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La crema

Post n°3 pubblicato il 14 Dicembre 2012 da alias.ego9

 

 

Capitolo 3

Un viso pallido e sorridente ingiallito dal tempo, occhi scuri e capelli lunghi nerissimi era questi i tratti del volto della foto. Il vecchio scrittore sentiva ancora quel profumo intenso di quei capelli erano misti a profumi e alle creme di una volta, non sapeva come mai quel profumo lo inebriasse anche se erano passati oltre trent’anni da quando l'aveva perduta.

Il profumo di quella crema ricavata dalla cera d'api e profumata alle rose era dolciastro e il grasso lo faceva impazzire ed era quello che andava cercando nelle donne che frequentava da una vita e nei transessuali delle vie della sua tanto amata e odiata città, eppure quel profumo non lo trovava nelle donne di malaffare, sapevano solo di tabacco, cocaina e di sesso, i trans che abitualmente frequentava invece avevano quei profumi forti, penetranti e rancidi che non avevano nulla a che fare con quella crema di rose antica.

Il vecchio scrittore, si chiedeva se quella crema grassa che lasciava oleoso il viso di sua madre esistesse ancora, a volte era stato tentato di entrare in uno di quei negozi "i super mercati!" e di cercarla, gli mancava quel profumo come l'aria.

Negli anni si era più volte appostato davanti a un negozio per entrarvi ma era più forte di lui, quelle luci, le pubblicità e tutta quella gente con i carrelli, per lui era impossibile e ci volle poco per desistere, così non potendo cercarla personalmente aveva incaricato Vanda, la sua donna di servizio di andare alla ricerca di quella crema. Tutta la metropoli conosceva ormai Vanda che entrava in ogni profumeria e usciva con una miriade di creme e botticini per accontentare il suo padrone, ormai non c'era una profumeria dove non fosse stata o un negozio.

Il vecchio scrittore, l'attendeva a casa, non appena lei entrava lui si avventava su borse e borsini, apriva tutti i vasetti con una rapidità che Vanda non comprendeva, anzi aveva smesso di chiedersi il perché di quegli acquisti tutti di creme femminili e tutti alle rose.

Lui apriva ogni vasetto velocemente li metteva in riga sul tavolo del soggiorno, e li osserva con attenzione poi iniziava con una solenne cerimonia l'apertura di ogni cimelio e iniziava lentamente a spalmarsi la crema, a sentirne l'odore sulla sua pelle e quando si rendeva conto che non era quella, allora, la prendeva e quand'era di buon umore la riposava sul tavolo e con non curanza la lasciava aperta, ci avrebbe pensato Vanda dopo, invece, quand'era in uno dei suoi stati emotivi di estrema tristezza aveva già bevuto e fumava il sigaro, prendeva la crema se la spalmava sul braccio destro, accorgendosi che non era lei, la prendeva e la gettava con violenza sul pavimento, sui mobili e sulla parete, tanto Vanda avrebbe pulito.

A Vanda non interessava la pagava davvero tantissimo se fosse stata un impiegata non avrebbe mai preso quello stipendio e per lei pulire le malefatte del vecchio alla fine non importava, "Tanto è casa sua" pensava mentre lo osserva nel rituale, "se rimane sporca e unta e tutti i mobili sono bollati sono i suoi"

Lui era sempre assorto alla ricerca di quella crema che gli rammentava le carezze di quand'era bambino di sua madre e i baci di sua madre. Vanda al termine del rito ritirava boccette e vasetti e li portava a casa aveva migliaia di creme, a volte, le regalava alle amiche, alle vicine, poi non potendone più; un giorno decise di darle ai poveri del centro della parrocchia vicina. "Almeno quel vecchio farà del bene a qualcuno", pensò quando telefono al centro dei volontari".

