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SOLIDARIETA' NEL 2010


LA SOLIDARIETA' E' UNA COSA DA RICCHI?In questa travagliata e perigliosa  fine di autunno si parla molto di amore e di odio. E pur prendendo spunto da eventi pubblici, si finisce spesso per parlarne in chiave molto individuale e personalistica. Se ne parla come di sentimenti quasi irrazionali che scoppiano all'improvviso da un gesto, una parola, e si punta il dito verso i comportamenti di alcune persone o le dichiarazioni di altre (BERLUSCONI, FINI, BERSANI, FASSINO, MARRAZZO, DI PIETRO, BERTINOTTI, ECC….). E sempre in gesti e parole individuali si cerca la soluzione. Ma non è così semplice. Funziona così, forse, tra le coppie di innamorati, ma non in una società organizzata. Quando si riferisce a intere comunità sociali anche l'amore, così come l'odio o la fiducia, ha una sua “economia”, ovvero delle dinamiche che ne supportano lo sviluppo e la diffusione, degli elementi che lo favoriscono e altri che lo inibiscono. Ed è fermandosi ad analizzare il fenomeno in questa prospettiva che si possono capire, al di là degli individui, le condizioni necessarie a costruire una società fondata sull'amore e il rispetto reciproco. IN CONCLUSIONE: In una comunità non si può instillare amore per decreto, nè con un gesto benevolo nè con parole concilianti, ma si costruisce collettivamente e democraticamente lavorando su molti fronti: economico, sociale, culturale. E questa è una cosa che molti nostri politici, di governo e opposizione, dovrebbero tenere a mente.