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Messaggi del 06/09/2024
Post n°3216 pubblicato il 06 Settembre 2024 da paperino61to
Riassunto: Berardi nel corso della sua indagine scopre che Franco Crespi, la pecora nera della famiglia, scomparso per tutti anni addietro si è spacciato per il fratello gemello Livio. Le domande sono tante a partire dalla: che fine ha fatto il fratello? Come è possibile che nessuno della sua famiglia se ne sia accorto, a partire dalla moglie e dalla sua amica?Berardi inoltre viene a sapere che Crespi lavorava alla dogana e solo dopo le sue dimissioni i furti nel capannone sono finiti. Inoltre Pavesio e Gavello suoi superiori anch'essi si sono dimessi nello stesso periodo, mentre i due dipendenti Arborio e Marentino hanno continuato per qualche settimana. Arborio confessa a Berardi come avvenivano i furti e chi li dirigeva: Crespi con la complicità dei loro superiori, e aggiunge anche che ques'ultimi si sono trasferiti a Parigi, mentre del suo amico Marentino non sa più nulla da settimane. Tornato in ufficio Berardi fa la conoscenza del famoso commissario Maigret di Parigi, il poliziotto è sulle tracce di un assassino che ha ucciso due uomini, Berardi fa i nomi di Pavesio e Gavello e poi racconta al francese la sua indagine e di come sia giunto a fare i nomi delle due vittime.Da par suo Maigret racconta cosa hanno scoperto e di come hanno perso le tracce del sospetto assassino alla frontiera con l'Italia. Berardi chiama il parroco di Coazze e domanda se Franco Crespi beveva, la risposta è affermativa, solo a questa risposta il commissario conferma ciò che sospettava da tempo, è omicidio nei confronti dei coniugi Crespi. Maigret prima di tornare a Parigi chiede esplicitamente che l'assassino di Pavesio e Gavello venga consegnato alla giustizia francese.
“Commissario, chi era quell’omone che ho incrociato nel corridoio? Non l’ho mai visto”. “Difficile che lo vedrai ancora caro Tirdi, è un nostro collega di Parigi: il commissario Maigret”. Tirdi rimane a bocca aperta e balbetta qualche cosa, poi lo vedo uscire di corsa dall’ufficio per poi tornare dopo una decina di minuti trafelato ma sorridente. “Perino è un accanito lettore delle sue indagini, non sa quante volte ha letto gli articoli riguardanti il francese…e qui ho il suo autografo”. Adesso sono io a rimanere a bocca aperta e domando cosa vuol fare. “Credo che sia la migliore medicina per lui, faccio un salto nel pomeriggio a portarglielo, che dice commissario faccio bene?”. “Si fai benissimo non solo bene, anche se credo che avrà un moto di gelosia, specialmente con me visto che ho parlato direttamente con lui”. “Per quale motivo era qui?”. “Indaga sulla morte di Pavesio e Gavello, il nostro collega ha seguito la pista dell’assassino fino alla frontiera poi l’ha persa, suppone che si trovi nella nostra città”. “Lei cosa ne pensa?”. “Credo di sì e so anche come si chiama: Marentino Claudio”. “Arborio ha detto che è da molto tempo che non vede!”. “Esatto, facciamo un salto da lui, qualcosa mi dice che lo ha contattato e che cercherà di incontrarlo di nuovo”. L’uomo è nel cortile intento a parlare con altre persone, ma appena ci avviciniamo si allontanano.
