ricomincio da qui

L'amore in un libro: parte decima.


Fu l'acqua che si era ormai raffreddata a svegliarmi. Non mi era mai capitato di addormentarmi durante il bagno, probabilmente tutte quelle emozioni mi avevano sfinito. Percorsa da violenti brividi, uscii dalla vasca e indossai l'accappatoio di Peter, che mi stava decisamente largo, quindi corsi in camera mia e chiusi la porta a chiave. Non avevo la benché minima voglia di vestirmi, tanto meno di vedere ne lui ne sua madre. Mi gettai sul letto e afferrai il libro dal comodino. Forse, un po' di buona lettura avrebbe contribuito a rilassarmi. [-Tuo marito è una brava persona, Sofia, e forse avrei fatto la stessa cosa-Agata si voltò di scatto. La guardia carceraria era li, di fronte a loro.-Ciao, Marco. Lo so, ma i giudici hanno deciso diversamente, purtroppo- rispose la donna con un sorriso mesto, per poi rivolgersi ad Agata.-Lui è Marco, e lavora nel braccio in cui è rinchiuso Vito, e lei è Agata- disse passando lo sguardo da uno all'altra.-Ci conosciamo già, abbiamo fatto amicizia alla fermata- disse Marco, sembrava divertito.-Allora, non mi hai ancora detto come si chiama il tuo amico rinchiuso-Agata si sentì improvvisamente in imbarazzo, mentre sul volto di Sofia apparve un'espressione sorpresa e perplessa.-Non c'è nessun amico, ti ho mentito-Calò un lungo istante di silenzio dopo quelle parole, che venne interrotto dallo stesso Marco.-Sei appena uscita, vero?-Quella frase cominciava ad innervosire Agata, tuttavia non rispose.-Sai, l'avevo sospettato sin da subito. Non sono quasi mai entrato nella sezione femminile, salvo un paio di volte e sempre negli uffici, non conosco le detenute- proseguì l'uomo come nulla fosse.-E non devi sentirti in colpa per aver mentito, è una cosa comprensibile-Invece di trovar conforto da quelle parole, Agata sentì montare una rabbia troppo a lungo repressa. Ma che ne sapevano loro? Sofia con le sue maniere gentili, ed ora quel Marco che si stava comportando come si conoscessero da sempre. Quando aprì la bocca per ribattere tuttavia, riuscì a mantenere un tono calmo e tranquillo.-Specialmente dopo aver scontato tre anni per un reato mai commesso- disse semplicemente.-Dicono tutti così- rispose Marco, per poi pentirsi quasi subito-Scusa, non volevo-Agata scrutò dal finestrino dell'autobus. Le prime abitazioni erano ormai a poca distanza, e l'aria, la dentro, stava diventando sin troppo pesante.-Scusate, devo scendere, buona giornata- disse alzandosi, quindi prenotò la fermata.I due si scambiarono un'occhiata, sembravano delusi.-Anche a te, buona fortuna- disse Sofia, mentre Marco si limitò a un cenno del capo.Sola, sul marciapiede, Agata guardò l'autobus allontanarsi velocemente. Più che con loro, era infuriata con se stessa. In fin dei conti avevano solo cercato di essere gentili, mentre lei li aveva liquidati in modo sbrigativo e maleducato. Sopratutto Sofia, una donna che stava vivendo il dramma del marito dopo aver subito per anni le angherie di quel porco del padre. Marco non svolgeva certo un lavoro facile, e dietro quel atteggiamento apparentemente cinico, si celava una brava persona, ne era certa. Inoltre era molto carino, su questo non ci pioveva. Quando l'aveva fissata con quegli occhi nocciola poi, si era sentita percorrere da una piacevole sensazione, ed erano tre anni che non rabbrividiva sotto le carezze di un uomo] Chiusi il libro nel momento stesso che qualcuno bussò alla porta.-Chi è?- esclamai a voce alta.-Sono Peter, puoi aprire per favore?-Non ne avevo nessuna intenzione, specialmente dopo quello che era successo poco prima. Ma ero pur sempre ospite in casa sua quindi, pur di malavoglia, mi alzai e andai ad aprire. Mi ritrovai dinanzi un Peter dall'espressione corrucciata, per non dire arrabbiata.-Ti aspettavamo per la colazione, e mamma era preoccupata per te, non ti senti bene?- disse asciutto.-Ho fatto un bagno e non ho fame, comunque scusami con tua madre- ribattei altrettanto freddamente.-Potevi almeno avvisare, non credi?-Si, era decisamente arrabbiato, e non aveva tutti i torti in fondo.-Ho già chiesto scusa, non ti pare? Ed ora, se non ti spiace, vorrei vestirmi-Lui annuì e si voltò per andarsene ma, non appena accennai a chiudere la porta, tornò indietro e la bloccò con una mano.-Non devi andare all'università? Se vuoi, possiamo fare la strada insieme- disse in un tono molto più pacato.-Inizio la prossima settimana, mi sembrava di avertelo detto. Vorrei approfittare di questi giorni per trovare un lavoro, e ho già perso sin troppo tempo-“E un'altra sistemazione” avrei voluto aggiungere, ma qualcosa mi disse che sarebbe stato meglio non esagerare.-Come vuoi..- sembrava deluso -...ci vediamo stasera-Finalmente se ne andò, lasciandomi sola a rimuginare su quel rapporto iniziato non proprio nel migliore dei modi. Quasi a voler liberarmi da quei pensieri, scossi la testa e sfilai l'accappatoio. Danio e Laura