Vennero una settimana dopo, con un camioncino e i volontari si stupirono della quantità, tuttavia, non chiesero la provenienza e caricarono tutti i botticini e li portarono chissà dove. A Vanda piaceva pensare che aveva fatto del bene, in effetti il bene lo faceva tutti i giorni a ripulire quello che un tempo doveva essere un appartamento signorile e che era divenuto un tugurio che lei ripuliva dalle baldorie del vecchio. Quello che odiava era pulire quando in casa era passato un trans lei li riconosceva dall'odore che lasciavano e dal trucco nelle lenzuola e da tanti altri liquidi umani e dai posacenere e dal fumo che lasciavano e dal vecchio che spesso era ubriaco e gonfio con il culo per aria magari addormentato sui braccioli del divano. "Amore mercenario" pensava entrando nell'appartamento buio, lo sapeva dall'odore dell'ingresso.

"I trans lasciano sempre quell'odore di sesso maschile altro che le donne e le puttane" si diceva borbottando, accendeva la luce e poi apriva le finestre, spingendo le pesanti ante di legno, poi si dirigeva nella camera, cambiava velocemente le lenzuola, ne rimetteva delle pulite e poi andava a raccattare il vecchio, mezzo nudo a volte con i pantaloni abbassati alle caviglie e doveva toglierglieli mentre lui russava, poi lo risvegliava il giusto per accompagnarlo nel letto e lo lasciava dormire. "signore si ricordi..." poche parole ma era inutile,  impostava le cinque sveglie della camera, se ne andava in punta di piedi e lo lasciava dormire ancora qualche ora...

***

Lei era spesso di fretta apriva la borsa nei posti impensati e si truccava, poi al termine c'era sempre la sua crema per il viso che spalmava sul dorso delle mani, sul palmo e poi sul viso. Adorava quella crema che da sempre era un gesto simile a quello che aveva fatto sua madre e sua nonna, quella crema era straordinaria, anche quando aveva le occhiaie e si sentiva tirare la pelle per aver fumato troppo era il suo tocca sana. Una crema così, pensava "Spero che continuino a produrla perché senza sono perduta", quella crema oleosa alle rose era il suo unico vezzo, adorava profumare di quella crema... Quando non aveva fretta, si spalmava quella crema pesino sul seno e poi nuda si metteva a letto e poi dopo qualche minuto si copriva con un vecchio accappatoio e usciva con la sua nudità coperta a fumare... adorava il fumo sottile che si alza da quella sigaretta e il suo seno unto e profumante di quella crema alle rose, e stava così al buoi della notte...

***

Quella mattina avrebbe dovuto prendere il treno per Venezia era decisamente infreddolito, tuttavia, aveva chiamato il solito Taxi e si era recato alla stazione della grande metropoli, si sentiva stanco, aveva visto le sue occhiaie e i suoi occhi sprofondare nel nulla della sua faccia. Quella mattina era davvero stanco, voleva farla finita con tutto quel lavoro, con le conferenze e la stesura del suo ultimo manuale per penalisti. La stazione come sempre brulicava di gente di ogni colore e razza, ma gli dava noia viaggiare in stazione senza avere un giornale decente da leggere la sua partenza sarebbe durata qualche ora e allora, si avvicendò verso un edicola con l'intento di acquistare un quotidiano aveva il suo nuovo ipad "ma i giornali in carta sono di carta" pensò, era assorto dai suoi pensieri, Quando qualcuno che correva lo spinse brutalmente in avanti facendolo sobbalzare fortuna che non era un fuscello e non cadde, nel trambusto generale capì che era uno dei soliti ladruncoli della stazione centrale, con gesto istintivo mise la mano attraverso il cappotto raggiungendo la tasca interiore della giacca, fortuna il portafoglio c'era ancora. "Oddio", pensò "Se fossi stato rapinato, sarei finito sui giornali, Giudice rapinato alla stazione centrale" Assurdo!?

Fu lì in quel momento che comprese cos'era accaduto, il ladro aveva anche scaraventa dieci passi più in avanti una donna per terra e i libri che questa tentava di raccogliere nell'andirivieni della gente indifferente. Il giudice guardò l'orologio, fece quei dieci passi in avanti e si chinò a raccogliere una decina di libri, notò da subito il titolo Traduzione dell'essere, poi quando ne fece un mucchietto di una decina li osservò meglio erano tutti uguali e allora, incuriosito li porse alla donna e fu lì che la vide per la prima volta accovacciata intenta a inserire ogni libro in una borse che avrebbe dovuto contenere un pc. Lei gli pianto due occhi grandi come quelli di un cerbiatto nei suoi da farlo stare senza fiato e per un attimo non disse nulla e gli porse solo i libri.

