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Messaggi del 22/02/2019

 

La ghiaccia di Porta Pila( Sesto capitolo)

Post n°2439 pubblicato il 22 Febbraio 2019 da paperino61to

Riassunto: In un afosa Torino, il commissario Berardi indaga su un omicidio di un professore di licero:Ettore Beraudo. Il delitto sembra inspiegabile, senza nessun motivo. Le uniche persone che frequentava era uno studente e un segretario locale del partito fascista.Durante una perquisizione a casa della vittima, il commissario trova una chiavetta, capisce che è di una cassetta di sicurezza, ma nessuna banca o posta ha registrato il nome di Beraudo. Un'altra vittima si aggiunge all'indagine, un poliziotto infiltrato al circolo Dilma, dove Ferrini ( segretario fascista) e Larassi( lo studente) lo frequentano. Mentre il commissario si reca alla stazione per l'arrivo di alte personalità da Roma, incontra la sorella di Beraudo, e nelle parole di quest'ultima Berardi riesce a capire sotto che nome si era registrato il fratello per la cassetta di sicurezza. Con Tirdi e la donna si recano in banca, e dentro la cassetta, trova un'agenda, leggendola capisce il movente dell'omicidio. Con Tirdi, si reca urgentemente alla stazione, ma arriva in ritardo e di conseguenza decide con alcuni miliziani di bloccare le auto delle personalità accompagnate da Ferrini alla sua villa. 

 

 

I minuti sono interminabili, il caldo si fa sentire ancora di più nell’abitacolo della macchina. Dalla questura ho richiesto l’intervento di agenti, quella gente è decisa a tutto e non credo si lascerà arrestare facilmente.

“Commissario, ma in quella agenda ha scritto Beraudo?”.

“Ha fatto nomi e cognomi degli attentatori ai tre uomini arrivati da Roma, spiegando dove e quando si sarebbe commesso l’omicidio”.

“Ma…colpire De Bono e…ma sono pazzi? Il motivo quale sarebbe?”.

“Beraudo spiega anche questo,  come spiega anche la sua sensazione di essere considerato un traditore e di sapere che su di lui pende la condanna a morte”.

Arriviamo all’incrocio con la discesa, l’auto di Ferrini non è ancora arrivata. Dopo un paio di minuti  sento il rumore delle auto che stanno per arrivare.

“Camerati, tenete ben in vista le vostre armi, non fate nulla se non a un mio ordine! Posso solo dirvi che per voi ci sarà un encomio del Duce!”.

Le due auto provenienti dalla discesa rallentano per poi fermarsi al mio alt. L’autista della prima vettura scende e domanda cosa sta succedendo, rispondo di scendere immediatamente con le mani alzate.

Scende anche Ferrini, mi guarda con odio ed impreca se sono diventato pazzo. Gli occupanti della seconda auto, scendono perplessi , De Bono mi viene incontro.
“Commissario Berardi, posso sapere il piacere di questa sua messa in scena? “ .

Poi si rivolge a Vecchi e al senatore Fedele: ”Signori, vi presento il commissario Berardi della questura di Torino, un ottimo elemento della nostra polizia…purtroppo ha un difetto, non è un fedelissimo devoto del nostro partito…non è così Berardi?”.

“Lasciamo perdere la devozione De Bono!”. La mia voce è seria, il mio sguardo va a Ferrini ed ai suoi uomini.

“Che succede commissario? Perché ci ha fermati?” domanda Vecchi.

“Ferrini, in nome della legge, ti arresto te come mandante degli omicidi di Beraudo e del nostro collega Giorgini, e di essere anche l’ideatore dell’attentato ai danni di De Bono, Vecchi e Fedeli, qui presenti!”.

I tre nominati si guardano tra loro, non sanno cosa dire, balbettano un: “Ma è sicuro di quello che dice? Conosco Ferrini da anni…”.

Consegno l’agenda a Fedele, sfoglia alcune pagine, poi la passa a De Bono il quale sbianca in volto.

“Tenga Berardi, faccia il suo dovere!”.

“Purtroppo, non finisce qui, ci sono ancora gli uomini che attendono il vostro arrivo sul luogo dell’attentato. Devo arrestare anche loro, ho richiesto rinforzi dalla questura”.

De Bono chiama un miliziano e ordina che venga inviato qui immediatamente un reparto: ”Faremo piazza pulita di questi infami!”.

“ Voglio  prenderli vivi, devono confessare, in ballo ci sono due delitti non solo l’attentato alla vostra persona…dopo di che fate quello che volete di questa gente…devo giustizia a una vedova e a suo  figlio”.

“Ha ragione Berardi, chiedo scusa, mi sono lasciato trascinare dall’impulso.

