Scrivo domani

Abusi del clero che la mia famiglia subisce dentro la propria casa. Denuncia alla CEI e risposta del portavoce


Diario in tempo reale. Ieri ho scritto quello che era soltanto l'inizio di un discorso. Quel discorso grave e insistente che, da qualche giorno, ascolto direttamente dalla Sua voce e poi ritrovo nelle letture liturgiche del giorno. Il discorso biblico di Dio sulla storia di infedeltà e di violenza dei pastori sulle anime e contro di Lui. "Mi disse: «Guarda i grandi abomini che la casa d'Israele commette qui per allontanarmi dal mio santuario! L'iniquità di Israele e di Giuda è enorme, la terra è coperta di sangue, la città è piena di violenza.»" (>Liturgia delle ore, Dal libro del profeta Ezechiele 8)Per quanto possa essere facile e - diciamocelo - anche comodo pensare che io sia una di quelli che ci provano gusto a 'parlare contro la chiesa', in verità io lo ripeto per chi riesce a sentirlo: la mia non è l'invettiva del laicista, né il compiacimento dell'iconoclasta, ma la fede del cristiano e la sofferenza del semplice che fa provare un profondo rigetto verso il modo di essere e di fare di un clero, che è ormai soltanto l'avida, parassitaria casta - e violenta -della scristianizzazione. E quanto violenta a me lo dice la sacra Scrittura, lo dice l'esperienza che ne sto vivendo e lo dice la voce che mi parla e mi chiede di scriverne. Violenza, la città di Dio, oggi, in mezzo a noi, è piena di violenza. Lo dico con le parole della profezia biblica sulla storia della chiesa e dell'umanità e lo dico per testimoniare l'esperienza che sto vivendo, come la Sua voce mi chiede di fare. E ogni volta che gli dico: "Spiegami a quale fine." La Sua voce mi risponde: "Leggi nelle letture di oggi." Così ieri ho letto: «riferisci loro le mie parole. Ecco io ti do una faccia tosta quanto la loro e una fronte dura quanto la loro fronte. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia. Se tu non lo avverti e non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te. Ma se tu ammonisci il malvagio ed egli non si allontana dalla sua malvagità e dalla sua perversa condotta, egli morirà per il suo peccato, ma tu ti sarai salvato.» (>Liturgia delle ore)Il fine per cui Dio ci parla e ci chiede di parlare è sempre la salvezza, nostra e di altri. Essere avvertiti degli errori che conducono alla morte dell'anima, perché possiamo porvi rimedio prima che sia troppo tardi. E rendere giustizia a chi opera violenza e a chi la subisce. Perché sia sempre più chiaro chi è di Dio e chi va in perdizione.Per tutto questo, ecco qui di seguito quelle e-mail con cui a suo tempo ho denunciato direttamente alla C.E.I., vescovi italiani, nella persona del loro portavoce, l'inaudita violenza per abusi del clero che la mia famiglia subisce dentro la propria casa. E la risposta che ho ricevuto.  Prima e-mail Da: simonetta <chiesadomestica@yahoo.it>A: "don Domenico" <d.pompili@chiesacattolica.it>Data: Mercoledì 22 settembre 2010, 12:22Al portavoce.  In quale considerazione pensi io debba ancora tenere le attività che possono essere ricondotte alla vostra istituzione? Quando filmate [...] [e registrate tutto ciò che accade dentro la nostra casa] vi domandate mai 'come abbiamo fatto ad arrivare fino a questo punto'?  Quando mia figlia sogna di essere assediata da grossi serpenti, vi domandate in che modo 'il potere della grazia di Cristo, il suo sacrificio di riconciliazione, porterà profonda guarigione e pace' alla sua vita?' [come scrive il Papa]. Quando una qualsiasi donna sogna serpenti che escono dai pani e cimici sulla tovaglia, dietro cosa pensate di potervi ancora nascondere? Quello che siete e che fate è ormai di una tale evidenza universale da raggiungere le persone nel loro inconscio. 'tristezza anche che l'autorità della Chiesa non era sufficientemente vigilante e non sufficientemente veloce, decisa, nel prendere le misure necessarie' [scrive il Papa], e sembra di vedervi, tronfi della vostra abilità di aver portato l'abuso al vertice dell'istituzione stessa. 