E' dalla natura delle domande che ti fanno che comprendi cosa vogliono da te. Ad esempio, ogni mattina la Pat mi chiede come sto, lasciando spazio al bene e al male. Quindi io mi sento libera di dirle che sto bene, malino, benissimo, abbastaziamente. Dopo che ho definito il mio stare, chiedo il suo stare e la roba finisce così.Ad esempio, G* non mi chiede mai come sto ma io lo chiedo a lui e lui mi risponde velocemente che sta bene perchè poi in effetti a lui non interessa farmi sapere davvero come sta ma ha in mente come starà. Effettivamente non gli interessa neppure sapere come sto io, nè adesso e nè mai. Per questo lui non mi chiede mai come sto ma altre cose. Ha una sua logica coerenza.Ad esempio, D* mi chiede sempre se sto bene e questo vuol dire che lui è preoccupato che io stia male, allora mi induce a rispondere alla sua preoccupazione in accoglienza con quella certa consolazione che è pronto a darmi perchè altrimenti non si sarebbe preoccupato del mio bene. Generalmente a D* non chiedo come sta perchè essendo che è molto preoccupato del mio stare, mi dimentico del suo stare che immagino sia compensato in bene dalla preoccupazione stessa. E' un concetto di utilitarismo che a volte viaggia in utilitaria compensazione di occupazione stabile. Una roba del genere.Ad esempio, R* mi chiede sempre se sto male perchè cerca in una forma di manipolazione bassa, di farmi pensare che non sto bene. In questo modo io dovrei crollare e lui potrebbe approfittare dei miei crolli basati sulla semplice questione emotiva. Ma io so come sto, non ho bisogno di suggeritori, per fortuna. Così gli spacco la faccia e poi so che quello che sta male è lui. In un certo senso R* sa essere tendenzialmente profetico.Scalza