020 da paperino61to

Eccoci di nuovo al rockcafè per una serata in allegria, in compagnia delle sette note. Stasera va in scena gli anni 60'.

 

        

 

 

 

       

 

 

 

         

 

 

 

         

 

 

 

 

 
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Capitana Cimpa, terrore dei sette mari

Post n°2608 pubblicato il 27 Maggio 2020 da paperino61to

Abbiamo tutti noi sentito parlare di corsari, bucanieri, filibustieri, molti di voi sicuramente hanno visto i film di questo genere. I suoi illustri colleghi vanno da Sir F. Drake, E.Teach detto Barbanera, F. L’Olainnes detto l’olandese volante, H.Morgan, Calico Jack e le donne voi direte? Sino ad ora si sapeva solo di due donne , la cinese Ching Shih e Anne Boy, ora grazie a Paperino si è saputo anche di questa madame Cimpa, ma quasi nessuno ha mai sentito  parlare di questa signora, vero terrore dei sette mari.

Paperino è venuto in possesso di una copia di un giornale chiamato “La voce dei pirati”  del 1750 ( e mi ha chiesto di poterlo condividere con voi), si scopre che codesta signora imperversava in tutti i mari, compreso laghi con annesse baite, innalzando la sua terribile bandiera: una bottiglia su sfondo nero.

Il suo vascello era chiamato Fuffi. Un vascello di colore viola, veloce e armato di ben 14 cannoni, tutti quanti rigorosamente con dei fiori dentro. L’equipaggio da come riporta il cronista, era composto da quindici uomini, non sappiamo se seduti sulla cassa da morto a bere del rhum, come recita una loro famosa canzone.

Nell’articolo ci sono diverse interviste riportate a questi uomini in merito alla loro vita a bordo. Al mozzo Eddie “Iron” Maiden , viene chiesto del perché il vascello era di colore viola, risponde: “ Amico tu avresti solcato i mari con una nave di color rosa? Io no! Un giorno arriva al porto la capitana, con un carretto pieno di bidoni di vernice, una parte di colore rosa e l’altra viola. Ci domanda: ragazzi che colore scegliete? Ovviamente il colore della nave va poi di pari passo con il colore dell’uniforme!”.

“Vero, andò proprio così!” fa eco il cuoco di bordo, un certo  Gigì Cavaqualcosa, di origine napoletana, proseguendo dice: “ Ti dirò, andare all’abbordaggio vestiti di un completo rosa non è certo il massimo per dei pirati. Immagini le risate che avrebbero fatto le vittime? Guarda…arriva Froufrou, ma quant’è carino…ma quant’è bellino”.

Solo un certo Jonathan soprannominato Grande Fratello era a favore, ma viene messo a mollo in un bidone di aceto per una decina di giorni, fino a quando cambiò idea ed accettò il viola.

“Certo anche con l’uniforme viola non era il massimo, ma giungemmo ad un accordo con la capitana, solo i pantaloni erano di quel colore, le maglie potevano essere di qualsiasi colore. Questo accordo fu siglato grazie al sindacato della Confraternita della Tortuga, che Dio lo abbia in gloria”.

Il cronista racconta anche de curioso nome data alla capitana: Cimpa.

“Il soprannome le fu dato, quando la salvammo da una triste morte. Era alla deriva con un pedalò nel mare dei Sargassi, l’aveva preso in noleggio al bagni Gabibbo di Bergeggi. Portata a bordo, il nostro capitano disse di distenderla sul letto della sua camera, e il medico chiamato ordinò di portare dell’acqua, era disidratata”.

La testimonianza di Morganetto, pro zio del famoso Morgan cantante/musicista: “La donna al sentire nominare la parola acqua, balzò in piedi come una furia, afferrò il medico, fissandolo con due occhi che lanciavano fiamme e disse : “L’acqua va bene per lavarsi..forse…e non ne sono manco sicura. Se avete del rhum, gin o qualsiasi cosa che sia superiore ai 40 gradi va bene, altrimenti andate al diavolo”.