'Per tutto questo siamo in un momento di penitenza, di umiltà e di rinnovata sincerità, come ho scritto ai Vescovi irlandesi', [scrive il Papa]:e sembra di sentirle le vostre grasse, sguaiate risate. 'Mi sembra che dobbiamo adesso realizzare proprio un tempo di penitenza, un tempo di umiltà, e rinnovare e reimparare un'assoluta sincerità'[scrive il Papa]: e allora diciamoci sinceramente la verità, gente capace di pervertire i mezzi e i fini dell'istituzione, capace di sventrare una casa familiare e filmare e registrare ogni respiro per un tempo illimitato, con la pretesa di giudicare e scoprire chissacché, gente capace di fingere che sia legittimo esercitare questa immane violenza su una famiglia intera, che cosa potrà fare come penitenza, come atto d'umiltà, come assoluta sincerità? 'Primo interesse sono le vittime, come possiamo riparare, che cosa possiamo fare per aiutare queste persone a superare questo trauma, a ritrovare la vita, a ritrovare anche la fiducia nel messaggio di Cristo. Cura, impegno per le vittime è la prima priorità con aiuti materiali, psicologici, spirituali' [scrive il Papa]. Purtroppo, il trauma lascerà segni perenni e soltanto chi lo vive può sapere a quali dolori è inevitabilmente condannato. Ma, certamente, sia per poter avere l'ardire di chiedere il vostro perdono a Dio, sia per restituire alle anime la possibilità di percepire di nuovo un senso di giustizia nel loro profondo è indispensabile una riparazione che sia commisurata all'enormità del danno alle persone, alla famiglia, all'istituzione, al sacerdozio e a Dio.Per questo, una adeguata penitenza non può che consistere in un adeguato risarcimento pecuniario del danno, che essendo l'unico gesto concreto possibile, sarà anche l'unico atto che potrà avere il senso di un reale aiuto sui tre piani 'materiale, psicologico, spirituale'; un adeguato atto di umiltà non può che consistere in una lettera di pubblica contrizione e richiesta di perdono, come pubblica è stata o diventata la violenza, da parte di chi l'ha commessa, o in mancanza da parte di chi aveva la responsabilità di vigilare; e l'unica assoluta sincerità consiste nel non continuare a fare finta che tutta questa situazione non esista e che non ci sia nessuno che abbia il diritto di pretendere qualcosa da voi e di essere molto, ma molto legittimamente arrabbiato con voi. 'Una delle più grandi sfide che oggi dobbiamo affrontare è come parlare in maniera convincente della sapienza e del potere liberante della parola di Dio ad un mondo che troppo spesso vede il Vangelo come un limite alla libertà umana, invece che come verità che libera le nostre menti e illumina i nostri sforzi.' Basta parlare con i fatti e smettere di fare del Vangelo la vostra principale arma di oppressione e di impunità. 'Da una parte, la cultura che ci circonda si sviluppa in modo sempre più distante dalle sue radici cristiane, nonostante una profonda e diffusa fame di nutrimento spirituale.' Per sopravvivere al grado di pervasività e di perniciosità della vostra perfidia è ormai indispensabile restare il più lontano possibile da voi. E questo stato di lontananza a cui costringete le anime vi accusa davanti a Dio ogni giorno. simonetta castellano Seconda e-mail Da: simonetta <chiesadomestica@yahoo.it>Oggetto: perle ai porciA: "don Domenico" <d.pompili@chiesacattolica.it>Data: Domenica 7 novembre 2010, 16:36Al portavoce. BXVI: "Tra verità e libertà vi è una relazione stretta e necessaria. La ricerca onesta della verità, l'aspirazione ad essa, è la condizione per un'autentica libertà. Non si può vivere l'una senza l'altra." Quando l'avrete finita con la vostra aggressione a questa famiglia mi mandi anche un resoconto completo di tutto il male che ci avete fatto con nomi e cognomi, metodi, strumenti, procedure, organi e competenze, motivazioni e finalità, analisi, consulenze, e quanto altro siete riusciti a fare. Da ora in poi, oltre ad una condizione di giustizia, prima di fare un passo in qualsiasi direzione voglio avere le idee ben chiare. La verità sul male commesso non è un atto di liberalità, ma un atto dovuto. simonetta castellano E-mail di risposta del portavoce della C.E.I. Da: don Domenico Pompili <d.pompili@chiesacattolica.it>Oggetto: RE: perle ai porciA: "simonetta" <chiesadomestica@yahoo.it>Data: Domenica 7 novembre 2010, 19:15 Cara Simonetta, son contento di ritrovarti "agguerrita" come sempre. Non penso però di avere molto da aggiungere alle parole di Benedetto XVI. Ti auguro ogni bene. A presto. Domenico _____________ >Dalla Liturgia delle ore di oggiDal libro del profeta Ezechiele 8, 1-6. 