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Il vecchio monastero. parte ottava


 Seduti sul divano dello studio, Rachele e Cesare rimasero in silenzio per un tempo lunghissimo.Furiosa oltre ogni limite, la donna fissò il compagno con gli occhi socchiusi. Il livido, appena sotto l'occhio destro, stava passando dal nero a un blu tendente al giallastro. Il contrasto col pallore del volto le diede fastidio, si voltò.-Io...io non capisco cosa mia sia preso, Rachele. So che è difficile, ma ti prego di perdonarmi- disse Cesare premendosi la borsa del ghiaccio sul viso.Rachele respirò a fondo prima di rispondere. Ma, quando lo fece, tutta l'ira repressa sino a quel momento esplose come una furia.-Perdonarti? Hai anche il coraggio di chiedermi di perdonarti!?Ma ti rendi conto di ciò che hai tentato di fare a quel povero ragazzo?-Cesare scosse la testa con decisione.-No...no...tu non puoi capire, non puoi sapere-Allibita, Rachele si alzò e andò verso la scrivania. Afferrata la rivoltella dalla parte della canna, la lanciò in grembo all'uomo.-E questa? Cosa mi dici di questa?- urlò.-Non ho mai saputo che ne possedessi una, per essere cieco nascondi molto bene le tue cose!- per poi pentirsi immediatamente di quelle parole.-Scusa, non volevo...ma per l'amor di Dio, cosa pensavi di fare?- proseguì in un tono più calmo.Raggiungendo a sua volta la scrivania, Cesare si lasciò cadere sulla poltrona. Dopo aver appoggiato la rivoltella sul ripiano, aprì un cassetto e vi frugò dentro. Quando lo richiuse, nelle mani stringeva una busta.-Leggila- disse porgendogliela.Stupita, Rachele la prese e ne tolse il foglio che conteneva.Trascorsero un paio di minuti prima che, sconvolta, rialzasse gli occhi.-Prima di dire qualcosa devi sapere che tu, così come la nostra storia, non hanno nulla a che vedere con quella lettera. E nemmeno la mia decisione di tornare qua vi ha nulla a che fare, visto che ne sono venuto a conoscenza dopo-Rachele non rispose, limitandosi altresì a rileggere quelle poche righe.-Fu un notaio, venuto apposta da Madrid, a consegnarmela e leggermela. Mi assicurò che, da vero professionista, non ne avrebbe mai rivelato il contenuto. Non l'ho più rivisto-Sospirando, Rachele depose la lettera sulla scrivania.-Ma come faceva a sapere del tuo trasferimento?- domandò.Cesare si strinse nelle spalle.--Non ne ho la minima idea. L'unica cosa che mi è venuta in mente è che le voci, in paese, abbiano cominciato a girare e qualcuno l'abbia avvertito. Non trovo altre spiegazioni-Rachele ebbe la sensazione che la testa stesse per scoppiarle.-Fernando è quindi tuo fratello, non riesco ancora a crederci- disse afferrandosi il volto con le mani.-Così afferma mia madre nella lettera. Anche per me è stato un colpo, credimi. Mio padre, o quello che ho sempre creduto tale, si chiamava Paolo Mainardi. Evidentemente non era così, Rachele. Il mio vero padre, e colui che mi ha reso cieco per tutta la vita, è anche il padre di Fernando. Si chiama Armando Tuarez, ed è ancora vivo da quel poco che ho potuto sapere-Rachele sentì montarle dentro un sentimento di compassione verso Cesare. Aggirando la scrivania, gli cinse le spalle e lo baciò con tenerezza sulla nuca.-Sono stata troppo dura con te, sono io che ti chiedo perdono ora-Afferrandole le mani, le baciò con altrettanta dolcezza.-Volevo solo spaventarlo e cacciarlo dalla mia casa. D'altronde, come avrei potuto pensare di colpirlo, ho una pessima mira, come ben sai-Entrambi scoppiarono a ridere a quella battuta.-Ma è stato solo per merito tuo se Fernando, scosso e forse impietosito dalla mia situazione, ha deciso di non sporgere denuncia- proseguì Cesare.-Lui non ha colpe. Anch'egli è vittima di un padre indegno e che dovrebbe marcire in galera già da un pezzo- lo interruppe Rachele.Il volto di Cesare si rabbuiò di nuovo.-Già, chissà dove si nasconde quel maledetto-Rachele rimase in silenzio, ma un piano stava già prendendo forma nella sua mente.Danio e Laura