Scrivo domani

Chiamati a lavorare in un modo nuovo


Giugno 1997. Dopo il sogno dei fiori bianchi e del profumo, sono entrata in un periodo di meditazione e di lettura. Teresa d'Avila mi ha impressionato, per la precisione con cui il suo racconto somiglia al mio, quando devo cercare di descrivere quello che mi accade. Lei li chiama stati di orazione. Le esperienze coincidono. Ho scoperto, così, che tutto quello che lei ha sperimentato in questi stati è quello che è successo anche a me. Mi sono chiarita anche parecchie cose, che non riuscivo a capire delle esperienze che faccio ed ho trovato conferma, che quello che mi accade di vedere e sentire è la realtà, non il prodotto di allucinazioni. Anzi, nel vedere che anche Teresa aveva questi stessi dubbi, ho capito che sono un fastidio col quale bisogna abituarsi a convivere pacificamente. I dubbi ci sono, sono umani e tanto basti, ma poi bisogna continuare a procedere. Mi chiedo in quale modo Dio vuole che io lavori per lui, visto che mi ha chiamata a sè. Teresa dice che, quando Dio concede questi stati così particolari della coscienza è sempre perchè ciò serva agli altri.
Si presenta alla mia riflessione, in questo periodo, un sogno, che feci nel 1993 e che mi lasciò una viva impressione per molti giorni. Ero in campagna, nell'orto di un convento. Chiedevo al padre, che lì si trovava, di accettarmi come interna al convento. Lui mi rispondeva che non si poteva fare, ma io insistevo. Gli dicevo: "Padre, io ho bisogno di vivere qui, non sono adatta alla vita di fuori, come farei a sopravvivere?" Lui mi rispondeva: "Qui non c'è posto per tutti. Teniamo con noi quelli per cui c'è davvero necessità. Tu puoi vivere anche fuori, sei in grado di farcela da sola."Io mi disperavo: "Ma che lavoro posso fare per vivere, se io sono come voi e sono incapace di fare i mestieri di fuori?" E lui, con molta pazienza: "Non hai bisogno di cercare lavoro. Devi solo andare e farti riconoscere come una che sa di queste cose. Avrai di che vivere." La visione del sogno si interrompeva qui, bruscamente, e io mi ritrovavo nel mio letto, ma ancora in un dormiveglia profondo, e sentivo che, alla porta di casa, molta gente stava bussando e chiedendo aiuto. Allora pensavo, con un po' di senso di colpa, che io mi stavo preoccupando solo della mia tranquillità, mentre molta gente sembrava aver bisogno di aiuto da me.Ma sembrava che volessero qualcosa di preciso, come se a ognuno di noi fosse chiesto qualcosa di specifico e di proprio, non una cosa qualsiasi.Mi pare di capire che ci sono molte persone che, sebbene non abbiano una vita da religiosi, sono comunque state oggi riservate da Dio al Suo lavoro. A queste persone Dio ha dato un compito e, quindi, fa ora sentire una vocazione, che è diversa da ciò che può apparire dalle condizioni della loro vita. Credo che proprio per questo, nel sogno, mi sentissi a disagio, nella difficoltà di chi sente che dovrebbe fare qualcosa per rispondere ad una richiesta, ma non sa cosa, nè come. E mi rendo conto che questo è il mio stato d'animo di oggi, forse quello di sempre, di cui solo oggi prendo piena consapevolezza.dal Diario personale "Verso la Luce - La sublime rivoluzione"