Scrivo domani

Una concezione fobica e isterica della debolezza della carne umana e una impostura per rimedio


Vedo crescere in me una profonda consapevolezza che la malattia e le sofferenze si manifestano nello spirito umano come segno emergente dello stato di debolezza vitale in cui si trova l'essere umano e si proiettano poi progressivamente su tutti i piani e i corpi della sua esistenza con la difficoltà ad accettare il dono di maggior vita di Dio, che ci raggiunge per opera del Suo Spirito. Tale difficoltà causa la sepoltura della nostra anima, sotto pesanti incrostazioni di ogni genere di rifiuto, di blocco e di negazione.Dal nostro spirito, infatti, il male della negazione e del rifiuto dei doni dello Spirito di Dio, scende, poi, come sofferenza interiore, attraverso la psiche, cominciando ad essere manifesta alla coscienza, come malattia psicologica, e/o come problemi quotidiani, ed arriva, infine, nel fisico, come malattia materiale o come problema sociale, fino ad essere finalmente chiaramente visibile alla coscienza.La penetrazione del male all'ultimo stadio. Il livello della malattia, o del guasto, o del problema raggiunto quando essa si esprime nel corpo, individuale o collettivo, fisico, sociale o mistico dell'umanità, è il livello di guardia finale. La penetrazione del male nei progressivi stati della vita, dallo spirito, attraverso la psiche, fino alla materia è conclusa e si impone la scelta: o invertire la rotta, o morire.Invertire la rotta è passare dalla negazione alla accettazione dei doni dello Spirito di Dio, dal fare umano al partecipare all'opera di Dio. Ed è lasciare la via, che ci portava ad allontanarci inconsapevolmente da Dio, a causa dei rifiuti del nostro spirito al Suo Santo Spirito, che ci viene inviato per compiere in noi il lavoro necessario a donarci la vita piena. Il valore incalcolabile della malattia, del guasto, del problema e della sofferenza che essi portano, sta proprio nel fatto che, nel lavoro necessario a sopportare e, quando possibile, a sanare il male, noi realizziamo, per noi per chi ci sta accanto, anche se inconsapevolmente, questa inversione di rotta nei confronti di Dio. Per questo, l'Apostolo di Gesù dice che con la nostra sofferenza partecipiamo alla sofferenza di Cristo, completando ciò che manca alle Sue sofferenze per la nostra liberazione dalla schiavitù della vita terrena. Completiamo ciò che manca dando, appunto, il nostro consenso ad accogliere in noi lo strumento della nostra liberazione: lo Spirito Santo di Dio, sopportando con pazienza e buona volontà la sofferenza eventualmente necessaria.La sofferenza di Cristo, infatti, fu la conseguenza dell'opera di salvezza da Lui compiuta per il bene dell'umanità. Compiuta e perfetta la sua opera, compiuta e perfetta la sua sofferenza, per ottenere l'universale e completa liberazione alla creazione; benchè, una volta concessa, essa debba pur sempre essere accettata da ognuno che voglia beneficiarne. Dio ha concesso salvezza dalla sofferenza e dalla morte a tutti, ma nessuno potrà essere salvato contro la propria volontà. Proprio il lavoro interiore, necessario a sopportare e a guarire la malattia, è ciò che rende preziosa la malattia e la sofferenza umana. Perchè è il lavoro di aprirsi interiormente, anche se inconsciamente, a Dio. Ma tale lavoro interiore è possibile soltanto se  l'infermità della condizione umana, la sua debolezza e le sofferenze sono accettate e, quindi, rispettate da chi soffre e da chi gli sta intorno; solo in questo modo esse possono compiere il loro lavoro e rivelare la loro ricchezza.Una concezione fobica e isterica della debolezza della carne umana. Quando, invece, la condizione di infermità umana si affronta con un atteggiamento di paura e di rifiuto, si arriva a pretendere di brandire la medicina umana, che sono le soluzioni umane e le forze umane, come arma risolutiva per annientare il male e la sofferenza, fino a illudersi di poterne impedire il sorgere. Così facendo, si agisce con tragica cecità, contribuendo ad affermare quell'impostura che contrabbanda per medicina proprio ciò che è veleno: ossia l'impedimento nella nostra vita interiore a quell'incontro dello Spirito di Dio con il nostro spirito, impedimento che rende impossibile l'opera della guarigione spirituale. Quando questo incontro decisivo viene ostacolato e impedito, da una concezione fobica e isterica sia dell'infermità e della debolezza della carne umana, sia degli errori e delle sofferenze che ne fanno parte, cercando sempre e soltanto una soluzione umana e la più immediata, fino all'accanimento, all'ossessione e all'autodistruzione, non si è realizzato altro che la autocondanna a restare schiavi delle sofferenze e del male e a precipitare in un baratro di dolore senza fine. Schiavitù della quale, andando fino in fondo nell'offesa alla infinita bontà di Dio verso gli uomini, non ci si esime, poi, dall'incolpare Dio.Vedo ancora, sotto la luce dello Spirito, che non mi lascia, come il ricongiungimento del mio spirito allo Spirito di Dio potesse essere, appunto, la chiave determinante per sanare tutta la mia vita. E' proprio il soffio dello Spirito di Dio che, se accettato come uno con il proprio spirito, permette a Dio di restituirci la pienezza della vita divina, prima consolandoci, poi, nutrendoci, guarendoci e, infine, liberandoci, in un volo, che riprende quota e ci fa tornare a rivederLo.Una radicale guarigione. Proprio questa radicale guarigione della vita era ciò che mi stava accadendo, che io stavo sperimentando e che vedevo essere come la più grande e risolutiva delle ricchezze per riuscire nella scommessa della vita.  E tutto questo, sto scoprendo, è ciò che Dio vuole donare oggi, con una abbondanza nuova rispetto a tutte le epoche passate, a tutti i suoi figli.dal Diario personale "Verso la Luce - La sublime rivoluzione"