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Messaggi del 11/01/2022

 

Il visitatore misterioso (3 capitolo)

Post n°2868 pubblicato il 11 Gennaio 2022 da paperino61to

Riassunto: il commissario Berardi sta indagando su un delitto, la vittima Egidio Testa è un ladro di appartamenti. L'uomo secondo il dottor Stresi è stato dapprima soffocato fino a farlo svenire e poi trasportato nel cortile dove è stato trovato e finito con una coltellata. Berardi inoltre sta vivendo un dramma interiore, sa bene che le bugie del Duce stanno venendo a galla, e che l'esercito italiano non fermerà gli alleati. La sua preoccupazione è che se il governo Badoglio dovesse accettare la resa cosa succederebbe con i tedeschi sul nostro territorio?Questa ipotesi le viene confermata anche dal questore, che secondo voci di corridoio del Ministero a Roma parrebbe l'unica soluzione possibile per fare cessare la guerra. Maria, Perino e tutti gli amici di Berardi sono preoccupati per lui, lo vedono entrare nel tunnel della depressione. 

 

 

 

Di Egidio Testa veniamo a sapere che ha un fratello che abita a Moncalieri, ma quest’ultimo non lo vedeva da diversi mesi: “Sapevo che era in galera, ma non mi ha detto quando usciva altrimenti sarei andato a prenderlo. Le è successo qualcosa?”.

L’uomo si accascia sulla sedia alla notizia dell’uccisione del fratello.

“Chi è stato? Lo voglio tra le mie mani!”.

“Non lo sappiamo, mi dica, suo fratello le ha mai parlato delle sue conoscenze, capisce cosa intendo dire?”.

“Si capisco, non so nulla del suo giro di mala affari…mi viene in mente però un nome, un certo Astolfo…Astolfo Gherardi se non ricordo male, un altro perditempo come il mio povero fratello”.

“Sa dove possiamo trovarlo?”.

“Mio fratello bazzicava una piola dalle parti di zona Vanchiglietta, ma non so dirle quale, una volta sola l’ho accompagnato, so che il locale si affacciava su una piazzetta”.

“Le scrivo il numero di telefono del mio ufficio, se le viene in mente qualcos’altro mi chiami pure”.

Usciamo dall’abitazione e con Tirdi ci rechiamo nella zona indicata, forse ho capito a quale piola si riferisce. Il titolare è una nostra vecchia conoscenza, si chiama Franco Liverio, un tipo da prendere con le molle, uno di quelli che si possono definire violento”.

Quando ci vede entrare, i suoi occhi ci squadrano torvi, poi domanda cosa vogliamo.

“Gli sbirri non mi piacciono e ancora meno se entrano nel mio locale”.

Ci sono una decina di avventori e il loro brusio cessa immediatamente.

“Stai tranquillo non sentivamo nostalgia della tua brutta faccia, siamo qui per domandarti di Egidio Testa, lo conosci?”.

“Mai sentito nominare, passa tanta gente nel locale”.

“Già, quasi tutti amici tuoi conosciuti nella patria galera, ripeto la domanda e non provare a rifilarmi una panzana, non ho tempo per giocare!”.

“Altrimenti che fa?” sorride a questa frase e si avvicina con fare minaccioso, Tirdi tira fuori la pistola e punta la canna contro lo stomaco dell’uomo.

 “Io? Nulla ma è la pallottola che uscirà dalla canna del mio collega che ti farà qualcosa!”.  

“Non oserà…”.

Liverio capisce che non stiamo scherzando.

“Va bene, sediamoci”.

“Voglio sapere se Testa aveva degli amici nel tuo locale e chi frequentava”.

“Conoscevo Testa, ogni tanto veniva qui a bere, non posso dire che aveva degli amici, ma nelle ultime settimane lo vedevo assieme ad un’altra persona, non so chi fosse, mi creda commissario, le sto dicendo la verità”.

“Sai descrivermi questa persona? Di cosa parlavano?”.

 “Non ho fatto caso alla persona, mi faccio gli affari miei e di cosa parlassero non glielo so dire, parlavano a sottovoce”.

“Se vedessi quella persona lo riconosceresti?”.

“Certamente, ma non si è più fatto vedere qui e ora che ci penso manco Egidio”.

“Quest’ultimo è difficile che lo vedrai ancora…è morto, lo hanno ucciso”.

L’uomo sembra accusare il colpo, si prende il volto tra le mani e piange.

“Ora che si fa commissario?”.

“Torniamo in questura poi vedremo il da farsi, certo che trovare quella persona sarà un’impresa”.

Perino ci attende sulla soglia dell’ufficio ed è piuttosto alterato.

“Commissario, se quella donna continua a chiamarci rassegno le dimissioni!”.

Io e Tirdi ci guardiamo in faccia, non capiamo di chi stia parlando.

“Sto parlando di quella vecchia che abita in via Garibaldi…mi ha fatto di nuovo correre da lei”.

Non so se ridere o no, visto il volto scuro del mio amico decido di lasciar perdere.

“Ha subito un furto?” domanda Tirdi.

“Macchè, nulla, è come l’altra volta, tutto in ordine. Secondo lei, qualcuno gli sposta gli oggetti in modo diverso dalla loro collocazione originale, è matta del tutto!”.

Mai visto Perino inviperito:” Senti facciamo così, se richiama vengo pure io da questa signora”.

A queste parole il sorriso torna sul suo volto.

“Ciao Maria, se non sei stanca ti va di andare dalla signora Cavalli?”.

Lei mi guarda perplessa.

“Te ne avevo parlato è la proprietaria del Caffè Bicerin, ci ha invitati”.

“Scusami Marco, non mi ricordavo. Volentieri, dammi solo un attimo che mi preparo”.

La passeggiata fino a via Della Consolata è piacevole e il tempo gradevole.

“Ecco, il posto è questo, prego signora entri pure”.

“Grazie signore molto gentile”.

Il locale a quest’ora è quasi pieno, ma la signora Cavalli appena mi vede lascia il bancone e mi viene incontro.

“Buona sera commissario, che felice rivederla…stavolta vedo che ha portato anche la sua signora. Venite, c’è un tavolo laggiù, spero vi possa andare bene?”.

“Andrà più che bene” risponde Maria.

“Prego, sedetevi pure, nel frattempo io vado al bancone e vi preparo la specialità della casa”.

Maria osserva la donna allontanarsi e sottovoce mi sussurra che è simpatica.

“Credo di sì e l’ unica cosa sicura è che quando inizia a parlare non la smette più”.

Un occhiataccia da parte della mia fidanzata mi fa capire che era meglio se stavo zitto.

“Ecco qua per voi i famosi bicerin. Spero che alla sua signora piaccia. Permettete che mi sieda con voi?”.

La donna non aspetta la nostra risposta che è già seduta. Osserva Maria e poi guarda me: “Sa commissario che è fortunato ad avere una bella moglie come la sua?”.

“Lo so signora Cavalli, non so lei se la pensa così nei miei riguardi”.

“Fortunata? Marco, quello che è certo che sono una santa” e ride di gusto accompagnata dalla Cavalli.

“Immagino signora che lo sia, a maggior ragione ad essere sposata con un commissario non solo bello ma anche famoso come il suo”.

  (Continua) 

 

 

 

 
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