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Post n°306 pubblicato il 07 Gennaio 2012 da lascrivana
Alle prime luci dell’alba eravamo già tutti in piedi! Ci incappucciavamo per bene prima di uscire fuori,in quanto l’aria al mattino era veramente gelida. Io i nonni Montorsi e Beppe ,ci recavamo subito al capannone di legno per accendere il fuoco nella vecchia cucina di ghisa e a preparare la colazione,prima dell’arrivo del resto della compagnia. Mettevamo il calderone pieno d’acqua sul focolare a bollire;in modo da averla sempre a disposizione ogni qualvolta ne avevamo bisogno. Il tutto si svolgeva manualmente con i vecchi sistemi;per cui ogni operazione,anche la più semplice richiedeva più tempo. All’arrivo dei bambini e del resto degli adulti,la tavola per la colazione era già apparecchiata:crostate di marmellata,fichi al forno ripieni di frutta secca,pane caldo e fragrante e biscotti secchi. Bricchi d’alluminio pieni di latte appena munto e riscaldato,il caffè poi sprigionava un aroma delizioso diffondendolo per tutta la sala. Dopo aver fatto colazione;ci mettevamo subito all’opera ,ognuno alle sue mansioni;per ritrovarci poi all’ora di pranzo,di nuovo tutti riuniti. Intanto che la pasta cuoceva si faceva antipasto con i sottaceti preparati in autunno. Peperoni in agro dolce,olive e melanzane in salamoia,fette di prosciutto stagionate e salame;le immancabili torte salate preparate con la pasta di pane e farcite con formaggio,mozzarella verdura e uova;il tutto accompagnato da vino bianco frizzante. Non si preparavano molte portate a pranzo,in quanto ci si sentiva già sazi con il ricco antipasto;un piatto di pasta o un piatto di legumi era più che sufficiente. La sera,la cena era più leggera;si preparava una minestrina con verdure fresche,timballi di patate e cavolfiore bollito e condito al piatto. Ci ritiravamo ognuno nelle nostre case,per riposare, quasi subito dopo cena. La stanchezza ci coglieva all’improvviso rendendoci fiacchi e con le palpebre appesantite;con grande difficoltà c’infilavamo nei nostri cappotti e sciarpe,per affrontare il gelo notturno;facendo anche una gran fatica a camminare sulla neve. Una volta aperta la porta di casa;correvo di filato nella mia stanza,lasciandomi cadere pesantemente sul letto. Beppe,che non mancava mai di darmi il bacio della buonanotte,vedendomi così stanca e assonnata,mi aiutava sempre a sfilarmi gli stivali e a rimboccarmi le coperte con fare protettivo,ricordandomi continuamente che lui mi aveva fatto la promessa di prendersi sempre cura di me. Malgrado i suoi problemi,era un ragazzino adorabile e meraviglioso … risvegliando in me un istinto materno fino ad allora sconosciuto. |
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