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Messaggi del 09/01/2022

 

ll visitatore misterioso( 1 capitolo)

Post n°2866 pubblicato il 09 Gennaio 2022 da paperino61to

La giornata invita ad uscire e dato che ho sbrigato le pratiche burocratiche sul mio tavolo, decido di fare quattro passi in centro. Cammino senza una meta fino a quando mi trovo in via della Consolata; l’insegna del “Caffè Bicerin” campeggia sulla porta di ingresso e decido di entrare. Il locale per fortuna è vuoto, mi siedo al tavolo e ordino il famoso “bicerin”, dopo qualche minuto di attesa vengo servito.

“Buongiorno commissario Berardi, quale onore averla nel mio locale!”.

Guardo la donna, è sulla quarantina con+ i capelli neri raccolti a chiffon, mi sorride e intuisce che non la conosco.

“Sono la signora Ida Cavalli, proprietaria del locale. Mi perdoni se ho avuto l’ardire di conoscerla, ma lei è un personaggio noto della nostra città”.

“Troppo gentile signora Cavalli, davvero, anche io ho sentito molto parlare di lei e del suo locale…ma prego le andrebbe di farmi compagnia?”.

La donna si siede e sussurra: “Speruma che ma seur a lassè stè…sa commissario, è brava e le voglio bene, ma…”.

“Immagino che rompa?”.

“Lei è perspicace commissario” e ride di gusto.

Mi parla del locale e delle numerose personalità di spicco che sono venute a consumare il famoso “bicerin”, questa invenzione è stata la base del successo del locale: fu l’evoluzione della settecentesca bavareisa, una bevanda allora di gran moda che veniva servita in grossi bicchieri i cui ingredienti erano: caffè, cioccolato, latte e sciroppo. La bevanda si diffuse anche negli altri locali della città diventando uno dei simboli di Torino compreso questo locale.

Cita alcuni nomi di queste personalità: da Camillo Benso Conte di Cavour che ne accrebbe la fama, ma anche Alexander Dumas padre, Friedrich Nietzche fino a Giacomo Puccini.

“Complimenti signora, non sapevo di questi illustri personaggi…è un bel locale, davvero delizioso, alla mia Maria piacerebbe di sicuro”.

“Bene, commissario, allora l’aspetto con la sua signora, ora è meglio che vada non vorrei che mia sorella iniziasse a brajè…arrivederci e si ricordi, vi aspettiamo”.

Esco dal locale con due convinzioni: che il bicerin è proprio ottimo e che la signora Cavalli è una persona squisita.  Svolto in via Garibaldi e dopo aver percorso un centinaio di metri mi sento chiamare, è Perino assieme a Tirdi. 

“Ciao ragazzi che fate in giro?”.

“Buongiorno commissario, siamo stati chiamati da una signora che abita in questa via, si lamenta di un furto subito, ma sinceramente non abbiamo trovato traccia del ladro e nell’appartamento sembra tutto a posto”.

“Meglio così no? Forza torniamo in ufficio ora”.

Il pomeriggio scorre lento e finalmente arriva la fatidica ora di uscire dalla questura.

Durante la cena racconto a Maria della mia visita al Bicerin e le dico che la proprietaria ci ha invitati; anche lei non è mai stata in quel locale: “E’ la volta buona che possiamo andarci insieme, che ne dici?”.

“Certamente, facciamo venerdì sera? Chiamo la proprietaria e prenoto per due”.

L’aria di fine agosto è frizzante, non mi sono mai soffermato abbastanza nel vedere la flora con i suoi colori meravigliosi. Entrare in ufficio mi pesa, lo ammetto, è da parecchio tempo che non ho più l’ardore di quando ero giovane. Sarà anche il periodo che stiamo vivendo, lo scemare dell’entusiasmo per chi ci governa e che senza scrupoli, ma solo per sogni di gloria, sta portando il paese alla distruzione con il consenso di molta gente.

Il mercato nero prospera ogni giorno sulla pelle dei poveri diavoli e noi siamo impotenti nell’arrestarli: alcuni di loro hanno agganci nei politici della città con cui dividono i profitti. Sto percorrendo via Garibaldi per andare in ufficio che mi sento chiamare ad alta voce.

“Buongiorno commissario”. Sono di nuovo Perino e Tirdi.

 “Buongiorno ragazzi, non vi avevo visti, scusatemi ero immerso nei mie pensieri”.

“Pensieri piuttosto grevi se mi permette”.

“Hai ragione Tirdi, da un po’ di tempo a questa parte faccio fatica a capire il perché stiamo correndo verso la rovina senza fare nulla”.

I due mi guardano e allargano le braccia senza aprire bocca, anche loro come tanti italiani impotenti semplici spettatori di una tragedia annunciata e voluta.

“Ragazzi cambiamo argomento, come mai non siete in ufficio?”.

“Siamo andati dalla solita signora, ci ha chiamati per un furto, ma come…”.

“L’altra volta non avete trovato né il ladro né l’alloggio svuotato!”.

  “Esatto commissario, non riusciamo a capire perché questa signora continua a chiamarci”.

“Magari si è innamorata di voi due…”.

“Commissario, la signora è una vecchietta di novantatré anni, va bene che Perino ama le signore sugli anta ma è troppo anche per lui”.

Tirdi riesce a strapparmi una risata, è parecchio tempo che non rido di gusto.

“Andiamo in ufficio e speriamo che passi in fretta la giornata senza delitti, furti e altre cose simili”.

Purtroppo dovevo sapere che esprimere certi desideri è come tirarsi addosso la iella, passa manco un’ora che veniamo chiamati dalle parti via Belfiore, hanno trovato il corpo di un uomo all’interno di un cortile.

“Ciao Felsi, cosa è successo?” domando all’agente che è di guardia alla vittima.

“Ha chiamato il garzone del locale, stava buttando l’immondizia quando ha notato spuntare i piedi da quel cassone, si è avvicinato ed ha trovato il corpo; il proprietario ci ha subito chiamati”.

“Sapete il nome dell’uomo?”.

“Non ha documenti addosso ma l’ho riconosciuto, è un topo di appartamenti, si chiama Egidio Testa, era uno dei migliori in città, un tipo a modo suo gentile, mai violento, era uscito dalla galera un paio di mesi addietro”.

“Avete chiamato la scientifica? Il dottor Stresi è stato avvertito?”.

“Si commissario!”.

“Perfetto, avete incominciato ad interrogare i condomini?”.

“Non ancora, ho preferito stare di guardia al corpo, sa…i curiosi ci sono sempre, il mio collega è con il titolare del locale e il ragazzo per la deposizione”.

Divido i compiti tra Tirdi, Perino e Giannuzzi, ognuno si prende i tre stabili che si affacciano sul cortile.

Diverse persone sono sul balcone ad osservarci, sempre la solita storia quando di mezzo c’è un cadavere, la morbosità, l’essere curiosi a tutti i costi prevale sempre nell’animo umano.

“Mi spiace commissario, nessuno ha visto o sentito nulla”.

“Vale anche per me” si accoda Tirdi.

 ( Continua)

 
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