Scrivo domani

Che lavoro faremo? Di che mangeremo?


Agosto 1997. Siamo molto affaticati dall'idea di come dobbiamo riorganizzare la nostra vita. Che lavoro faremo? Di che mangeremo? Ricordo che, subito dopo esserci sposati, a settembre 1995, sentivo continuamente la voce ripetermi: "Non vogliate, dunque, mettervi in pena per il domani. Guardate gli uccelli, essi non arano e non seminano, eppure il Padre mio li nutre. Guardate i gigli dei campi, essi non tessono e non cuciono, eppure nemmeno Salomone, in tutto il suo splendore...". Una mattina chiesi a Dio di farmi capire se davvero le parole che sentivo erano rivolte a me. In quel momento, alcuni pettirossi scesero sul mio balcone a beccare le briciole. Un senso di profonda gioia e gratitudine mi invase.Vorremmo lasciare ogni preoccupazione per seguire la vita dello Spirito, ma come? La Voce ha sempre risposto: "Aspetta", ma noi siamo stanchi di questa incertezza. L'altra mattina, stavo riposando ed ho sentito la voce dire: "Vai." Ho chiesto: "Dove?", non ha risposto. Mi sembrava impossibile, sono almeno due anni che mi dice di aspettare per un impegno concreto. Forse è stata la suggestione del mio desiderio, perchè non ce la facciamo più ad aspettare. Eppure, era la voce di sempre. Ma andare dove? Forse Dio vuole semplicemente che mi occupi di qualche attività di volontariato. Ma sento che vuole qualcosa di preciso da noi. Non una semplice beneficenza, non le solite buone azioni.dal Diario personale "Verso la Luce - La sublime rivoluzione"