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Un passo indietro per farne uno avanti:"La ramazza".
Post n°264 pubblicato il 13 Ottobre 2011 da lascrivana
Rideva felice Beppe;facendomi una gran tenerezza,con i suoi capelli castano dorato,tutti arruffati e due occhi profondi, castano scuro. “Come mai non sei a scuola a quest’ora?” Domandai ,mentre mi asciugavo la bocca e il mento gocciolante, con il polso della manica di camicia che mi ricopriva le braccia. Un gesto spontaneo e grezzo,che avevo spesso visto fare agli operai dopo aver bevuto la birra. “Io … nn ,non vado più a scuola!” “Come mai i tuoi te lo permettono?” “Io non vivo con i miei,vi..vivo con i nonni,qui in montagna” “E i tuoi genitori dove sono?” “I miei ge ,gegenitori,stanno in città”. Terminai lì la mia serie di domande,non volevo essere troppo indiscreta;anche perché il suo viso si era rabbuiato all’improvviso e nei suoi occhi era balenata un ombra di tristezza. “I io vado,si è fatto tardi … Ciao!” “Ciao … a presto”. Ricambiai il saluto con molto affetto,e lo seguii con lo sguardo fino a che non scomparve all’orizzonte. Mi guardai in giro attentamente,alla ricerca di un ramo più lungo,che fungesse da manico di scopa;ben decisa a costruirmi una ramazza per spazzare il vecchio e polveroso casolare. Mi munii anche di sottili rami secchi:Utilizzai quelli di rovo,erano più adatti per creare la spazzola della scopa. Dopo averla finita di arrangiare,mi avviai verso casa,portando con me anche un secchiello pieno di acqua pulita. Spruzzai abbondante acqua sul grezzo pavimento di calcinaccio nella stanza e iniziai a darle una decisa ramazzata. La stessa operazione la feci al piano di sopra,andando a rifornirmi nuovamente d’acqua al ruscello. Finito di rassettare la casa,iniziai a pensare, come fare per procurarmi qualcosa da mangiare. Me ne andai a zonzo nella fooresta ,raccattando qualche castagna,datteri e frutti di bosco. I vestiti si erano asciugati:Ora potevo pensare anche a fare un bel bagno caldo nella capiente vasca di zinco. Ero terribilmente sudicia! La camicia da bianca era diventata di un grigio scuro,mentre i capelli erano pieni di fuliggine. Accesi un bel fuoco al piano di sopra e riempii il calderone d’acqua ,la sistemai sul fuoco per portarla ad ebollizione;l’avrei aggiunta all’acqua fredda che avevo versato in precedenza nella vasca. Per fare queste quattro operazioni,mi resi conto che ci era voluta una giornata intera … o quasi. Accidenti quanto poco tempo restava,in passato,da dedicare a se stessi! Incominciai a guardare al progresso con un altro occhio. |
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