"Lei è una libraia?" che domanda idiota pensò, mentre sfoderava uno dei suoi migliori sorrisi di sempre. La risposta fu "grazie" e un no secco.

In una frazione di secondo "si è fatta male?" "Vuole venire a bere un caffè?", il giudice si sentiva impacciato per la seconda domanda tuttavia sorrise, con i suoi denti bianchissi.

"No, ho bisogno di fumare! Noi fumatori siamo ghettizzati!" e un sorriso e una risatina apparvero sul volto di quella bambolina.

Il giudice ne rimase affascinato e assunse un espressione da ebete, si sentiva un quattordicenne e allora ebbe un barlume di ragione e disse: "l'accompagno a un binario laterale c'è una zona fumatori"

La osservo, stava cercando a terra qualcosa, poi con quell'acume che normalmente non aveva mai avuto con le donne, il giudice vide un baratto a terra accanto a un pilastro era oramai aperto, si avvicinò si chinò e lo raccolse la crema rosa che era per metà fuori uscita ma un profumo inebriante di rose gli pervase le narici , cercò di richiuderla come meglio poteva e la porse alla donna. Lei gli sorrise e gli disse "credo sia inutilizzabile la mia crema, meglio gettarla via"

Fu così che la conobbe.

Il giudice aveva le dita impiastricciate di quella crema tuttavia, mentre beve il caffè con la giovane donna e faceva battute esilaranti che non sapeva da dove gli provenivano si sentiva invasato da quell'odore di rose e da quell'unto di quella crema. La faceva ridere... Dio quella sconosciuta era  quello che ci voleva nella sua esistenza.

"Questa crema contiene di sicuro cocaina perché non sono mai stato così!"

***

Alla sera, la maestrina si sedeva davanti a un tavolino ricolmo di creme e profumi, e iniziava il suo rituale si struccava, all'ingegnere piaceva osservarla senza fasi vedere, lui era disteso sul letto sotto le coperte sonnecchiante e lei si preparava per la notte. Al termine lei prendeva sempre una crema oleosa alla rosa e la spalmava sempre sul viso e le mani e poi con la rimanenza si dirigeva verso di lui e gli spalmava il leggero velo di quella crema sul viso. E quel momento insignificante per lui era il suo paradiso, quel profumo di rosa lo faceva dormire come non aveva mail fatto nella sua vita precedente e lei la sua maestrina, sorrideva dicendo "è la crema che mi ha regalato mia sorella, la usavano tutte le donne della mia famiglia!"

Lui si addormentava felice abbracciandola per sempre.

***

La stazione l'odiava, tuttavia, per lavoro doveva transitarci proprio come tutti i cristiani che vi erano, troppi "bastardi immigrati!", pensava. "Devo per forza andare a registrare quella puntata in quella televisore è necessario, quello stronzo del mio agente ha detto che cache è alto, ma non lo sarà mai abbastanza per me che devo attraversare questa moltitudine di formiche, munita di borse e borsoni e viaggiare tra quei cani bastardi!"

Quella mattina la stazione era pessima e peggio dell'ultima volta che vi era transitato era davvero puzzolente e neppure la scala mobile funzionava per cui era davvero faticoso per lui trascinarsi quella borsa che Vanda gli aveva recentemente acquistato. Il fagotto era pesante e trascinarlo su per due di quelle rampe della stazione centrale era divenuta un impresa da titani erano infetti oltre cinquanta gradini, ma alla fine vi era riuscito, aveva voglia di accendersi il sigaro ma ormai neppure in stazione si poteva fumare.

Stava percorrendo uno dei corridoi umani che avrebbero dovuto condurlo ai tabelloni delle partenze, quando uno stronzo che stava correndo fece cadere una giovane donna, combinando un disastro nell'urtarla aveva fatto volare da borsa tanti libri  e un barattolo che rotolando era finito contro un pilastro aprendosi inesorabilmente. Lo scrittore era troppo distante per capire bene l'accaduto, sorrise e "Al diavolo la legge che mi multino! estrasse un sigaro dal taschino e lo accese con i fiammiferi.

