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Messaggi del 04/09/2024
Post n°3214 pubblicato il 04 Settembre 2024 da paperino61to
Riassunto: Berardi assieme a Tirdi vanno a Coazze, paese vicino a Torino, dove i coniugi Crespi sono nati, come l'amica della moglie Vicario. Il suicidio perpetrato dalla coppia non convince per nulla il commissario. Parlando con il parroco e alcuni abitanti scopre che Livio Crespi aveva un fratello gemello: Franco. Un poco di buono che era scappato dal paese per non essere arrestato e che nessuno ha mai più rivisto. Solo una persona confida a Berardi di averlo visto un giorno di estate ma nessuno gli ha creduto, manco la famiglia Crespi. Quando il commissario gli chiede come fa esserne sicuro, l'uomo risponde: Franco aveva una voglia a forma di fragola sul braccio sinistro al contrario del gemello Livio che non aveva nulla. Inoltre il commissario viene anche a sapere che la Vicario era innamorata di Livio ma che costui ha sposato Elvira Riccia, la quale era innamorata del fratello Franco. Un idea incomincia a farsi strada nel commissario il quale tornato in ufficio telefona al dottor Stresi. Crespi ha una voglia di fragola sul braccio sinistro, Berardi ha la conferma di ciò che sospettava: il fratello di cui si era perso le tracce ha preso il posto di Livio, la domanda è perchè? E come mai la moglie non si è mai accorta di questa cosa? Berardi decide di andare a parlare alla dogana dove Crespi lavorava e fa delle scoperte molto interessanti.
“Ovviamente sì, ma l’uomo ci ha riferito che tutto era nella norma. Ci siamo fidati di lui, ma i clienti che ricevano la merce si lamentavano per la mancanza della mercanzia ordinata. Va da sé che qualcuno rubava”. “I furti non potevano avvenire di giorno?”. “Sarebbe stato rischioso per i ladri, non crede? Eravamo sicuri che i furti avvenivano di notte!”. “Immagino che siano iniziati con la venuta di Crespi nel turno di notte?”. “Non subito, dopo un paio di mesi. Però ripeto, non abbiamo mai avuto la certezza che ci fosse stato lui di mezzo”. “Una volta andato via i furti hanno continuato?”. “Si! Per un po' di tempo…ora che ci penso, hanno smesso quando anche gli altri due colleghi di Crespi se ne sono andati”. “Anche loro con le dimissioni volontarie?”. “Affatto, si sono licenziati e basta”. Torniamo in ufficio con i due nomi: Arborio Gianni e Marentino Claudio. “Commissario, direi che in dogana sono stati alquanto superficiali nelle indagini non trova?”. “Si ma non solo, sono convinto che nel giro dei furti ci fosse anche qualcun altro”. “Il tizio andato a Parigi?”. “Ne son convinto e non solo lui, questo genere di furti avviene anche grazie a complicità dei piani alti”. “Allora perché non andare fino in fondo? Bastava farci intervenire”. “Se saremmo intervenuti sarebbe finito il loro sporco giro di affari. Piuttosto vai dai nostri informatori e domanda se sanno qualcosa in merito ai furti della dogana””. Dalle informazioni che Tirdi mi riporta non c’è granché, sapevano che avvenivano furti e che la roba rubata veniva venduta al mercato nero oppure portata fuori città, ma chi fossero i tizi a fare i colpi non lo sapevano. “Sai qualcosa di Arborio e Marentino?”.