Il capitano rispose che avevano saccheggiato una nave di alpini la: Ergo sum alpin proveniente da Trento, a bordo c'era un carico di bottiglie di grappa . La donna saltò dal letto e andò nella stiva, ritornò dopo un paio d’ore, con la sorpresa di tutto l’equipaggio non era ubriaca per nulla, da allora fu chiamata Capitana Cimpa.

“Prese il posto del capitano, quando quest’ultimo fu azzannato da una tartaruga delle arcipelago delle Galappos. Il povero diavolo non si accorse che si era seduto su una di esse, e questa, stufa del suo pesante fardello si incazzò, mordendolo…esatto proprio in quel punto. Il capitano urlò come un forsennato scappando dentro la foresta con la tartaruga attaccata, andammo a cercarlo ma non riuscimmo a trovarlo. Pace all'anima sua”.

Uno delle caratteristiche di quella ciurma terribile era il loro grida di battaglia: “ Trinca, Trinca, con la Cimpa andiam a conquistar”.

“Mettevamo i brividi alle vittime, avevamo sete di conquista, di sentire l’odore del sangue, della polvere da sparo…peccato però che i cannoni facevano da fioriera: abbellisce la nave, rispondeva la capitana!”.

Interviene un uomo dell’equipaggio, soprannominato la Pulce d’acqua: “Il giorno in cui attaccammo una goletta napoletana, sparammo rose rosse, non c’eravamo più ricordati che avevamo messo dei fiori dentro le bocce dei cannoni, immagina la figura che facemmo".

“ Ricordo, anche che un certo Ranieri di Napoli, che cantava al Bar di Porto Alegre ci cantò sopra prendendoci in giro? Rose rosse per te ho comprato stasera Cimpa cara mia…imbarazzante!”.

Una domanda del cronista fu se la capitana Cimpa avesse avuto degli amori.

 

  “Si, ne aveva avuti, ma uno in particolare le faceva battere il cuore, una certa Viola. Rimanemmo stupiti, siamo pirati aperti a tutto, ma insomma, ci sembrava una cosa strana…poi venimmo a sapere che la viola era una certa squadra che correva dietro a un pallone inutilmente, visto che da quello che ci raccontava manco il torneo di San Bidone , riuscivano a vincere”.

“Vero, credemmo che amasse un’altra donna, tanto vero che le presentammo Miss Tortuga, una bellezza creola, che non apprezzava molto gli uomini…rischiammo grosso, credimi, amico molto grosso”.

“Ci fece mettere tutti in fila sul ponte della nave, poi con la spada in mano domandò chi fosse stato l’idiota di presentargli quella donna :”Non abbiate paura, rispondete, giuro che non vi farò nulla…al massimo un colpo secco…zac…e il vostro inquilino di sotto cadrà per terra, non sentirete nulla, credetemi vi amo troppo per farvi soffrire!”.

“Nessuno di noi rispose, ci salvammo solamente perché dall’alto della coffa, la vedetta gridò: “Nave in vista…nave in vista”.

La carriera di Capitana Cimpa durò  fino a quando in una betola della Giamaica, trovò un certo chitarrista che suonava musica locale di nome Marley detto el Rasta, che la impalmò dopo un paio di giorni di permanenza sull’isola. Da allora la donna appese al chiodo la spada e rinunciò per sempre alla pirateria.

L’equipaggio rimasto orfano, decise anch’esso di lasciar perdere quell’attività così redditizia, avventurosa si ma anche molto pericolosa.

Alcuni divennero allevatori, altri invece aprirono dei negozi dove si vendeva la famosa “erba” della Giamaica, altri ancora divennero della star dei reality di allora: “Abbordaggio senza paura” o come “ Pirati live “ condotto da una certa Barbara D’Orsetto, famosa conduttrice di Tele Menga 5.

