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La daga insanguinata (6 capitolo)

Post n°2966 pubblicato il 13 Settembre 2022 da paperino61to

Riassunto: Un assassino di prostitute si aggira per le strade di Torino. A dare manforte alle indagini c'è anche il maresciallo Rimaudo, che seguendo una scia di sangue lo porta dalla sua città Savona fino a Torino. Nessuno ha visto in faccia l'omicida ma sempre solo di spalle e in lontananza. Berardi decide di chiedere aiuto agli sfruttatori chiedendo di sorvegliare le loro ragazze e intervenire in caso di aiuto di quest'ultime. Con Rimaudo decide di fare un giro nei bordelli della città con la scusante di un controllo ma la verità è che pone domande su eventuali problemi con qualche cliente. Tornato in ufficio, un certo signor Melo consegna al commisario un'agenda, con delle pagine strappate e macchie di sangue sulle rimanenti. Sui fogli Berardi trova dei nomi, sicuramente quelli dei clienti dell'ultima prostituta uccisa. Il prefetto "consiglia" Berardi di lasciare stare le indagini e concentrarsi su eventuali attentanti ai nazisti presenti nella città, al contrario del questore che in privato lo esorta ad andare avanti, facendo molta attenzione. 

 

 

   Maria è già a casa, mi domanda se ci sono novità e vista la mia reticenza nel parlare capisce che non ve ne sono.

“Cosa stai pensando?” mi domanda sedendomi accanto sul divano.

La guardo e vorrei dirle la verità, la mia paura è che l’assassino decida di non uccidere solo prostitute ma donne come Maria, evito di esprimere il mio pensiero, rischierei solo di spaventarla.

“A questa brutta faccenda…ho chiesto aiuto agli sfruttatori, ti rendi conto cosa sono stato costretto a fare? Pazzesco, un poliziotto che chiede aiuto a chi sfrutta le ragazze facendogli vendere il proprio corpo!”.

“Marco, se serve per salvarle la vita hai fatto bene, capisco il tuo disgusto per queste persone, ma ripeto se le salvi da un maniaco assassino hai fatto più che bene. Ettore che dice in merito?”.

“Anche a lui non andava a genio quest’idea, ma si è trovato d’accordo con me, non abbiamo scelta. Anche il questore era titubante ma capisce la gravità della situazione”.

“Andiamo a dormire, hai la faccia stanca, un po’ di sonno può solo farti bene”.

Nel pomeriggio del giorno seguente mi chiama Bosio, uno dei due papponi convocati in questura.

“Commissario, ieri sera uno dei miei uomini ha dovuto intervenire, una ragazza si è messa a urlare chiedendo aiuto. Il mio uomo che era nascosto è corso immediatamente, ha visto una persona scappare di corsa ma non è riuscito a prenderlo”.

“Dove lavora la ragazza?”.

“Nell’alloggio di via Bava angolo corso Regina Margherita”.

“Ci vado subito, tu fammi parlare con il tuo uomo”.

L’uomo ci aspetta all’ingresso del portone, anche lui è una nostra conoscenza.

“Ciao Rismondo, allora dimmi come si sono svolti i fatti”.

“Commissario, io ero nascosto dietro quelle casse; un uomo è entrato con Simona che abita in quell’alloggio laggiù, proprio di fronte a noi. Dopo una ventina di minuti, ho visto la porta aprirsi e uscire di corsa l’uomo e subito dopo la ragazza che chiedeva aiuto”.

 

L’alloggio è situato nel cortile dello stabile, bussiamo alla porta e viene ad aprirci una donna di mezza età, domanda chi siamo e cosa vogliamo, poi vede il volto di Rismondo e decide di farci accomodare.

“Sono della polizia Lara, vogliono parlare con Simona”.

“Entrate pure, vado a chiamarla, la poveretta è nel letto, non si è ripresa dallo spavento”.

La ragazza ci guarda con circospezione, ha i capelli arruffati, un lembo del vestito è strappato, il collo è arrossato come se qualcuno avesse tentato di stringerlo.

“Ciao Simona sono il commissario Berardi e questo è il mio collega Tirdi, riesci a dire cosa è successo?”.

La ragazza si aggrappa alla donna, trema e scuote la testa.

