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Il signore del tempo II


 Mi coricai che era quasi l'alba. Nonostante la stanchezza, non riuscii a prendere subito sonno, anzi. Lo strano quanto inaspettato incontro con Pietro De Vito mi aveva turbata in maniera sconcertante. I suoi modi, la gentilezza con cui mi aveva trattata per tutta la sera, il suo sorriso. Nulla a che fare con il Pietro che avevo conosciuto in sogno.Eppure, percepivo che un legame doveva per forza esserci. A parte il nome, la visione del quadro mi aveva fatto rivivere in pieno quell'incubo angosciante. Istintivamente, mi afferrai il polso e cominciai a massaggiarlo.L'orologio.Nel sogno, mi aveva stretto il polso sino a farmelo sanguinare. Le lancette, trasformatesi in orribili zampe pelose, mi avevano sfiorato la pelle. E quegli occhi poi, penetranti e di un giallo abbagliante.No, non poteva trattarsi di realtà. Eppure, qualcosa di strano e surreale era accaduto. Ma cosa? Incapace di rimanere sdraiata, mi alzai e mi vestii in fretta e furia. Scesi in cucina e mi preparai un caffè che bevvi in perfetta solitudine. I miei genitori, non abituati alle ore piccole, stavano di certo ancora dormendo.Richiudendomi la porta alle spalle, m'incamminai per le strade deserte. Un pallido sole rischiarava il primo giorno dell'anno anche se, la temperatura, era ampiamente sotto lo zero.Stringendomi ancor più addosso il cappotto, mi diressi verso il centro. Non avevo nessuna idea di dove andare poi, improvvisamente, mi fermai.La notte precedente, parlando del più e del meno, Pietro mi rivelò che la sua abitazione si trovava a poca distanza dalla mia. Porgendomi un biglietto da visita elegantemente rifinito, si era chinato e mi aveva sussurrato.-Sarei onorato di una sua eventuale visita, venga quando vuole-Conoscevo bene la zona, un quartiere tranquillo e popolato da persone per lo più benestanti.Non so' per quale motivo ma, istintivamente, mi avviai in quella direzione. Era davvero strano quello che mi stava capitando. Fu come se le gambe, dotate di vita propria, disobbedissero agli ordini che il cervello gli mandava.Volevo davvero incontrare di nuovo quell'uomo enigmatico e misterioso?Ma, mentre mi lambiccavo in quelle elucubrazioni, di colpo mi ritrovai nella via in cui si trovava l'abitazione di Pietro.Meccanicamente, aprii la borsetta e cercai il biglietto da visita.Dopo alcuni istanti, mi ritrovai a fissare a bocca aperta la casa che avevo dinanzi. A differenza di quelle che la circondavano, super moderne e dalle linee nette e squadrate, quella di Pietro sembrava sbucata da un'epoca e da un tempo ormai sorpassati.Il muro di cinta, costruito con pietre a vista, col suo rosso vivo risaltava nel grigiore generale. Dietro il cancello in ferro battuto, un giardino curato nei minimi particolari pullulava di piante e fiori di ogni genere.Come poteva essere possibile? Eravamo in pieno inverno, e la maggior parte della vegetazione era ricoperta da brina e ghiaccio!Quasi non me ne rendessi conto, posai la mano su una delle sbarre e spinsi. Con un leggero cigolio il cancello si aprì e, un istante dopo, fui all'interno.Inaspettatamente, fui assalita da un caldo atroce, quasi insopportabile. Il cappotto, sino a quel momento indispensabile, sembrava volesse attaccarsi alla pelle. Con gesti frenetici, me ne liberai e lo gettai nell'erba accuratamente tosata. Ma non bastò. Anche la gonna e il maglioncino mi davano un fastidio tremendo. Cominciai ad avere paura. Quello che mi stava succedendo non era normale, non aveva nessuna spiegazione plausibile.Col cuore a mille, mi voltai con l'intenzione di fuggire da quel luogo. Ma mi bloccai subito, inorridita.Al posto delle sbarre, una miriade di serpenti viscidi e sibilanti mi stavano fissando coi loro occhietti malvagi.Sconvolta da quell'infernale visione, con la gola serrata e incapace di produrre alcun suono, iniziai a indietreggiare a piccoli passi. Dopo non so quanto tempo, andai a sbattere contro qualcosa di duro, massiccio. Pensando di essere arrivata al perimetro della casa mi voltai.-Ben arrivata, carissima-Pietro De Vito, quello del sogno, mi sorrise fissandomi con occhi gialli e abbaglianti. Poi, tutto, divenne tenebra.Danio e Laura