alias ego

Schiuma


Capitolo 5Il boccale di birra aveva assunto, un colore giallo e la schiuma si era spalmata sul vetro spesso e pesante.Era assorto nei suoi pensieri, meditava. La penna stilografica infilata sopra l'orecchio, il cappello inclinato e storto era madido di sudore per il caldo e la noia. Il pennino ad ogni suo movimento si conficcava nella pelle dietro all'orecchio. La sensazione non gli dispiaceva, anzi lo faceva sentire vivo: ancora una volta stava scrivendo senza sapere se i personaggi sarebbero divenuti altre parole o se semplicemente sarebbero rimasti sospesi tra realtà e finzione, eppure, il luccichio del boccale, gli permetteva ancora di credere che forse la catarsi sarebbe avvenuta da lì a poco, ma quella schiuma lo inorridiva, gli riempiva gli occhi era troppo bianca, spumeggiante ed eterea, prese a cercare con un gesto compulsivo e rapido il fazzoletto, non lo trovava! Allora, vide uno straccio appoggiato due sedie più in là del suo solito tavolino, vi si avventò: lo prese senza guardare, boccale bevve tutto d'un fiato il liquido rimanente, poi lo guardò contro luce e vi infilò lo straccio, con tutto il pugno.Fuori e dentro, fuori e dentro. per pulirlo, di tanto in tanto lo osservava, vi erano delle piccole strisce di schiuma. Lo pulì tutto con maniacale precisione. Ormai era quasi soddisfatto!Lui, il vecchio scrittore era fermo immobile in mezzo al bar, tra lo sbigottimento della gente e soprattutto quello di una giovane cliente, perché lo straccio non era uno straccio ma la sua sciarpa estiva. Esterrefatta, strabuzzava gli occhi senza riuscire a proferire una sola parola. Fu felice, lanciò lo straccio a terra e voltandosi, per la prima volta di quel giorno si accorse della gente che lo guardava, e disse: "Bastardi! Cosa avete da guardare!", posando con delicatezza il boccale sul tavolo ormai privo di schiuma. Era perfettamente pulito e asciutto. Perfetto! - pensò e iniziò a scrivere: "l'oceano era calmo d'una calma piatta e irreale..."