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L'amore in un libro: Parte prima.


Era fine febbraio, e i primi fiori avevano già ricoperto gran parte dei prati. Come sempre, i primi ad annunciare la fine dell’inverno erano i narcisi, li ho sempre amati. Nonostante il freddo, spuntavano in gran quantità tanto da fuoriuscire persino dai bordi delle strade. Ed era tanta la gente di città che, trovandosi di passaggio, si fermava a raccoglierli. Ho sempre adorato osservare la metamorfosi che avviene in questo periodo dell'anno, mi rilassa e infonde pace. Ricordo che passavo ore dietro ai vetri della mia camera, con la punta del naso infreddolita, e lo sguardo affascinato che si perdeva tra le verdeggianti colline che spiccavano maestose nel cielo azzurro. Ero felice perché presto, quando le giornate si sarebbero allungate, avrei potuto di nuovo saltellare nei prati a rincorrere farfalle e grilli, amavo l'esplodere maestoso della natura. L’assordante trillo della campanella, posta in alto sopra la porta, mi riportò bruscamente alla triste realtà. Colline e narcisi scomparvero di colpo, sostituiti dal vetro crepato e sporco della finestra del collegio. Al di la di essa, solo mura scrostate e il fumo della vicina fabbrica di gomma che, nelle giornate ventose, invadeva l'intero edificio accompagnato da una puzza nauseabonda e acre. Controvoglia, sollevai le coperte e scesi dal letto ansiosa di correre in bagno, una vera e propria impresa se arrivavi in ritardo. Con l'asciugamano ben stretto tra le mani, lo raggiunsi in tutta fretta e spalancai la porta quasi con impeto. Sorrisi, ancora una volta ero stata tra le prime e il piccolo locale, piastrellato dal pavimento sino al soffitto, era semi deserto. Mettendomi davanti a uno specchio, osservai le efelidi che costellavano da sempre il mio viso minuto, quindi iniziai le mie abluzioni mattutine. Ma, oggi, si trattava di un giorno diverso, un giorno bellissimo e agognato da tempo. L'indomani infatti, avrei compiuto il mio diciottesimo anno d'età, e le porte del collegio si sarebbero finalmente spalancate. -E così domani te ne vai, mi dispiace, mi mancherai tanto-Trasalendo alzai la testa e, attraverso lo specchio, potei osservare il volto triste e bellissimo di Chiara, la mia migliore amica. Le stupende iridi azzurre faticavano a trattenere le lacrime, mentre il labbro inferiore tremava leggermente. Cercando di non mostrare la mia emozione, mi voltai e l'avvolsi in un caloroso abbraccio.-Dai che è già difficile per me, non fare così. E poi a te manca solo un anno, siamo nate nello stesso giorno, ricordi?-Lei tentò un timido sorriso, quindi affondò il viso nella mia spalla e iniziò a singhiozzare. La lasciai fare per qualche istante, ma il bagno andava riempiendosi rapidamente, e le ragazzine più giovani ci indicavano con sorrisetti maliziosi, la scostai.-Dai, andiamo a fare colazione, oggi offro io- dissi cercando di farla ridere. In refettorio Chiara si riprese un poco, e io tirai un sospiro di sollievo.-E Paolo, come farai con lui?- mi chiese con voce ancora rotta.Già, Paolo. Lo conobbi appena ebbi compiuto i quindici anni e, da allora, è stato un vero incubo per me. Certo, ero in un'età in cui iniziavo a guardare i ragazzi, ma ancora non pensavo seriamente all'amore e a una relazione. Al contrario, lui sembrava veramente innamorato di me, e non perdeva occasione per farlo sapere a tutti, anche a costo di rendersi ridicolo. Sorrisi ripensando a quella volta che, dalla piazza del paese, mi rincorse sino al collegio solo per darmi un bacio, e lo ricordai anche a Chiara, che rise di gusto.-Me la rammento bene la scena. Tu che correvi nel corridoio e lui dietro, e le suore urlanti alle sue calcagna, Dio quanto ho riso quella volta!- disse finalmente rasserenata.-Io non mi muovo da qui se Virginia non mi da un bacio, strillava...- proseguii io.-E le suore che lo rimproveravano perché era un maschio, non poteva entrare in un collegio femminile!-terminò Chiara. In seguito, venni a sapere che si era messo con una ragazza del paese, meglio così, pensai all'inizio. Però mi mancarono ben presto le sue attenzioni, e solo in quei momenti capivo quanto fosse stato importante per me.-Va bene, dai. Godiamoci questa giornata e lasciamo da parte i ricordi- dissi alzandomi.Chiara annuì e fece altrettanto, sembrava rincuorata anche se sapevo che non era così.-Ascolta, Chiara...- le sussurrai prima di uscire dal refettorio.-Un anno può sembrare lungo, ma passerà in fretta. Quando uscirai, io sarò qua ad aspettarti, è una promessa-Lei mi guardò e gli occhi le si riempirono ancora di lacrime, ma questa volta tenne duro.-Ma ti trasferisci al nord, tu me l'hai detto- rispose imbronciata.-Ed è così. Conosci mio padre, sai quanto è geloso e di vecchio stampo. Mi manda dagli zii e mi ha iscritto all'università, pensa in questo modo che io possa restare lontana dalle tentazioni- ridemmo entrambe.-Ma quando uscirai io ci sarò, contaci-Chiara mi abbracciò e mi strinse forte.-Lo so'-Danio e Laura