“Non devi aver paura di noi, vogliamo solo sapere se puoi descriverci quell’uomo. Dalla tua risposta dipendono le vite di molte altre donne”.

Simona si siede e mentre ci guarda domanda alla donna un bicchiere di liquore.

“Non l’avevo mai visto, io come al solito ero all’angolo della via con il corso. Una macchina si ferma un po’ più avanti e scende un uomo, si avvicina e mi domanda il prezzo poi risale in auto. Un paio di minuti dopo sempre dalla stessa macchina scende un altro uomo. E’ alto, molto alto, indossa un cappotto nero con il cappello dello stesso colore. Si avvicina e capisco che ha accettato il prezzo, mi incammino verso l’alloggio, noto che il volto è coperto da una sciarpa e intravedo solo gli occhi, ma non so dirle che colore siano”.

“Poi che succede?”.

La ragazza prende la mano della donna e gliela stringe forte.

“Entriamo, domando se vuole bere, scuote la testa e si guarda attorno. Io mi reco nella camera da letto ed inizio a spogliarmi, prima però gli chiedo i soldi. Lui borbotta qualcosa che non capisco, la sua voce è metallica quasi gutturale, si avvicina, mi strappa i vestiti e mi tocca, al mio rifiuto cerca di stringermi il collo. Non so come ma riesco a liberarmi e mi metto a urlare. Lui sembra spaventato, si ferma, mi tira un pugno e mentre cado vedo che apre la porta e scappa”.

Interviene Rismondo dicendo che è entrato subito nell’alloggio:” Ho visto lei a terra che chiedeva aiuto. Io sono subito uscito per cercare di fermare quel bastardo ma non ci sono riuscito. Ho sentito un auto andare via a gran velocità, ma non so dire che modello di auto fosse”.

“Un paio di domande poi la lascio tranquilla. La prima riguarda l’uomo che ha tentato di ucciderla, ha detto che sua voce aveva un suono metallico, cosa vuol dire?”. 

 “Che aveva un accento strano, non era italiano di sicuro, e anche la persona che mi ha solo chiesto il prezzo parlava la nostra lingua con un accento ridicolo.”.

“L’altra domanda riguarda l’auto, l’aveva già vista altre volte in zona?”.

“No…aspetti commissario, tre sere fa un’auto è passata un paio di volte qui, rallentava e poi ripartiva, però non so dirle se era la stessa macchina di quel…”.

“Ci è stato molto utile signorina, e tu Rismondo hai fatto un buon lavoro. Un consiglio che posso darti è di portare la ragazza fuori città, per quella persona è una testimone molto pericolosa!”.

Torniamo in ufficio e chiamo Ettore per comunicargli la novità.

“Un piccolo passo in avanti, cosa pensi dell’inflessione dialettale che ha sentito la ragazza?”.

“Non lo so, a volte gli spaventi ti fanno vedere o sentire cose strane, quell’uomo le ha chiesto solo quanto voleva…due parole in tutto, viene difficile capirne la provenienza”.

“Anche questo è vero, quello che è sicuro è che l’assassino ha un complice”.

“Ecco spiegato come sparisce dopo i delitti, il complice lo aspetta con l’automobile, potrebbe essere lo stesso che parlava in italiano seppur in maniera ridicola?”.

“Il pappone non ha riconosciuto il modello di auto?”.

“No, solo il colore scuro”.

Mi reco dal questore per aggiornarlo sugli ultimi avvenimenti, prima di uscire mi domanda perché mi sono recato in un certo bordello.

“Vedo che la proprietaria si è subita data da fare!”.

“Berardi, quella donna è pericolosa, mi creda, ha amicizie altolocate che neanche si immagina. Io ho le mani legate non se gli conviene proseguire lo stesso visto la sulla gente che frequenta quella casa. Per la cronaca l’ho saputo dal prefetto”.

“La ringrazio signor questore, ma mi assumerò le mie responsabilità se caso mai ce ne fosse bisogno. Dipende dal nostro uomo, per ora ha ucciso solo prostitute che lavoravano per conto loro, ma se la pista mi portasse dalla nostra cara Alfonsina Neri alias Madame Giselle, non mi tirerò di certo indietro!”.

“Non avevo dubbi commissario, lei è un ottimo elemento!”.

(Continua)

 

 

 
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