Scrivo domani

BXVI: Corpo e spirito, campi gravitazionali, purezza e amore. L'ascesa all'altezza di Dio è fatta di concretezza


 BXVI: Corpo e spirito, campi gravitazionali, bassezza ed elevazione. Purezza ed ascesa all'altezza di Dio sono fatte di concretezza, quella psicofisica umana, che “si lascia toccare” dall'amore di un Dio in carne e ossa - di Simonetta CastellanoNell'omelia del Papa, infatti, si ritrova una sintesi chiarissima della grande concezione classica di unità del creato nella sostanziale identità tra microcosmo e macrocosmo, di corrispondenza tra interiore ed esteriore, di reciproca attrazione tra visibile ed invisibile. E si respira un'aria nuova di resurrezione del corpo alla sua dignità cristologica e sacramentale: gli “elementi concreti” della corporeità: le mani, il cuore, il volto “appartengono alla nostra ascesa” e senza di essi “non possiamo essere sollevati in alto” - dice senza mezzi termini papa Ratzinger, demolendo così la superbia clericale di poter essere “puro spirito” spogliandosi del corpo.Corpo e spirito, campi gravitazionali, bassezza ed elevazione. Per Benedetto XVI purezza ed ascesa all'altezza di Dio sono fatte di concretezza: la concretezza psicofisica umana, che “si lascia toccare” dall'amore di un Dio, che si è fatto carne. E da un amore, che attrae tutto l'essere umano, proprio nel centro unitario di sé, “se abbandoniamo la superbia di volere noi stessi farci Dio” con le nostre idee umane di purezza e di elevazione.
L'essere umano – ha ricordato il Papa - è sintesi unitaria e cosciente delle forze universali, “centro, in cui lo spirito diventa corpo e il corpo diventa spirito e in cui volontà, sentimento e intelletto si uniscono nella conoscenza di Dio e nell’amore per Lui”. E c'è poco spazio – si vede bene in questa sola battuta - per le pretese clericali di superiorità spirituali sulla carne, in una identità umana dove è costitutiva una tale inscindibile e caratterizzante unità. Così come si vede bene che nell'essere umano il dinamismo unificante delle potenze interiori è una risposta costitutiva all'attrazione divina, per cui non è con una propria scelta di vita che si possa dare o non dare totalmente il proprio cuore a Dio. Si può soltanto essere o non essere totalmente “sorretti dalle sue mani”, perché è soltanto Lui che “ci tira verso l’alto”. “Noi da soli – insiste il Papa - siamo troppo deboli per sollevare il nostro cuore fino all’altezza di Dio. Non ne siamo in grado. La forza di gravità che ci tira in basso è potente: proprio la superbia di poterlo fare da soli ci tira verso il basso e ci allontana da Dio. Dio stesso deve tirarci in alto.” Ciononostante, - rimarca benedetto XVI - “da sempre gli uomini sono stati ricolmi – e oggi lo sono quanto mai – del desiderio di "essere come Dio", di raggiungere essi stessi l’altezza di Dio”.Eppure, spiega ancora il Papa: “I Padri hanno detto che l’uomo sta nel punto d’intersezione tra due campi di gravitazione. C’è anzitutto la forza di gravità che tira in basso – verso l’egoismo, verso la menzogna e verso il male; la gravità che ci abbassa e ci allontana dall’altezza di Dio. Dall’altro lato c’è la forza di gravità dell’amore di Dio: l’essere amati da Dio e la risposta del nostro amore ci attirano verso l’alto.”Quel centro, in cui lo spirito diventa corpo e il corpo diventa spirito. “Secondo la concezione biblica e nella visione dei Padri”, che sono il punto di riferimento della concezione del Papa, “il cuore è quel centro dell’uomo in cui si uniscono l’intelletto, la volontà e il sentimento, il corpo e l’anima. Quel centro, in cui lo spirito diventa corpo e il corpo diventa spirito; in cui volontà, sentimento e intelletto si uniscono nella conoscenza di Dio e nell’amore per Lui.” Non c'è niente, cioè, che sia diviso, niente che sia impuro nell'intima dinamica universale, che dà ordine e coesione al cosmo, attirando nella “forza di gravità dell’amore di Dio” un essere umano, che è unificazione di materia e spirito, posto “nel punto d’intersezione tra i campi gravitazionali” dell'abbassamento nella superbia e dell'attrazione nell'amore.