Ho compreso solo a seguito del momento, in cui mi veniva donata l'esperienza del soprannaturale, che forse stava tutto qui l'equivoco, che mi aveva occupato per anni. Quando, dall'età dell'adolescenza in poi, studiavo forsennatamente la letteratura, la filosofia, l'astrologia e, via via, la psicoanalisi, la storia delle religioni e l'esoterismo, cercando di giungere a comprendere il concetto di Dio, e ad ottenere un contatto reale e percepibile con LUI. In fondo, mi rendo conto oggi, che ho semplicemente ripercorso l'errore del nostro tempo. Ho vissuto e sperimentato fino in fondo l'illusione egoica e atea della cultura del nostro tempo, che pretende di conoscere Dio per opera della intelligenza umana. Non capivo perchè questa cultura mi disgustasse tanto e, nonostante questo, mi ritrovassi a tentare di esserne una incarnazione tipica e vincente. Ciò che mi ha salvata è stato il fatto che quella via non avrebbe mai potuto appagare ciò che mi muoveva: un bisogno profondo del cuore, una sete inestinguibile di assoluto, una fame disperata dello spirito.E' stato per questa fame che, proprio quando cominciavo a credere di trovare qualche briciola, nelle esperienze spiritualiste della nuova cultura olistica, mi sono potuta fermare, inorridita, di fronte alla percezione sottile e strisciante di un camaleontico, sempre risorgente, fondamento di spiritualità senza Dio. Mi è capitato, così, di avere usato tutte le mie forze, anche spirituali, per cercare di capire il mondo soprannaturale del divino senza risultati e di averlo incontrarto solo quando, stremata, ho accettato la conclusione della mia ricerca: "Non posso arrivare fino a te. Se ci sei, vienimi a prendere. Sono pronta." La necessità dell'abbandono a Dio, in una resa incondizionata, totale, definitiva.
Una sete inestinguibile di assoluto
Ho compreso solo a seguito del momento, in cui mi veniva donata l'esperienza del soprannaturale, che forse stava tutto qui l'equivoco, che mi aveva occupato per anni. Quando, dall'età dell'adolescenza in poi, studiavo forsennatamente la letteratura, la filosofia, l'astrologia e, via via, la psicoanalisi, la storia delle religioni e l'esoterismo, cercando di giungere a comprendere il concetto di Dio, e ad ottenere un contatto reale e percepibile con LUI. In fondo, mi rendo conto oggi, che ho semplicemente ripercorso l'errore del nostro tempo. Ho vissuto e sperimentato fino in fondo l'illusione egoica e atea della cultura del nostro tempo, che pretende di conoscere Dio per opera della intelligenza umana. Non capivo perchè questa cultura mi disgustasse tanto e, nonostante questo, mi ritrovassi a tentare di esserne una incarnazione tipica e vincente. Ciò che mi ha salvata è stato il fatto che quella via non avrebbe mai potuto appagare ciò che mi muoveva: un bisogno profondo del cuore, una sete inestinguibile di assoluto, una fame disperata dello spirito.E' stato per questa fame che, proprio quando cominciavo a credere di trovare qualche briciola, nelle esperienze spiritualiste della nuova cultura olistica, mi sono potuta fermare, inorridita, di fronte alla percezione sottile e strisciante di un camaleontico, sempre risorgente, fondamento di spiritualità senza Dio. Mi è capitato, così, di avere usato tutte le mie forze, anche spirituali, per cercare di capire il mondo soprannaturale del divino senza risultati e di averlo incontrarto solo quando, stremata, ho accettato la conclusione della mia ricerca: "Non posso arrivare fino a te. Se ci sei, vienimi a prendere. Sono pronta." La necessità dell'abbandono a Dio, in una resa incondizionata, totale, definitiva.