“Arborio abita in via Verolengo in zona madonna di campagna, mentre di Marentino non so nulla, sembra sparito dalla città”. “Forza, andiamo da Arborio”. Percorriamo corso Principe Oddone e arriviamo in zona Madonna di Campagna, prendiamo via Verolengo e arriviamo al numero dove abita il nostro uomo. Sono case popolari, con i bagni sul ballatoio, alcuni sono addirittura in comune. Chiediamo informazione a una signora e dice che Arborio abita al secondo piano. “Arborio, polizia, dobbiamo farle delle domande”. Sento del trambusto, poi una voce ci intima di andarcene: “Non ho fatto nulla!”. “Cosa hai fatto mi interessa poco, non sono la tua coscienza, devo solo farti delle domande, apri o ti arresto e ti porto in questura…a te la scelta”. La serratura scatta e la porta si apre, l’uomo ci fa entrare. Gli occhi sono socchiusi, il volto contratto, è nervoso e spaventato. “Commissario Berardi, devo farti alcune domande in merito al tuo ex lavoro, quello in dogana”. Arborio si versa un bicchiere di vino, poi risponde perché voglio saperlo. “Non ti deve importare il perché, tu rispondi solo. Perché ti sei licenziato dopo che Livio Crespi se ne è andato?”. “Affari miei, è vietato licenziarsi?”. “Per niente, ma è molto strano farlo dopo che vi siano stati dei furti!”. “Non so nulla dei furti”. “Arborio, Arborio, non mentire su, non sono ingenuo credimi, so che eravate in quattro al turno di notte: te, Marentino, Crespi e Pavesio che era il responsabile di allora”. Un ghigno compare sul volto dell’uomo e risponde che non sa nulla, non ha più avuto contatti con i suoi ex compagni di lavoro. “Commissario venga a vedere”. Tirdi mi mostra due scatole piene di liquori e tabacco. “Caro amico vedo che il vizio di rubare e spacciare la merce non ti è passata”. “Non è roba mia lo giuro, è di…sì, di un mio amico, mi ha chiesto un favore”.
“Sentito Tirdi? Il nostro Arborio è un uomo di cuore, tiene merce rubata, sprezzante del pericolo di essere arrestato e finire nelle patrie galere”. L’uomo è sempre più nervoso, sa che se faccio intervenire una camionetta per lui c’è il carcere. “Commissario, cosa vuole sapere?”. “Vuoi diventare loquace, lo immaginavo. Volevo notizie dei tuoi complici alla dogana perché dei furti lo sappiamo già”. “Di Crespi ho letto sul giornale che si è suicidato, erano anni che non lo vedevo, ne avevo paura, diventava un uomo violento se lo contestavi in qualche decisione, figuriamoci…”. “A ricattarlo?” “Appunto, non ci pensavo proprio”. “Pavesio è andato a Parigi quando io e Marentino ci siamo licenziati”. “Era vostro complice?”. “Si! E non solo lui, c’era anche il direttore di allora: Luciano Gavello”. “Sai dove abitano queste persone?”. “Come ho detto Pavesio si è trasferito con la moglie a Parigi, Marentino è da un paio di mesi che non ci vediamo, l’ultima volta mi ha detto che il lavoretto che dovrà svolgere lo farà diventare ricco, ha usato proprio questa parola: ricco, mentre di Gavello non ho idea di dove sia. Quello che posso dirgli è che anche lui si è dimesso assieme a Pavesio”. “Nessuno in dogana ha trovato strano tutte queste dimissioni?’”. “Non ne ho idea, io so che con l’uscita di Crespi abbiamo continuato a rubare la merce per qualche mese ma era troppo rischioso, lui era il vero capo, gestiva lui i furti”. “Io so che le indagini non hanno portato a nulla nei suoi confronti e neanche nei vostri”. “Perché sia Pavesio che Gavello hanno pagato chi doveva indagare, lo so per certo e mi creda sto dicendo la verità. Da quel momento in avanti era rischioso rubare la merce, ecco perché siamo andati via tutti”. (Continua)
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Inviato da: g1b9
il 04/10/2024 alle 18:13
Inviato da: nomadi50
il 04/10/2024 alle 16:25
Inviato da: paperino61to
il 04/10/2024 alle 08:29
Inviato da: DoNnA.S
il 03/10/2024 alle 21:38
Inviato da: elyrav
il 03/10/2024 alle 10:17