Questa è la storia della  Capitana Cimpa, una donna pirata che solamente grazie a questa copia de “La voce dei Pirati” si conoscono le sue gesta. Una donna che faceva gelare il sangue ai suoi nemici, ma nel contempo anche bollirlo visto la sua bellezza non indifferente.

 

 

 

 

 

 
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Sindaci "Urlanti"

Post n°2607 pubblicato il 25 Maggio 2020 da paperino61to

Parliamo di sindaci, costoro strepitano, urlano, si strappano le vesti ( oddi se l'Appendino lo facesse non mi dispiacerebbe lo ammetto, spero mi perdoniate della battuta maschilista), dopo che hanno saputo o visto le fotografie sulla "movida" o nei "parchi" presi d'assalto dalle persone. 

Sorge il dubbio che sia la solita sceneggiata all'italiana, nel senso, che i sindaci Hanno il potere di emettere non solo ordinanze ma di Farle Rispettare, con l'appoggio di Prefetti e Questura e Protezione Civile.

Se non avviene, è perchè i tre soggetti nominati, o non Hanno avuto l'ordine oppure gli hanno avuti ma si Voltano dall'altra parte ( cosa che è la più probabile).

Ieri al parco vicino a casa, una miriade di persone, con tanto di Assembramento, di partitelle con il pallone, gente con mascherina e senza. Un tizio della Protezione Civile ( uno solo) che passava a controllare, che cosa non lo so, visto che non si è degnato manco di chiamare le forze dell'ordine.

Capisco che dare multe è un deterrente che lascia il tempo che trova, ma se veramente si a rischio di contagio o di ripresa del contagio, grazie alla stupidità di tante persone, allora si ha il Dovere di Intervenire, sgombrando l'assembramento. 

Quindi cari Sindaci risparmiate il fiato, tanto alla fine della fiere siete solo Ipocriti. 

Badate bene che questo vale anche per i Presidenti di Regione, tutti a strepitare, urlare, imprecare, addiruttura vogliono prendere il lanciafiamme ( vedi DeLuca) e poi? I controlli sono...spariti, evaporati, svaniti...this is Italia, e noi siamo italiani ricordiamocelo, pochi Ligi al rispetto delle regole... da chiunque voglia imporle.

 
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Un Trio a sette note

Post n°2606 pubblicato il 23 Maggio 2020 da paperino61to

Questo gruppo ve lo presentanto tempo addietro nella versione rockabilly, ora si ripresenta al rockcafè in una versione più  " rock' soul" e meno anni 50'. Buon ascolto con Kitty, Daisy e Lewis. 

 

         

 

 

 

         

 

 

 

 

         

 

 

 

 

         

 

 

 

 

   

 
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Il passato chiede aiuto (11 capitolo)

Post n°2605 pubblicato il 21 Maggio 2020 da paperino61to

Riassunto: Il commissario Berardi indaga sul presunto suicidio di un marito di una sua vecchia amica di gioventù. Fin dalle prime indagini Berardi evidenzia incongruenze e cose poche chiare come il referto stilato dal medico Merlo. Nel proseguo dell'indagine viene a sapere che la vittima iscritta al Circolo Sartori usava un nome falso, che una sua cliente oltre che essere l'ultima persona ad averlo visto vivo era anche l'amante. La donna è la moglie di un noto avvocato torinese. Il commissario capisce che c'è un legame tra i tre personaggi: il dottor Merlo e i coniugi Relli e crede che anche l'avvocato Pergola che difende dall'accusa di omicidio la moglie del Relli e il dottore sia implicato. La svolta arriva quando un agente della polizia segreta fascista( L'Ovra) domanda spiegazioni sul perchè indaga sulla morte di un loro agente: Fausto Calenda, lo stesso nome che la vittima usava al Circolo Sartori. I coniugi Merlo vengono arrestati alla frontiera e portati in carcere a Cuneo dove diversi giorni dopo confesseranno la loro partecipazione alla messa in scena del delitto, i Relli riescono a scappare e sembravano scomparsi dalla faccia della terra. L'avvocato Pergola viene arrestato e portato in questura.

