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Messaggi del 09/09/2024
Post n°3218 pubblicato il 09 Settembre 2024 da paperino61to
Riassunto: Gli indizi che il commissario Berardi nella sua indagine sta trovando lo portano sempre di più ad essere convinto che i coniugi Crespi siano stati uccisi e non si sono suicidati come sembrava. L'uomo non era quello che si credeva ovvero Livio Crespi ma suo fratello gemello Franco, la pecora nera della famiglia scappato per diverso tempo per non essere arrestato dalla polizia. Alla dogana dove lavorava hanno detto che Crespi era cambiato e che da diverso tempo subivano furti e che sono cessati alla sua dimissioni. Assieme a lui anche i suoi superiori Gavello e Pavesio si sono licenziati seguiti a breve da Arborio e Marentino(operai). Nel frattempo da Parigi giunge il famoso commissario Maigret, nella sua città sono stati uccisi Pavesio e Gavello, e l'assassino di cui ha seguito le tracce lo hanno portato a Torino. Berardi torna da Arborio e con velate minacce gli dice che se il suo amico si fa vivo di avvisarlo altrimenti lo mette in carcere per via dei suoi illeciti traffici. In ufficio viene a trovarlo Arturo Crespo figlio della coppia e il commissario si convince ancora di più che sta mentendo.
“Ho seri dubbi sai? Nel senso che sicuramente troveremo e arresteremo Marentino per gli omicidi a Parigi, ma che sia lui l’assassino dei coniugi Crespi non credo”. “Perché non crede?”. “Che senso avrebbe andare a Parigi, uccidere Pavesio e Gavello, tornare in Italia e uccidere Crespi? Qualcuno sicuramente lo ha pagato per andare a Parigi, e chi poteva avere interesse a mandarlo fino là se non Crespi stesso”. “Quindi il mandante sarebbe Franco Crespi, ma perché? Forse lo stavano ricattando?”. “Può darsi, l’unico che può dirlo è Marentino”. Entriamo nella piola, ci sono pochi clienti, vedo Arborio seduto ad un tavolo, con accanto il nostro collega. “Ciao Arborio, vedo che ti sei deciso a dirci dove si trova il tuo amico”. Se gli sguardi potessero uccidere sarei morto all’istante. “Per forza commissario, mi sta rovinando gli affari e lei lo sa bene”. “Non è un mio problema credimi, allora dove si trova Marentino?”. “Un mio informatore mi ha detto che vive in una pensione in corso Cadore sotto falso nome”. “Dammi il nome della pensione e il cognome che sta usando”. “Matteo Sandri e la pensione è la Regina Cadore”. “Come hai fatto a scoprirlo?”. L’uomo non mi risponde, ma non importa la mia era solo una mera curiosità. “Commissario si sbrighi ad andare ad arrestarlo, non so per quanto tempo rimanga in città”. “Prima lo arresto prima riprendi i tuoi affari, occhio Arborio, lo sai che prima o poi qualche mio collega ti prenderà, al posto tuo lascerei perdere questa vita; questo è mio un consiglio, pensaci”.
Usciamo dalla piola e decidiamo di andare subito alla pensione citata, passiamo davanti al cimitero monumentale, giriamo a sinistra in corso Belgio e infine arriviamo in corso Cadore. Tirdi mi indica la pensione, ci fermiamo un centinaio di metri più avanti. “Commissario sembra più una betola di quart’ordine che una pensione”. “Non posso darti torto, dai entriamo”. Un uomo è al bancone, la sigaretta in bocca, ci squadra per bene. “Desiderate?”. “Buongiorno, cerchiamo Matteo Sandri, sappiamo che ha affittato una camera da voi”. “Mai sentito nominare!”. Riabbassa la testa e riprende a leggere il giornale. Tirdi fa per intervenire ma lo blocco, nel frattempo entra una coppia. “Posso darti un suggerimento amico mio? Certo che posso…o ci dici in che camera si trova la persona che cerchiamo o io faccio intervenire la buoncostume…a te la scelta”. Finita questa frase tiro fuori il tesserino della polizia, l’uomo balbetta delle scuse dicendo che la sua pensione è seria. “Non abbiamo tempo da perdere sulla tua serietà, allora qual’è il numero della camera?”. “Numero 6 al secondo piano, ma l’uomo è uscito”. “Sai quando torna?”. “Di solito torna verso le due, è uno che parla poco”. “Prendi la chiave della camera, svelto…”. Saliamo al secondo piano, la camera è in ordine, una valigia è sotto il letto, Tirdi la apre, dentro vi sono dei vestiti e nel cassetto del comodino due biglietti, uno del treno con destinazione Genova e l’altro di una nave diretta a Buenos Aires. “Il nostro amico ha intenzione di andare lontano”. “Direi di sì, d’altronde sa bene cosa rischia se lo prendiamo”. “Commissario, giuro che non c’entro niente con lui, mi sembrava una persona a modo, ha pagato subito in contanti”.
“Buon per te credimi, ora noi usciamo e ritorniamo verso le due, sai cosa rischi se apri bocca!”. “Non parlerò, glielo giuro sui miei figli”. Usciamo e andiamo ai giardini che distano poco lontano dalla pensione, ci sono un paio di mamme con le carrozzelle e altrettanti bambini che giocano a pallone, di fronte la chiesa di San Giulio. In lontananza vedo un uomo arrivare ed entrare nella pensione:”Credo che il nostro amico sia arrivato”. Il proprietario non dice nulla ma ci indica di salire al piano di sopra, capiamo che l’uomo che abbiamo visto è Marentino. Busso alla porta della camera e sento domandare chi è. “Signor Sandri, sono il proprietario della pensione, ho dimenticato di farle firmare un foglio…sa non vorrei che la polizia dovesse farmi storie se fa un controllo”. La porta si apre ed entriamo, Tirdi ha la pistola in mano. “Ciao Marentino o preferisci che ti chiami Sandri?”. La descrizione fatta da Maigret coincide con l'uomo che mi è davanti. “Chi siete? Cosa volete da me?”. “Polizia e tu sei in arresto per gli omicidi commessi a Parigi!”. “Ma io non ho fatto nulla, mai stato a Parigi, sono innocente”. “Questo lo vedremo, ammanettalo Tirdi”. Ora il vero problema era trovare le prove che è lui che ha commesso gli omicidi, Maigret non aveva prove certe, ha seguito la pista dell’assassino che era rientrato in Italia e che forse si trovava a Torino. Arborio si era limitato a dirmi una frase detta dal suo amico che poteva significare ben poco :” Diventerò ricco”. Lascio che Marentino rifletta per diverse ore in cella, poi lo convoco per l’interrogatorio. (Continua)
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il 15/10/2024 alle 12:00
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