Una donna lo riconobbe... Ma lei è... è quello della televisione quello che scrive? Miss… cusi ma come si chiama, Alda guarda c'è quello della televisione come si chiama? Sì, è lui...

Lo scrittore era indispettito gli girò la schiena e cercò invece di vedere che fine aveva fatto quella donna bionda. Era accovacciata a raccogliere, adesso c'era anche un uomo con il cappotto scuro che gli porgeva i libri, gli apparve per un istante di riconoscerlo ma non gli sovveniva dove l'aveva visto, lei era di spalle non riusciva vederla.

Ma... mi scusi, è lei è Alfio P.. la donna aveva ripreso questa volta con un foglio di carta in mano e una biro... Alfio lo scarabocchiò senza guardare, pur di non sentirla più, in tanto era assorto dai quei due.

Adesso lui era chino verso il pilastro aveva preso un barattolo e cercava di chiuderlo.

Il vecchio scrittore si illuminò, fece un passo verso i due ma la donnina gli si parò davanti: "non mi ha scritto nulla... Alda, presto, un altra penna ci scrive l'autografo presto..." eccitata e rossa per la vergogna, Alfio sorrise "su faccia presto" reiterò la sua firma e aggiunse con amore A. P.

Questa volta li aveva persi di vista, ma no erano vicino all'immondizia e vide lei gettare il barattolo.

Svelto cercò di rompere il flusso di persone e vi arrivò di fronte al contenitore, udendo in lontananza la donnina Grazie! E' stato un onore!

Ma cosa fà rovista nell'immondizia!? Ada, guarda quello della televisione rovista nell'immondizia!

Il vecchio scrittore era eccitato come non mai, quello era un barattolo di crema doveva assolutamente prenderlo e sentirne il profumo, tuttavia, l'immondizia era molta, iniziò a rovistare ma il contenitore era profondo e tra cartaccia, bottiglie... niente barattolo.

Irritato, prese il contenitore e lo rovesciò con forza, i viaggiatori a sciami erano inorriditi si fermavano urtandolo sbigottiti, guardandolo con sospetto, ilarità e scherno e lui per tutta risposta. "Bastardo cos'hai da guardare!?", finalmente, con il gesto di espellere tutta l'immondizia in un solo colpo, il barattolo era rotolato vicino alla valigia di una bellissima donna ferma in attesa, lo scrittore non la degnò di uno sguardo, afferrò il vasetto era sporco all'esterno e con il tappo rotto tuttavia aveva il suo fascino, tolse uno scontrino che si era appiccato e con un gesto religioso lo aprì.

La crema era rosa ma a tratti era grigiastra, lui, estrasse un fazzolettino e la ripulì con cura poi la portò alle narici... era lei... era lei... la producevano ancora e ... pianse come un bambino e si asciugò il naso e le lacrime con il fazzoletto che aveva usato prima pieno di polvere grigiastra e di crema oleosa ma non gli importava perché quella crema sul suo viso lo fece tornare alla sua infanzia e a sua madre, l'unica donna che aveva mai  amato.

Ripose il barattolino con cura tra due fazzoletti e aprì la valigia e lo mise fermo tra le mutande e i calzini, poi un barlume e si rammentò della donna bionda che l'aveva gettato e ripercorse i tratti del suo viso l'assomiglianza con una bambola di porcellana era notevole, iniziò a cercarla tra la folla con lo sguardo.

Senza esito, la cercava, aveva perduto la sua musa, la sensazione che provò era che quella donna fosse nel suo destino era l'unica donna che avrebbe potuto amare nella sua vita, perché quella donna usava la crema di sua madre e farci l'amore sarebbe stato tornare nell'utero e alla vita.

 

Si mise tra le labbra il sigaro spento e pensò: "Esiste la ritroverò!" "Bastardo d'un pistola, certo che la ritroverò, dovessi pagare un investigatore privato! Muovere tutta l'arma! La ritroverò!". Diede un morso al sigaro e poi... sorrise come non aveva mai sorriso da quando sua madre era morta.

 
 
 
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