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Uno stupido desiderio
Post n°1704 pubblicato il 22 Febbraio 2020 da lascrivana
Correva l’anno 1978 quando nel mese di febbraio iniziò a diffondersi il contagio di una congiuntivite acuta. Le prime a contrattare il virus furono le mie compagne più deboli. Nonostante desiderassi di avere come loro la congiuntivite, nei mesi di maggiore allerta non ne fui colpita. Invidiavo la loro quarantena nell’infermeria all’ultimo piano: potevano vedere la televisione tutto il giorno -che poi vedere era un paradosso poiché avevano gli occhi incrostati dal pus- ed erano dispensati dallo studio e dalla partecipazione alle preghiere - cosa noiosissima per me a quei tempi. Quando fu il turno di mia sorella ad avere la congiuntivite, io osai persino raccogliere una sua lacrima e strofinarla al mio occhio pur di contrarre il virus; ma niente da fare, rimasi immune per i mesi di marzo e aprile, ritrovandomi spesso a giocare da sola nel cortile. Arrivò maggio, e noi ragazze eravamo tutte in fermento per la gita in programma a metà mese. La maggior parte di loro erano ormai guarite e quindi si organizzava entusiaste la gita rimanendo sveglie fino a notte tarda. Fu proprio a 3 giorni dalla gita che mi svegliai al mattino inorridita scoprendo che il mio occhio non si poteva aprire! Accidenti a me! La congiuntivite mi aveva colto proprio sul più bello!Fui mandata immediatamente in quarantena nell’infermeria. Questa volta ad occupare la stanza ero da sola, senza nemmeno la tv per compagnia. La mattina precedente alla gita, mi alzai felice: avevo sognato che non avevo più la congiuntivite. Corsi subito in bagno, mi sciacquai gli occhi per bene, convinta che dietro le incrostazioni che mi appiccicavano le ciglia l’una all’altra, il mio sguardo sarebbe stato di nuovo limpido; e invece l’immagine che mi rimandò lo specchio era raccapricciante: avevo uno sguardo da zombi con gli occhi piccoli e insanguinati. Mi rimisi a letto demoralizzata. In tarda mattinata la cara Carmelina, una donna mingherlina dalla pelle olivastra e rugosa con i capelli grigi sempre raccolti in una crocchia al termine della nuca, mi portò insieme a una barretta di duplo (per chi non la conoscesse è la marca di un cioccolato) la sua piccola radiolina a farmi compagnia. Era l’anno in cui Patty Bravo aveva sfondato con “Pensiero Stupendo”. Mi piacque subito, tanto da farmi cambiare continuamente stazione per trovarla. L’unica nota bella di quella stupida congiuntivite: potevo ascoltare continuamente la musica preferita senza disturbare nessuno. Arrivò il giorno della gita, e io non ero guarita e non potei parteciparvi; in compenso fui mandata a casa per le vacanze estive in anticipo. Che triste punizione per aver desiderato qualcosa di stupido come quella di contrarre un virus.
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Inviato da: tanmik
il 03/12/2024 alle 07:02
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