“Ciao Arborio, tranquillo non vogliamo danneggiare i tuoi affari, vogliamo solo sapere una cosa, Marentino ti ha contattato?”. “No perché? Vi ho già detto che sono mesi che non so più nulla”. “Sappiamo che è in città e spero che tu non menta, altrimenti diventi complice in duplice omicidio”. L’uomo sbianca e incomincia a professarsi innocente. “Arborio, non è il caso di alzare la voce, tu devi solo dirmi se Marentino se si è fatto sentire con te, se mi accorgo che mi stai mentendo ti arresto e ti spedisco a Parigi con l’accusa di complicità in omicidio, sono stato chiaro?”. “Commissario le giuro che non ho ucciso nessuno, non so nulla di questi omicidi, ma di chi poi?”. “Di Pavesio e Gavello”. “Sono stati uccisi? Ma perché e da chi? Io non c’entro nulla mi creda…ma anche Gavello era a Parigi?”. “Sapere chi gli ha uccisi è facile: dal tuo amico Marentino ma il motivo non lo vengo certo dire a te, in quanto a Gavello, si era anche lui a Parigi”. L’uomo riflette un attimo e poi esclama: “Ricatto! Ecco è l’unica spiegazione possibile, è solo un uomo rischiava di essere ricattato: Crespi”. Non è del tutto stupido Arborio, ci è arrivato velocemente. “Ora capisci perché stiamo cercando Marentino, è accusato di omicidio, e rischia l’estradizione se l’accusa contro di lui è vera. Quindi se lo hai visto o sentito devi dirlo”. “No commissario glielo giuro non so nulla di lui”. “Voglio crederti, ma se dovessi avere dei contatti avvisami, altrimenti…Andiamo Tirdi, torniamo in ufficio”. Lasciamo Arborio immerso nei suoi pensieri. “Commissario, crede che mente su Marentino?”. “No! Me ne sarei accorto, speriamo che si faccia vivo con il suo amico, intanto noi mettiamo in allarme i nostri informatori, Marentino prima o poi farà un passo falso”.
In ufficio mi dicono che mi ha cercato Arturo Crespi, per sapere se ci sono novità in merito alle indagini. Lo chiamo ed evito di dirgli che a Parigi sono stati uccisi i due ex dirigenti della dogana e tanto meno dico chi possa essere l’assassino e soprattutto il mandante. “Quindi è in alto mare…non capisco perché non considera a questo punto il suicidio dei miei genitori!”. “Credo che a questo punto prenderò in considerazione ciò che mi ha detto, ho chiesto al questore qualche giorno in più e se non troverò altri indizi farò domanda di archiviazione del caso”. “Bene! Così potrò organizzare il funerale”. “Una domanda sola, lei si ricorda se suo padre avesse una voglia sul braccio sinistro?”. La risposta tarda ad arrivare: “Non credo…non so, ora come ora non ricordo, ma perché è importante?”. “Una mia curiosità nulla di più, ora la devo lasciare, se ci sono novità la chiamo io”. Il sospetto che il figlio di Crespi menta è sempre più consistente, ma non riesco a capirne il motivo. Chiedo a Tirdi di mandare degli agenti alle costole di Arborio: “Che si facciano vedere, che in qualche maniera gli facciano saltare gli affari che sta facendo”. “Vuol vedere se ci dice dove si trova il suo amico?”. “Esatto! E se anche non lo sa si darà da fare per trovarlo”. Passa qualche giorno e un venerdì mattina mi chiama il collega che teneva d’occhio Arborio: “Commissario, Arborio vuole parlarle, dice che è urgente…”. “Dove?”. “Al bar che si trova in corso Palestro angolo corso Regina, alle quindici di oggi pomeriggio”. “Fagli sapere che ci sarò”. Perfetto il nostro amico si è deciso a parlare, chiamo Tirdi e lo metto al corrente dell’avvenimento. “Bene, forse ci stiamo avvicinando alla fine dell’indagine”.
(Continua)
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Inviato da: g1b9
il 04/10/2024 alle 18:13
Inviato da: nomadi50
il 04/10/2024 alle 16:25
Inviato da: paperino61to
il 04/10/2024 alle 08:29
Inviato da: DoNnA.S
il 03/10/2024 alle 21:38
Inviato da: elyrav
il 03/10/2024 alle 10:17