“Egli ci tira verso l’alto. Nell’essere sorretti dalle sue mani ci dà il giusto orientamento e la forza interiore che ci solleva in alto.” Per questo, “abbiamo bisogno dell’umiltà della fede, che cerca il volto di Dio e si affida alla verità del suo amore.” E' questa la verità del rapporto d'amore tra Dio e l'umanità, per cui l'essere umano è purificato e redento non quando si spoglia del corpo per assomigliare ad un puro spirito, ma quando dice di sì all'unione con lo Spirito divino, che scende nel suo corpo per attrarlo totalmente a Sé. Ma nella sua contrapposizione alla mentalità manichea anticristiana, che vede nello spogliarsi del corpo un'atto di purificazione per assomigliare a Dio, Benedetto XVI arriva fino a demolirne il valore di fondamento della disarticolazione dei piani universali della creazione, illuminando la verità che si osserva misticamente nel punto di intersezione della croce, nel cuore del Crocifisso: l'infinitamente grande, come l'infinitamente piccolo; in alto, come in basso; la visione interiore, come l'osservazione cosmica e il corpo umano congiunto a quello divino nel sacramento delle nozze eterne dell'Agnello, affinché l'essere umano possa “ascendere all’altezza del suo vero essere, all’altezza della divinità”.Nell'omelia del Papa, infatti, si ritrova una sintesi chiarissima della grande concezione classica di unità del creato nella sostanziale identità tra microcosmo e macrocosmo, di corrispondenza tra interiore ed esteriore, di reciproca attrazione tra visibile ed invisibile. E si respira un'aria nuova di resurrezione del corpo alla sua dignità cristologica e sacramentale: gli “elementi concreti” della corporeità: le mani, il cuore, il volto “appartengono alla nostra ascesa” e senza di essi “non possiamo essere sollevati in alto” - dice senza mezzi termini papa Ratzinger, proseguendo così nella lezione.Gli elementi concreti, che appartengono alla nostra ascesa di esseri umani. “Il Salmo processionale numero 24, che la Chiesa ci propone come "canto di ascesa" per la liturgia di oggi, indica alcuni elementi concreti, che appartengono alla nostra ascesa e senza i quali non possiamo essere sollevati in alto: le mani innocenti, il cuore puro, il rifiuto della menzogna, la ricerca del volto di Dio.”“Questo "cuore" deve essere elevato. Ma ancora una volta: noi da soli siamo troppo deboli per sollevare il nostro cuore fino all’altezza di Dio. Non ne siamo in grado. La forza di gravità che ci tira in basso è potente: proprio la superbia di poterlo fare da soli ci tira verso il basso e ci allontana da Dio. Dio stesso deve tirarci in alto.”Gli elementi concreti dell'ascesa sono efficaci “soltanto se ci lasciamo toccare ed interpellare dal suo amore”. La concretezza dell'essere psicofisico umano e dello spirito d'amore di un Dio incarnato che ci tocca, - sui quali insiste il Papa - devono indurci ad accettare che il nostro rapporto umano con Dio è fatto di “elementi concreti, che appartengono alla nostra ascesa e senza i quali non possiamo essere sollevati in alto”: le mani, il cuore, il volto. Se ciò accade, non soltanto riscopriamo la nostra identità di esseri corporei, rientrando in noi stessi, ma