16 - 9, 11 - Giudizio contro Gerusalemme peccatriceAl quinto giorno del sesto mese dell'anno sesto, mentre mi trovavo in casa e dinanzi a me sedevano gli anziani di Giuda, la mano del Signore Dio Stese come una mano e mi afferrò per i capelli: uno spirito mi sollevò fra terra e cielo Mi disse: «Figlio dell'uomo, vedi che fanno costoro? Guarda i grandi abomini che la casa d'Israele commette qui per allontanarmi dal mio santuario! Ne vedrai altri ancora peggiori».Mi disse: «L'iniquità di Israele e di Giuda è enorme, la terra è coperta di sangue, la città è piena di violenza.»Seconda Lettura - Dalle «Omelie» di san Giovanni Crisostomo, vescovoPer me il vivere è Cristo e il morire un guadagnoMolti marosi e minacciose tempeste ci sovrastano, ma non abbiamo paura di essere sommersi, perché siamo fondati sulla roccia. Infuri pure il mare, non potrà sgretolare la roccia. S'innalzino pure le onde, non potranno affondare la navicella di Gesù. Cosa, dunque, dovremmo temere? La morte? «Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno» (Fil 1,21).Allora l'esilio? «Del Signore è la terra e quanto contiene» (Sal 23,1). La confisca de beni? «Non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne via» (1Tm 6,7). Disprezzo le potenze di questo mondo e i suoi beni mi fanno ridere. Non temo la povertà, non bramo ricchezze non temo la morte, né desidero vivere, se non per il vostro bene. È per questo motivo che ricordo le vicende attuali e vi prego di non perdere la fiducia.Non senti il Signore che dice: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro»? (Mt 18,20). E non sarà presente là dove si trova un popolo così numeroso, unito dai vincoli della carità? Mi appoggio forse sulle mie forze? No, perché ho il suo pegno, ho con me la sua parola: questa è il mio bastone, la mia sicurezza, il mio porto tranquillo. Anche se tutto il mondo è sconvolto, ho tra le mani la sua Scrittura, leggo la sua parola. Essa è la mia sicurezza e la mia difesa. Egli dice: «lo sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).Cristo è con me, di chi avrò paura? Anche se si alzano contro di me i cavalloni di tutti i mari o il furore dei principi, tutto questo per me vale di meno di semplici ragnatele. Se la vostra carità non mi avesse trattenuto, non avrei indugiato un istante a partire per altra destinazione oggi stesso. Ripeto sempre: «Signore, sia fatta la tua volontà» (Mt 26,42). Farò quello che vuoi tu, non quello che vuole il tale o il tal altro. Questa è la mia torre, questa la pietra inamovibile, il bastone del mio sicuro appoggio. Se Dio vuole questo, bene! Se vuole ch'io rimanga, lo ringrazio. Dovunque mi vorrà, gli rendo grazie.Dove sono io, là ci siete anche voi. Dove siete voi, ci sono anch'io. Noi siamo un solo corpo e non si separa il capo dal corpo, né il corpo dal capo. Anche se siamo distanti, siamo uniti dalla carità; anzi neppure la morte ci può separare. Il corpo morrà, l'anima tuttavia vivrà e si ricorderà del popolo. Voi siete i miei concittadini, i miei genitori, i miei fratelli, i miei figli, le mie membra, il mio corpo, la mia luce, più amabile della luce del giorno. Il raggio solare può recarmi qualcosa di più giocondo della vostra carità? Il raggio mi è utile nella vita presente, ma la vostra carità mi intreccia la corona per la vita futura.Responsorio 2 Tm 2, 9-10; Sal 26, 1R. A causa del Vangelo io soffro fino a portare le catene come un malfattore; ma la parola di Dio non è incatenata! * Perciò sopporto ogni cosa per gli eletti.V. Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura? R. Perciò sopporto ogni cosa per gli eletti.