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Il vecchio monastero: parte settima


 Fu un pomeriggio strano e carico di tensione. Cesare, rimase tutto il tempo chiuso nello studio, evitando persino il rito del caffè pomeridiano.Di contro, Rachele si concesse un'altra lunga passeggiata, cercando in quel modo di smaltire la rabbia e la delusione.Prima di uscire, aveva altresì informato Therese dell'ospite che avrebbero avuto a cena.-Perdonami, Irene. Ma non credo sia una cosa saggia-Aveva risposto la ragazza alzando un sopracciglio. Era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.-Ti prego Therese, non mettertici anche tu!- aveva risposto con stizza.-Stasera avremo un ospite, punto e basta!- quindi era uscita sbattendo la porta.Quando tornò, l'ira si era placata, non certo l'ansia di dover ancora affrontare Cesare.Erano le cinque e la casa era silenziosa. Arrivando, aveva notato che la macchina di Juanito non si trovava al solito posto.Dopo aver controllato in cucina, si rese conto che marito e moglie, probabilmente, erano andati in paese a fare provviste.Tornando nel salone, si versò da bere e si lasciò andare in una poltrona. Si sentiva spossata.Posando il bicchiere, decise che sarebbe salita in camera per una doccia e un po di riposo. Passando davanti allo studio, dopo un attimo d'esitazione poggiò l'orecchio contro il legno sottile. Silenzio assoluto. Che fosse salito anche Cesare?Ma, quando arrivò in camera, la trovò deserta.  Quando giunse dinanzi alla villa, Fernando aveva i battiti del cuore a mille.Mai, neppure da bambino, si era avvicinato così tanto. Ed ora vi sarebbe addirittura entrato. L'invito di Irene l'aveva colto impreparato e, di primo acchito, l'istinto era stato quello di rifiutare. Troppi ricordi, troppe cose lo legavano a quella casa, a partire da suo padre Armando.Era stato il sorriso di Irene a convincerlo, quella donna gli piaceva.Il suo modo di fare, il vezzo d'inclinare leggermente la testa di lato, il sorriso luminoso. Ma aveva un compagno.Scacciando il pensiero se stesse per fare la cosa giusta o meno, suonò il campanello.Dopo qualche istante, dall'interno avvertì dei passi frettolosi, quindi la porta si socchiuse leggermente.Fernando riconobbe immediatamente Therese, in paese era molto conosciuta.-Ciao Therese, non ti ricordi di me?- rispose impacciato.La ragazza lo fissò a lungo, sul volto un'espressione non di certo benevola.-Certo che mi ricordo, Fernando Tuarez. E devo dirti che non mi fa certo piacere rivederti-Facendo un passo indietro, il giovane allargò le braccia.-Io...io sono stato invitato a cena...- balbettò confuso.-Lo so bene, ed è questo che non capisco. Comunque è Irene la padrona, accomodati pure- disse frettolosamente.Dopo averlo fatto accomodare nel salone, Therese gli disse che Irene sarebbe giunta di li a poco. Rimasto solo, Fernando passò in rassegna la stanza con occhi colmi d'ammirazione.I quadri, le sculture, i mobili, tutto denotava buon gusto e ricchezza.Quando la porta si aprì nuovamente, si alzò esibendo il suo miglior sorriso. Che si spense immediatamente.Cesare, in maglietta e pantaloncini corti, avanzò verso di lui appoggiandosi al bastone.Paralizzato dalla sorpresa, Fernando avrebbe voluto dire qualcosa ma, dalla sua bocca, non uscì alcun suono. Dopo la doccia, Rachele indossò un elegante abito di lino color pesca. Il tessuto, le avvolgeva il corpo in un abbraccio sensuale, era incantevole. Davanti allo specchio, sorrise e diede alcuni piccoli ritocchi al trucco, quindi guardò l'orologio, Fernando avrebbe dovuto essere già arrivato. Uscì dalla stanza e scese le scale ma, con sua grande sorpresa, il salone era vuoto.Stava per andare in cucina ma, passando davanti allo studio, avvertì dei rumori. Incuriosita, si avvicinò alla porta bussando discretamente. Nessuna risposta. Colta da un terribile presentimento, abbassò la maniglia e la spalancò.Ciò che vide, la riempì d'angoscia e temette di svenire.Spettinato, e con gli occhi fuori dalle orbite, Fernando si trovava a cavalcioni sopra Cesare. Gli occhiali scuri, rotti, si trovavano a poca distanza, insieme a una rivoltella.-Ho...ho dovuto farlo...voleva spararmi...io...io...Danio  e  Laura