Espressioni

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Una delle più famose bloggers della nostra comunità (Carpédine, tanto per non far nomi) ha lanciato, come al solito in maniera intelligentemente ironica, un post sulla moratoria all'aborto proposto da Giuliano Ferrara. Io ho seguito, en passant, anche un dibattito trasmesso su 8e1/2, il programma di La7 sempre da lui condotto. A tal proposito, nonostante la sua invidiabile antipatia che mi spingeva a cambiare canale, è riuscito ad insinuare nella mia mente bacata il germe del dubbio. Non posso esprimermi con equilibro senza sapere cosa sta accadendo. Non posso credere che qualcuno voglia tornare indietro nel tempo, solo per reazione ad una possibilità di scelta in più che lo Stato ha voluto concedere a chi non può portare avanti la gravidanza. Sottolineo può in antitesi a vuole. Non posso nemmeno credere che ci sia una mancanza di controllo sul ricorso all'aborto. Non come forma di limitazione sub judice ad un'autorizzazione che possa differire da ospedale ad ospedale e, quindi, creare discriminazione. Tuttavia io sento ora, come uomo che ha il dovere di consolidare un'idea cosciente, il bisogno di colmare quel vuoto di informazione che ho. Mi sono giusto chiesto: quanti aborti si praticano in Italia? Quali sono le fasce sociali che vi ricorrono di più? Quali le età? Quali le motivazioni? Giusto perché possa essere considerata a buon diritto una giusta conquista della donna, forse anche costretta dall'uomo, che non vuole accettarne il fardello, ad assumersi la grave responsabilità della decisione. Perché la donna ha un senso materno che l'uomo, per ovvie ragioni, non ha. Quindi non può essere leggera in questa scelta. Ma che sia soprattutto considerata anche la necessità di evitare una sofferenza inutile al nascituro.Fosse anche quella di nascere in una famiglia dove non esiste nemmeno l'amore materno, che spesso è l'unica risorsa preziosa per una creatura che viene concepita in una famiglia con forte disagio sociale. Tuttavia, in un mondo dove molti valori sono andati persi, e non temo smentite su questo giudizio da parte di tutti voi che mi frequentate, un piccolo dubbio quella tosse grassa che risponde al nome di Ferrara me lo fa sorgere.Ecco: forse a distanza di anni bisognerebbe comunque avere il coraggio di tracciare un bilancio. Inoltre l'umanità deve porsi un limite: quando possiamo iniziare o finire di considerare essere umano (cellula, morula, embrione, o feto) una vita? Non voglio che sia la Chiesa a decidere. O meglio, non solo la Chiesa. Perché questo è il rischio che corriamo se non affrontiamo, come società civile e con giusto peso, la questione. Infine, sempre tracciando il filo di questo post come reazione a quello di Carpédine, una risposta merita il discorso che riguarda l'apporto dell'uomo al controllo delle nascite. A parte l'interruzione in flagranza o l'ostruzione meccanica della via d'accesso, non è ancora stato inventato il pillolo senza pericolo di inefficacia o per la salute. Colpa delle differenze tra uomo e donna. La donna ha il ciclo che può essere simulato. L'uomo è fisiologicamente sempre attivo. Oppure sempre inattivo. A seconda delle capacità.