 

 

L’uomo ha un mancamento, sbianca in volto e si mette la testa tra le mani, capisce che sta rischiando la galera. Aggiungo anche che l’Ovra  sta indagando sulla morte di Comi, a quel punto l’uomo inizia a piangere, sa bene che fine farà se la polizia segreta arriva a lui.

“La prego commissario, lei mi deve aiutare…non voglio morire per Relli, non voglio!!”.

“Forza Pergola, allora parli”.

“Si, è la cosa migliore che posso fare! Relli è anche lui un agente dell’Ovra, frequenta gli uffici qui a Torino…e con la moglie hanno messo in atto il furto dei soldi che entrano nella sede. Piccole somme, ma che sommate fanno una bella cifra”.

“L’impiegato non si è mai accorto di nulla?”.

“Credo che all’inizio non se ne sia accorto Relli falsificava il bilancio, ne aveva la possibilità di farlo, ma poi visto che hanno mandato Comi ipotizzo che abbia scoperto la truffa”.

“Come hanno fatto a sapere che Comi era un’agente della polizia segreta?”.

“Per puro caso, Relli ha intercettato per sbaglio una lettera destinata al responsabile della sezione, ha letto il nome di Fausto Calendo”.

“Quando l’agente si è presentato al circolo Sartori con quel nome ha decretato la sua fine”.

“Esatto, quando Relli ha saputo come si chiamava non ci ha messo molto a capire perché era li. L’ha fatto pedinare ed ha scoperto che il vero nome era Comi, avvocato pure lui”.

“La moglie cosa c’entra in questa faccenda?”.

“Relli voleva assolutamente sapere cosa avesse scoperto prima di decidere se ucciderlo, quindi decise con l’assenso della moglie di essere dapprima sua cliente e poi eventualmente amante, in modo da carpire informazioni”.

“Lei cosa c’entra in tutto questo?”.

“Io conoscevo Comi da anni, pur non sapendo che era un agente dell’Ovra, e Relli che sapeva che ero suo amico, mi chiese di presentarle sua moglie”.

“Immagino che anche lei avrà avuto un tornaconto in fatto di soldi!”.

“Si, altrimenti non sarei entrato nel loro giro!”.

“Chi ha ucciso Comi?”.

“La Felissi ha ingaggiato due balordi travestiti da poliziotti, non so come si chiamino ne dove li ha trovati. Poi il giorno dell’uccisione lei era nello studio di Comi. L’avvocato non sospettava nulla quando se li è trovati davanti”.

“Perché la donna era presente?”.

“Voleva accertarsi che non potessero esserci intoppi. Fu lei a chiamare il dottor  Merlo, avevano concordato il piano da tempo, la Felissi si sarebbe spacciata per la moglie della vittima, in modo che la segretaria di Merlo potesse eventualmente testimoniare di questa telefonata”.

“Comi non ebbe mai dubbi sulla sua amante?”.

“No, forse lui era veramente innamorato, non posso dirlo con certezza. Commissario ora che ho detto tutto, mi aiuterà? “.

 “Vedrò quello che posso fare, per ora lei andrà alla Nuove”.

Con Perino vado a Cuneo, il colloquio con il dottor Merlo e sua moglie dura poco, al solo sentire nominare l’Ovra diventano collaborativi e anche i coniugi chiedono di non essere consegnati a loro.

“Bravo Berardi, e ora che facciamo con l’agente venuto qui? Lei dovrebbe dirgli cosa ha scoperto, nel frattempo ha fatto pervenire i nomi di chi frequentava la sezione dell’Ovra ”.

Leggendo ho la conferma di ciò che Pergola ha detto: l’avvocato Relli era un’agente di quella sezione.

