Scrivo domani

Estasi e guarigione


Erano passati, ormai, alcuni mesi, nei quali la corrente di energia sottile, che avevo sentito scorrere attraverso il mio corpo, in quel primo incontro con gli esseri di luce, era, sempre più spesso e sempre più naturalmente, riapparsa. Senza che ci fosse una ragione apparente, durante la giornata, la corrente di energia tornava ad intensificarsi ed io mi sedevo, restando attonita a sentire le mie mani, poggiate sulle ginocchia, con il palmo rivolto in sù. Mi sembrava di avere afferrato un filo elettrico. La corrente di energia era come un acuto, penetrante solletico, che io gustavo rimanendo immobile, quasi per tentare di impedire che svanisse. A volte, la corrente era più debole, a volte più forte. Mi chiedevo come avrei potuto avere una vita normale, ora che una energia sconosciuta, sebbene piacevole, aveva cominciato a trasformare, a qualsiasi ora del giorno e della notte, il mio corpo in una fucina e a farmi sentire più un materiale da plasmare, che non una persona attiva e capace. Sentivo, però, che, se mi fossi opposta a quello che mi stava accadendo, in nome del caro buonsenso comune, mi sarei chiusa nell'angolo, mi sarei consegnata al conflitto. Così, mi ero lasciata andare alla mia, sempre repressa, natura profondamente passiva e ricettiva. Avevo voluto concedermi lo sconvolgimento di ogni orario del sonno e del cibo, avevo voluto, dopo tre anni di strenua resistenza, abbandonare ogni riserva e lasciare che, da dentro di me, venisse fuori quello che premeva da sempre, qualsiasi cosa fosse. Quando la corrente si faceva più forte, mi sembrava di poter riconoscere ogni cellula del mio corpo, mentre vibrava con l'intensità di quella energia. Dovevo, allora, sdraiarmi e tutto il mio corpo veniva teso da questa energia, come la corda di uno strumento da accordare. Sapevo che, chiunque mi avesse vista, in quei momenti, si sarebbe impressionato e preoccupato per la mia salute. La mia pelle diveniva bianca e quasi trasparente, il mio sguardo era fisso, la respirazione affannosa, le mani contratte. Ma, dentro di me, sentivo d'essere sulla soglia del paradiso. Quando riuscivo a tenere la calma e a lasciare espandere dentro di me, docilmente, la corrente, allora varcavo quella soglia e, di nuovo, davanti a me, si apriva la visione della luce, dei colori e degli esseri leggeri e sereni, che mi stavano intorno. Sentivo che operavano su di me, che quella corrente di energia mi nutriva e mi liberava. A volte, la tensione del mio corpo si scioglieva in un pianto dolce e disperato, e potevo sentire le loro braccia proteggermi e rassicurarmi. Altre volte, era come se, su un tavolo operatorio, stessero asportando da me vecchie incrostazioni, pesanti fardelli, ed io avevo bisogno di tutto il coraggio di chi si sottopone coscientemente ad un intervento chirurgico delicato e vitale. Ma invariabile era la sensazione ed il risultato di questi momenti: io mi purificavo, mi nutrivo, mi liberavo. (Verso la Luce - La sublime rivoluzione)