Il camion con i miliziani fascisti arriva dopo una decina di minuti, e altrettanti minuti ne impieghiamo ad arrivare sul luogo dell’attentato. C’è uno scambio a fuoco dove due degli attentatori muoiono, mentre gli altri cercano la fuga attraverso i campi inutilmente, vengono arrestati tutti.

Entro nella casa cantoniera predisposta per l’attentato, uno dei morti è Laressi, lo studente del Belli.

Tirdi esclama:”Povero ragazzo!”.

“Già, si è trovato in un meccanismo più grande di lui, indotto da chissà quali miraggi”.

La notizia dell’arresto di Ferrini e dei suoi uomini fa il giro della città, sia la sua signora che il padre di lei si fiondano nel mio ufficio per chiedermi spiegazione.

“Purtroppo cara signora, vostro marito è coinvolto in due omicidi e non solo, ci sono prove schiaccianti riguardante un attentato alle tre personalità arrivate da Roma”.

“Mio Dio…ma per quale motivo Claudio?...”.

“Carriera, la parola è carriera politica. Suo marito con l’appoggio di alcuni esponenti di Roma, pensava di togliere di mezzo De Bono per prendere il suo posto. Il professore Beraudo avrebbe preso  invece il posto di Vecchi al ministero dell’educazione su promessa fatta da vostro marito. Purtroppo per sua sfortuna Beraudo si è ravveduto all’ultimo momento ”.

“Ho sentito parlare di un’agenda, cosa c’è di vero?”.

“Si, Arbuni, l’agenda esiste. Beraudo ha trascritto tutto il piano del complotto da dove si tenevano le sedute, i nomi dei partecipanti, il motivo e luogo dell’attentato e soprattutto concludeva che il suo opporsi o meglio il suo cambiare idea equivaleva a una condanna a morte, e infatti così è stato. Si era premunito di lasciare un testamento, mettiamola in questo modo”.

“Non capisco perché non sia venuto da voi a denunciare la cosa?”.

“Posso ipotizzare che Beraudo sperava che non denunciando Ferrini e gli altri lo lasciassero tranquillo e che il piano dell’attentato venisse accantonato”.

La moglie di Ferrini, ha gli occhi lucidi: ”Non è possibile, Claudio…mi ha sempre detto che non gli interessava andare a Roma come politico…il Dilma, ha giurato che non lo frequentava da anni…perché commissario? Oh papà…”.

Il notaio prende la mano della figlia poi mi domanda cosa succederà al genero.

“Sicuramente per la legge verrà condannato per gli omicidi anche del nostro agente, quindi la galera a vita è assicurata, ma poi ci sarà anche il processo per alto tradimento del Tribunale speciale…e qui, sono onesto, non metterei la mano sul fuoco che il marito di sua figlia ne esca vivo”.

“Lei ha anche parlato di un agente”.

“Si, signora, suo marito ha ordinato l’uccisione di un collega. Si era infiltrato al Dilma sotto false spoglie, evidentemente ha scoperto qualcosa , purtroppo per lui è stato individuato da Ferrini o dai suoi uomini e per questo  motivo  è stato ucciso”.

Perino entra con un verbale in mano, è la confessione di alcuni attentatori. Come ovvio scaricano la colpa a Ferrini, ma non credo basti per salvarli dalla condanna di alto tradimento.

Faccio leggere ad Arbuni le loro confessioni, una smorfia di disgusto appare sul suo volto. Finito il verbale aiuta la figlia ad alzarsi e insieme escono dall’ufficio.

“Anche stavolta abbiamo consegnato gli assassini alla giustizia commissario, almeno il figlio di Giorgini può credere ancora in qualcosa di buono in questo nostro paese”.

“Concordo con te Perino…” non finisco la frase che entrano Vecchi e Fedele.

“Buongiorno commissario, volevamo ringraziarla per quello che ha fatto…se non fosse stato per lei…”.

“Signori, ho fatto solo il mio dovere, nulla di più…lo avrei fatto per chiunque, mi pagano per assicurare gli assassini alla giustizia”.

“La proporremo per un encomio e un avanzamento nella carriera, arrivederci commissario e grazie ancora”.

Perino sorride e mi domanda se deve passare a darmi del voi.

Sorrido e rispondo che se vuole basta il lei, anche se sarebbe meglio darmi del tu, visto che oramai sono anni che lavoriamo  insieme e il grado di commissario per me non significa poi così tanto.

                                                       Fine

Un grazie a voi che mi avete seguito nella nuova indagine del commissario Berardi.

I personaggi di De Bono ( Maresciallo d’Italia), Cesare Maria Vecchi ( Ministro dell’educazione dal 1935 al 1936 e Governatore delle isole dell’Egeo) e il senatore Fedele Pietro ( Membro commissione per il giudizio dell’Alta Corte di Giustizia) sono realmente esistiti.

 

 

 

 

 
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