Scrivo domani

La gerarchia costretta ad ammettere: BXVI ha ragione, il matrimonio è divino quanto il celibato


 (L'Osservatore Romano, 22.6.2011) - Ha ragione, dunque, Benedetto XVI quando afferma che "in fondo l'amore è un'unica realtà, seppure con diverse dimensioni" (Deus caritas est, 8). Nel suo pieno significato l'amore è amore agapico, cioè amore capace di integrare la passione (èros) e la donazione (agàpe) così da poter soddisfare il cuore umano qualunque sia la sua vocazione. In questo senso, l'amore verginale e l'amore coniugale non possono che attingere a un'unica fonte e avere un unico modello che è Cristo. Che l'amore verginale e l'amore coniugale si trovino entrambi in Cristo non è ammissione da poco da parte di chi ha finora voluto ostinatamente ignorare quanto papa Ratzinger sta predicando dall'inizio del pontificato: "la grandezza della vocazione all'amore, che è una chiamata alla comunione delle persone nella duplice forma di vita della verginità e del matrimonio". Ossia, l'amore è uno solo, quello di Cristo, chiunque lo viva lo riceve da Lui, riceve il suo amore per vivere il suo amore, secondo i suoi disegni. L'unica differenza è di essere chiamati a vivere l'amore di Cristo e l'unione con lui nell'unione con l'altro, oppure senza l'unione con l'altro.E quanto sia 'ob torto collo' questa ammissione si capisce bene, oltre che dal tenore complessivo dell'argomentare, da piccoli e chiarissimi incisi. Ne basti uno per tutti: "l'amore coniugale comunemente inteso che è sì dono di sé, ma in una reciprocità che comporta un mutuo aiuto e una vicendevole gratificazione". Ossia, l'amore coniugale è dono di sé, però declassato dal fatto che comprenda reciproco aiuto e gratificazione tra le persone dei coniugi. Infatti, scrive il vescovo, il vero dono di sé dell'amore divino di Cristo è "un amore che è gratuito e preveniente, incondizionato e misericordioso, sacrificato". Cioè, un dono di sé senza ricevere nulla dall'altro. (???)Ma di quale amore sta parlando? La "reciprocità che comporta un mutuo aiuto e una vicendevole gratificazione" sarebbe ciò che svaluta un amore e lo rende altra cosa da quello divino?Il vescovo non sa, che la reciprocità è caratteristica intrinseca dell'amore, il quale è reciprocità del dono totale di sé. Chi ama, se ama, ama gratuitamente, con un dono di sé che previene e prescinde dalla risposta dell'altro, perciò avendo già sacrificato se stesso senza condizioni. L'amore è uno solo, quello di Cristo, chiunque lo viva lo riceve da Lui, riceve l'amore di Cristo per vivere quell'amore, nella libera risposta ai Suoi disegni. Se l'essere umano ama, è perché ha ricevuto la caparra dello Spirito divino nel suo cuore. Il vescovo non immagina, che anche la gratificazione è caratteristica intrinseca dell'amore, che basta a se stesso, perché è pienezza di vita e di gioia. La gratificazione è l'amore stesso.Il vescovo è convinto, che il celibato sia il vero dono di sé, perché non ha la pecca di quella "reciprocità che comporta un mutuo aiuto e una vicendevole gratificazione" tra le due persone che si amano.Il vescovo, quindi, vive un celibato, che è senza reciproco aiuto e gratificazione con la persona di Dio, un celibato senza amore. Perché, quando il celibato è risposta allo Spirito d'amore infuso nei nostri cuori, comporta proprio un mutuo aiuto e una vicendevole gratificazione nel rapporto con Dio, di cui si è innamorati. Il vescovo non sa di vivere, dunque, così un inutile dono di sé e un amore fallace, sia sul piano divino, sia sul piano umano. L'amore intratrinitario di Dio, infatti, è tanto compenetrato e unificato proprio da quella "reciprocità che comporta un mutuo aiuto e una vicendevole gratificazione", che proprio per questo ha voluto creare e redimere la sua famiglia umana. Il vescovo, perciò, vive un celibato senza amore e senza Dio.Dunque, finalmente, è vero: ha ragione Benedetto XVI, quando afferma che "in fondo l'amore è un'unica realtà". L'amore verginale e l'amore coniugale si trovano entrambi in Cristo.Per questo, ormai è chiaro, possiamo ritenere confermata la mia facile profezia: Benedetto XVI darà presto concreto ordinamento alla chiesa domestica, sulla base del matrimonio sacerdotale.