ricomincio da qui

Le poesie che mi hanno fatto innamorare del Natale.


La Notte Santa”, poesia di Guido GozzanoPosted by Oubliette Magazine in LETTERATURAPiemontePoesieREGIONI | 0 comments
dic 24, 2014“La Notte Santa”  
Notte di Natale- Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.Presso quell’osteria potremo riposare,ché troppo stanco sono e troppo stanca sei. Il campanile scoccalentamente le sei. - Avete un po’ di posto, o voi del Caval Grigio?Un po’ di posto per me e per Giuseppe?- Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe. Il campanile scoccalentamente le sette. 
Notte Santa di Natale- Oste del Moro, avete un rifugio per noi?Mia moglie più non regge ed io son così rotto!- Tutto l’albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:Tentate al Cervo Bianco, quell’osteria più sotto. Il campanile scoccalentamente le otto. - O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almenoavete per dormire? Non ci mandate altrove!- S’attende la cometa. Tutto l’albergo ho pienod’astronomi e di dotti, qui giunti d’ogni dove. Il campanile scoccalentamente le nove. - Ostessa dei Tre Merli, pietà d’una sorella!Pensate in quale stato e quanta strada feci!- Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella.Son negromanti, magi persiani, egizi, greci… 
La Notte SantaIl campanile scoccalentamente le dieci. - Oste di Cesarea… – Un vecchio falegname?Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?L’albergo è tutto pieno di cavalieri e damenon amo la miscela dell’alta e bassa gente. Il campanile scoccale undici lentamente. La neve! – ecco una stalla! – Avrà posto per due?- Che freddo! – Siamo a sosta – Ma quanta neve, quanta!Un po’ ci scalderanno quell’asino e quel bue…Maria già trascolora, divinamente affranta… 
La Notte SantaIl campanile scoccaLa Mezzanotte Santa.GIOVANNI PASCOLI - Le ciaramelle Udii tra il sonno le ciaramelle,ho udito un suono di ninne nanne.Ci sono in cielo tutte le stelle,ci sono i lumi nelle capanne.Sono venute dai monti oscurile ciaramelle senza dir niente;hanno destata ne' suoi tuguritutta la buona povera gente.Ognuno è sorto dal suo giaciglio;accende il lume sotto la trave;sanno quei lumi d'ombra e sbadiglio,di cauti passi, di voce grave.Le pie lucerne brillano intorno,là nella casa, qua su la siepe:sembra la terra, prima di giorno,un piccoletto grande presepe.Nel cielo azzurro tutte le stellepaion restare come in attesa;ed ecco alzare le ciaramelleil loro dolce suono di chiesa;suono di chiesa, suono di chiostro,suono di casa, suono di culla,suono di mamma, suono del nostrodolce e passato pianger di nulla.O ciaramelle degli anni primi,d'avanti il giorno, d'avanti il vero,or che le stelle son là sublimi,conscie del nostro breve mistero;che non ancora si pensa al pane,che non ancora s'accende il fuoco;prima del grido delle campanefateci dunque piangere un poco.Non più di nulla, sì di qualcosa,di tante cose! Ma il cuor lo vuole,quel pianto grande che poi riposa,quel gran dolore che poi non duole;sopra le nuove pene sue verevuol quei singulti senza ragione:sul suo martòro, sul suo piacere,vuol quelle antiche lagrime buone!