iniziamo anche a poter realmente comprendere il Dio che si è fatto carne e a poter realmente assumere quello che è l'atteggiamento interiore determinante della nostra ascesa: l'adorazione del Suo Corpo. “Tutti questi elementi dell’ascesa sono efficaci soltanto se in umiltà riconosciamo che dobbiamo essere attirati verso l’alto; se abbandoniamo la superbia di volere noi stessi farci Dio.” Come l'uomo può ascendere all’altezza del suo vero essere, all’altezza della divinità. “La questione di come l’uomo possa arrivare in alto, diventare totalmente se stesso e veramente simile a Dio, ha da sempre impegnato l’umanità. È stata discussa appassionatamente dai filosofi platonici del terzo e quarto secolo. La loro domanda centrale era come trovare mezzi di purificazione, mediante i quali l’uomo potesse liberarsi dal grave peso che lo tira in basso ed ascendere all’altezza del suo vero essere, all’altezza della divinità.”Riconoscete dunque che la forza dell’uomo e di tutte le sue purificazioni non basta per portarlo veramente all’altezza del divino, all’altezza a lui adeguata. “Sant’Agostino, nella sua ricerca della retta via, per un certo periodo ha cercato sostegno in quelle filosofie. Ma alla fine dovette riconoscere che la loro risposta non era sufficiente, che con i loro metodi egli non sarebbe giunto veramente a Dio. Disse ai loro rappresentanti: Riconoscete dunque che la forza dell’uomo e di tutte le sue purificazioni non basta per portarlo veramente all’altezza del divino, all’altezza a lui adeguata. E disse che avrebbe disperato di se stesso e dell’esistenza umana, se non avesse trovato Colui che fa ciò che noi stessi non possiamo fare; Colui che ci solleva all’altezza di Dio, nonostante tutta la nostra miseria: Gesù Cristo che, da Dio, è disceso verso di noi e, nel suo amore crocifisso, ci prende per mano e ci conduce in alto.”Ecco, infine, da che parte si schiera la preghiera del Papa: “Noi andiamo in pellegrinaggio con il Signore verso l’alto. Siamo in ricerca del cuore puro e delle mani innocenti, siamo in ricerca della verità, cerchiamo il volto di Dio. Manifestiamo al Signore il nostro desiderio di diventare giusti e Lo preghiamo: Attiraci Tu verso l’alto! Rendici puri! Fa’ che valga per noi la parola che cantiamo col Salmo processionale; che possiamo appartenere alla generazione che cerca Dio, "che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe" (Sal 24,6). Amen.” Benedetto XVI è il sacerdote che non ritiene di avere già acquisito la purezza divina nel suo corpo e il possesso definitivo dell'unione con Dio da difendere separandosi dal resto del popolo di Dio, ma dice: “siamo in ricerca del cuore puro e delle mani innocenti, siamo in ricerca della verità, cerchiamo il volto di Dio” e prega “Attiraci Tu verso l’alto! Rendici puri!” (>BXVI, Omelia Domenica delle Palme, 17.4.2011)Come dice la liturgia delle ore di oggi: “Tenendo fisso lo sguardo su Gesù”. In queste celebrazioni pasquali, guardando il corpo di Cristo che pende dalla croce, penserò all'atto di adorazione di un Dio puro spirito, che il nostro clero compie nell'illusione di “farsi come Dio” e nel rifiuto della croce su cui il Cristo vive quell'amore divino che dona il corpo nell'atto matrimoniale, che è sacramento di ricongiumento universale. Il sacerdozio di Cristo consiste in questo atto matrimoniale d'amore incarnato e nella chiesa di Cristo non ci sono sacerdoti che vivano il Suo sacerdozio. E pregherò con l'orazione finale della liturgia di oggi: “Orazione - Concedi a questa tua famiglia, o Padre, di celebrare con fede i misteri della passione del tuo Figlio, per gustare la dolcezza del tuo perdono.”