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Tra sogno e realtà: 12


La notte successiva all’incontro al cimitero con la defunta Rosa: i miei sogni furono popolati da una serie di persone scomparse e altre ancora vive. Strani sogni che al risveglio mi lasciarono inquieta e confusa. Le parole di Rosa continuavano a frullarmi in testa: -nonostante il nostro corpo cessi di esistere, noi comunichiamo con le persone attraverso il pensiero-.C’era un solo modo per mettere in atto ciò che mi frullava in mente; aprii il mio portatile e iniziai a scrivere. Le parole fluivano dalla mia mente come un fiume in piena; le mie dita sembravano guidate da una forza misteriosa che gli dava ben poca possibilità di connettersi con il pensiero.Una serie di circostanze funeste verificatesi nell’ultima settimana in paese, mi diede modo di pensare che tutto quello che era successo: non era solo coincidenza.Il mio desiderio di visitare il cimitero e soffermarmi proprio sulla tomba di Rosa; il narrarmi di quel suo grande amore che si portava dentro da una vita: aveva molto a che fare con la prematura morte di una mia compaesana.Il tutto mi faceva pensare che alcune cose accadono, non solo per nostra volontà; ma, anche perché una forza sconosciuta ci guida.Scrivere, era diventata per me una strana forma di comunicazione con una dimensione sconosciuta; un modo di fare che mi dava l’opportunità di prevenire una serie di fatti che si sarebbero susseguiti in un futuro prossimo; ma anche successe in un passato remoto.Rosa mi disse anche una cosa molto importante:-In vita, anche per uno scrittore, è difficile parlare di se stesso come un libro aperto. Preferisce narrarsi attraverso personaggi inventati; inserendo tra il sogno e il reale, gran parte del proprio vissuto. Dopo la morte dello scrittore, la sua biografia diventa ancora più interessante dei libri, scritti in vita-.Il che mi riportò subito alla storia di “Jane Eire” e alla biografia di Charlotte Bronte; troppe similitudini, tra le due storie; ma anche tanta sintonia tra il mio pensiero e quello di Charlotte.Spesso e volentieri, mi capitava di dimenticare che la storia che stavo scrivendo non era quella mia; e come per incanto inserivo quei pezzi di vissuto reale, che completavano il tutto in maniera eccellente. Laura