Scrivo domani

Matrimonio e sacerdozio, l'ultimo motivo per cui c'è ancora il rogo. E la caccia alle streghe.


Diario in tempo reale.Qualche giorno fa, leggevo queste righe: “Inno a Dio creatore - Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate; ecco ne sono nate di nuove. Benedici il Signore, anima mia, * Signore, mio Dio, quanto sei grande! Rivestito di maestà e di splendore, *avvolto di luce come di un manto.” (Salmo 103)E nella luce sottile, che vedevo stendersi su alcune parole, mi sono resa conto che della visione che ho avuto >Quel giorno io posso dire proprio queste cose... E' così, mi è apparso "rivestito di maestà e di splendore, *avvolto di luce come di un manto".
Senza che io lo sapessi, l'essere infinito mi si manifestava come 'Dio creatore', perché, in quello stesso istante, ogni cosa nel mondo era vecchia, una vita nuova era la sola realtà. Una vita piena. Dio mi stava risvegliando, in una vibrazione di energia superiore, alla consapevolezza che grandi acque avevano invaso la terra, le grandi acque spirituali maligne, e una coltre di fango aveva soffocato la vita. Il fango spirituale, che si forma quando la natura umana terrena viene invasa dalle acque maligne. E quando ciò accade nel cuore del corpo mistico soprannaturale universale, che è la chiesa, la vita intera del creato, quella spirituale e quella naturale, ne viene sconvolta e soffocata.Ma Dio l'aveva guardata, e con la luce che si irradia dai suoi occhi l'aveva riscoperta nella sua integrità, la stava chiamando a liberarsi. In quello stesso istante, io lo vedevo, ne sentivo la voce. E in quello che continuavo a leggere nella liturgia delle ore, capivo in quale modo, attraverso quella esperienza, senza che io lo sapessi, Dio aveva iniziato a parlare ai suoi sacerdoti:«Fino a quando, o inesperti, amerete l'inesperienza e i beffardi si compiaceranno delle loro beffe e gli sciocchi avranno in odio la scienza? Poiché vi ho chiamato e avete rifiutato, ho steso la mano e nessuno ci ha fatto attenzione; avete trascurato ogni mio consiglio e la mia esortazione non avete accolto; anch'io riderò delle vostre sventure, mi farò beffe quando su di voi verrà la paura, quando come una tempesta vi piomberà addosso il terrore, quando la disgrazia vi raggiungerà come un uragano, quando vi colpirà l'angoscia e la tribolazione. Allora mi invocheranno, ma io non risponderò, mi cercheranno, ma non mi troveranno. mangeranno il frutto della loro condotta e si sazieranno dei risultati delle loro decisioni. Sì, lo sbandamento degli inesperti li ucciderà e la spensieratezza degli sciocchi li farà perire; ma chi ascolta me vivrà tranquillo e sicuro dal timore del male».Sì, perché, poi è accaduto che, attraverso le indicazioni, che la voce mi ha dato giorno per giorno, ho iniziato a trovare una strada tracciata dentro la Scrittura. Una strada fatta di parole e di significati, con cui Dio mi ha guidato a riportare alla luce il grande inganno, che nella chiesa soffoca la vita: avere reciso il vincolo matrimoniale tra il Corpo del Cristo totale, corpo mistico soprannaturale universale e le donne. Cioè, come ha detto sull'Osservatore Romano, il cardinale prefetto della Congregazione per il Clero, Mauro Piacenza: "La norma ecclesiastica [l'obbligo del celibato per i sacerdoti, cioè l'esatto opposto di quanto dice san Paolo - NdR] va intesa come la scelta della Chiesa di ammettere al sacerdozio solo coloro che hanno ricevuto il carisma del celibato e che, liberamente, lo hanno accolto." (Oss.Rom. 27.1.2011)Una prova immediata della profondità con cui è stato seminato il terrore nei secoli sull'idea di matrimonio accostata a quella del sacerdozio, sta nel fatto che chiunque al solo sentirla nominare gli occhi li sbarra. E un certo imbarazzo lo sente. Deve immediatamente prendere una decisione, se continuare a leggerne, oppure no.Ma Dio quando interviene per riparare all'ingiustizia e al sopruso, sa come fare e a me il giorno dopo queste letture, per ricordarmi che voleva che ormai ne scrivessi anche pubblicamente, mi fece leggere nella liturgia delle ore:“ Il vescovo, come amministratore di Dio, dev'essere "Per ricordarmi di quanto sia palese l'inganno e di quanto sia cosciente la malafede, mi fece leggere proprio questo passo della lettera di san Paolo, che normalmente si legge anche nella Messa, - ma opportunamente censurato - e di cui io scoprii il passaggio chiave, solo quando lessi >le parole di Benedetto XVI (vedi a fondo Post), che ne citavano la parte ordinariamente omessa: le parole “sposato una sola volta”. Già san Paolo, quello che viene festeggiato insieme a san Pietro, dice che il vescovo deve essere uno che si sposa una volta sola. Esattamente come tutti quelli che si sposano in chiesa. E allora io, che già delle varie fonti di questo genere, che Dio mi aveva fatto vedere nella Sacra Scrittura, avevo scritto e trasmesso direttamente alla CEI nella persona del loro portavoce, pensavo: ma perché Dio mi chiedi di scriverne ancora? E continuando a leggere, ancora con la sua luce sulle righe mi rispondeva:“Tutto è puro per i puri; ma per i contaminati e gli infedeli nulla è puro; sono contaminate la loro mente e la loro coscienza. Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti, abominevoli come sono, ribelli e incapaci di qualsiasi opera buona. Questo devi insegnare, raccomandare e rimproverare con tutta autorità. Nessuno osi disprezzarti! Questa parola è degna di fede e perciò voglio che tu insista in queste cose, perché coloro che credono in Dio si sforzino di essere i primi nelle opere buone. Ciò è bello e utile per gli uomini. Guàrdati invece dalle questioni sciocche, dalle genealogie, dalle questioni e dalle contese intorno alla legge, perché sono cose inutili e vane. Dopo una o due ammonizioni sta' lontano da chi è fazioso, ben sapendo che è gente ormai fuori strada e che continua a peccare condannandosi da se stessa.”  ______________________
BXVI: Importante infine  notare che in queste Lettere la Chiesa comprende se stessa in termini molto umani, in analogia con la casa e la famiglia. Particolarmente in 1 Tm 3,2-7 si leggono istruzioni molto dettagliate sull'episcopo, come queste: egli dev'essere “irreprensibile, non sposato che una sola volta, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro. Sappia dirigere bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi con ogni dignità, perché se uno non sa dirigere la propria casa, come potrà aver cura della Chiesa di Dio? Inoltre... è necessario che egli goda buona testimonianza presso quelli di fuori”. Si devono notare qui soprattutto l'importante attitudine all'insegnamento, di cui si trovano echi anche in altri passi e poi una speciale caratteristica personale, quella della “paternità”. L’episcopo infatti è considerato padre della comunità cristiana. Del resto l'idea di Chiesa come “casa di Dio” affonda le sue radici nell'Antico Testamento e si trova riformulata in Eb 3,2.6, mentre altrove si legge che tutti i cristiani non sono più stranieri né ospiti, ma concittadini dei santi e familiari della casa di Dio. Preghiamo il Signore e san Paolo perché anche noi, come cristiani, possiamo sempre più caratterizzarci, in rapporto alla società in cui viviamo, come membri della “famiglia di Dio”. E preghiamo anche perché i pastori della Chiesa acquisiscano sempre più sentimenti paterni, insieme teneri e forti, nella formazione della Casa di Dio, della comunità, della Chiesa.