“Lo so signor questore, ma voglio prendermi un paio di giorni di tempo, se riesco a catturare i coniugi Relli potrebbe essere la loro salvezza altrimenti…”.

“Le concedo quarantotto ore di tempo, poi chiamo l’Ovra, è tutto quello che posso fare per lei”.

Verso sera arriva una chiamata dal commissariato di Susa, un auto era stata abbandonata in una stradina dalle parti di Chiomonte, targa e modello dell’auto sono quelle che aveva diramato Tirdi, ma della coppia nessuna traccia.

“Stanno tentando di passare la frontiera a piedi e rifugiarsi in Francia Tirdi dirama sia ai nostri colleghi che quelli francesi di bloccare i Relli alla frontiera, manda loro le fotografie dei fuggitivi”.

Purtroppo per loro non siamo riusciti ad arrestarli, i coniugi sembrano scomparsi dalla faccia della terra. Il termine è scaduto senza che avessi notizia dei fuggitivi.

“Bene Berardi, ha fatto un buon lavoro, ora ci pensiamo noi, vedrà che noi li troveremo. Per quanto riguarda gli altri loro complici è affare vostro, noi vogliamo i Relli”.

Con questa frase la sentenza di condanna a morte per i coniugi è effettiva, ovunque si siano nascosti è difficile che lo rimarranno per lungo tempo.

Esco dall’ufficio e vado a trovare Lucrezia, le racconto di come è finita l’indagine e del perché suo marito è stato ucciso.

“Ettore un’agente dell’Ovra?...Ma ne sei sicuro? Mi sembra impossibile”.

“Si, lo era, è venuto un suo collega in questura, tuo marito come copertura usava il nome di Fausto Calendo quando operava. Erano dubbiosi che si fosse suicidato e quando hanno saputo che stavo indagando non  hanno messo molto a capire che era stato ucciso”.

“I colpevoli li avete presi?” le mani della donna stringevano con forza il fazzoletto.

“ I complici tutti, solo i Relli sono scappati, ma a loro ci penserà L’Ovra”.

Lucrezia guarda il bambino che sta colorando un disegno e mi chiede se Ettore era l’amante di quella donna, i suoi occhi mi implorano di dirle di no.

“No credimi è la verità, la Felissi si è spacciata per una cliente, assidua sicuramente , ma non era l’amante di tuo marito”.

“Grazie Marco, grazie a nome anche di Giacomo…” si alza e mi bacia sulle labbra, poi si allontana piangendo.

Dopo un paio di settimane sulla Stampa compare un articolo dove si legge che una coppia di italiani è morta in un agguato su una strada fuori Chambery: “ Tommaso Ghirardi e la sua consorte sono stati uccisi sulla loro auto, la polizia ipotizza una rapina andata a male ” vi era anche la fotografia delle vittime: erano i Relli.

Pur essendo stati degli assassini e ladri non posso fare a meno nel dire che la Giustizia non è quella dell’Ovra, e sono sicuro che con il tempo arriveranno a prendere anche chi ha premuto il grilletto.

La notte è silenziosa mentre torno a casa riflettendo su un amore di gioventù, e di come il destino a volte si prenda gioco delle persone facendoli rincontrare come attori in una tragedia greca, dove il titolo avrebbe potuto essere: un passato che chiede aiuto.

                                             Fine

Grazie a tutti per aver seguito il commissario in questa sua nuova indagine.

L’Ovra è esistita realmente, ebbe vita dal 1927 al 1943, era la polizia segreta fascista, organo costituito a debellare con tutti i mezzi ogni forma di contestazione o sovversiva  verso il governo Mussolini.

Lucrezia, personaggio anch’essa esistito, era stata una “fiamma” di gioventù del sottoscritto( ovviamente il cognome è quello scritto in questa storia), quegli amori adolescenziali che rimangono nel cuore e nei ricordi per sempre. 

 
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