Scrivo domani

Il soprannaturale è un mondo reale non un campo speculativo


dal Diario personale "Verso la Luce - La sublime rivoluzione"
A. si chiedeva come mai le si fosse presentata quella visione. Aveva la sensazione di essersi intromessa in qualcosa che non la riguardava. Voleva provare a fare esercizi di meditazione senza di me, per verificare se le accadeva ugualmente di "vedere" qualcosa, oppure no.Riconobbi, in questo bisogno di verifiche, lo stesso spirito di diffidenza e di ostinazione, che prendeva tante volte anche me, quando cercavo di sostenere, di fronte a me stessa, la mia pretesa di poter controllare e provare, se ciò che mi accadeva fosse sogno o realtà, di poter conoscere, in maniera certa e concreta, il modo in cui tutto questo accadesse.Le dissi ciò che penso su questo genere di dubbi. Sono convinta che a nessuno di noi capitino esperienze "per caso" o per interferenza nella esperienza di un altra persona. E ciò è tanto più vero nelle esperienze dello spirito. Esse sono giudate da intelligenze superiori e sono "donate" all'uomo, non conquistate da lui.Prima di avere avuto una esperienza personale dello spirito, ero convinta che, divenendo sufficientemente "brava" nella percezione interiore, avrei finalmente potuto avere quella percezione "diretta", ossia non concettuale, bensi' "visiva", "uditiva", "emotiva", del mondo spirituale e degli esseri che lo abitassero, quella percezione che avevo sempre ardentemente desiderato.Il giorno in cui si verificò la mia rinascita, potei sperimentare che non era stato con la mia "bravura personale", che avevo ottenuto il contatto diretto con il mondo dello spirito. Nè con la bravura della fede, perchè non ne possedevo, nè con la bravura della conoscenza.Io non sapevo affatto come mai mi trovassi in mezzo a tanta luce misteriosa e a tanti esseri incorporei, certamente non ero in grado di arrivarci da sola, non ero in grado di raccontare come fosse accaduto e non ero in grado di ripetere l'esperienza. Tutto stava accadendo, perchè qualcuno di vivo, reale, e invisibile per gli occhi fisici, mi aveva presa e portata lì.Tutto lo sforzo, la preparazione e l'abilità, che potevo riconoscere a me stessa, erano stati quelli di accettare l'esistenza di una realtà superiore, di grandezza e sapienza inintelligibili all'uomo e di abbandonarmi ad essa. Solo questo abbandono aveva in me fondato la possibilità di ricevere il dono dell'esperienza spirituale.L'aveva permessa solo la convinzione, faticosamente raggiunta, che l'intelligenza razionale, analitica, lineare non possa, in nessun caso, divenire adatta a comprendere e vivere l'esperienza spirituale. Lo strumento naturalmente dedicato a tale funzione è, nell'essere umano, l'intelligenza intuitiva, sintetica, istantanea. Una intelligenza che ha più affinità con il cuore, che non con il cervello. Essa è una percezione, più che un pensiero; è un sentire, più che un ragionare. Essa è, perciò, più un vivere e sperimentare, che non un capire ed imparare. E, forse, tutto questo è più che logico, quando si parla del volere camminare nella spiritualità, che è un mondo reale e non un campo speculativo.